Il nuovo capitolo della saga di Jurassic World, intitolato “La Rinascita“, segna un importante punto di svolta per la serie, portando con sé una miscela di elementi familiari e nuove sfide. Ambientato dopo gli eventi di “Dominion“, il film si propone di rinnovare la narrazione, presentando nuovi protagonisti e una trama che, pur mantenendo un legame con il passato, si sposta verso un futuro incerto. La pellicola, diretta da Gareth Edwards, si presenta come un’opera che cerca di esplorare le conseguenze delle azioni umane e il loro impatto sull’ecosistema, ma riesce a farlo solo in parte, lasciando spazio a critiche e riflessioni.
Un ritorno alle origini
La trama di “Jurassic World: La Rinascita” si sviluppa su un’isola dimenticata, dove nuove minacce si intrecciano con problemi già noti. I personaggi, simili a quelli del primo “Jurassic Park“, si trovano a fronteggiare un’ambientazione che ricorda i safari giurassici, ma con una nuova consapevolezza. La storia si concentra su un magnate che finanzia una missione impossibile per recuperare materiale genetico da un’isola dove in passato sono stati condotti esperimenti illegali sui dinosauri. Il team di protagonisti è composto da veterani di guerra, scienziati e civili, tutti uniti da un obiettivo comune, ma la loro evoluzione risulta limitata e poco originale.
Il film sembra voler accontentare sia i fan storici della saga, che hanno vissuto l’epoca d’oro di Spielberg, sia i nuovi spettatori attratti dalla recente trilogia. Tuttavia, la trama si muove su binari prevedibili, senza mai osare in direzioni inaspettate. La sensazione è quella di una narrazione che si affida a cliché, piuttosto che a un vero sviluppo innovativo.
La teoria del caos e la mancanza di originalità
Ian Malcolm, uno dei personaggi iconici della saga, aveva sostenuto la teoria del caos, suggerendo che le azioni umane possano portare a risultati imprevedibili. Tuttavia, “La Rinascita” sembra contraddire questa idea, presentando una trama che non sorprende e che fatica a trovare un’identità propria. I personaggi, pur essendo interpretati da attori di grande talento come Scarlett Johansson e Mahershala Ali, risultano piatti e privi di profondità, limitandosi a recitare dialoghi superficiali.
La sceneggiatura, firmata da David Koepp, non riesce a sviluppare appieno i temi esistenziali che la pellicola cerca di affrontare. Sebbene ci siano spunti interessanti riguardo all’indole distruttiva dell’umanità e all’inevitabilità dell’estinzione, il film si perde in una narrazione che privilegia l’azione a scapito di una riflessione più profonda. La mancanza di dialoghi incisivi e la superficialità dei personaggi contribuiscono a creare un’opera che, pur avendo potenziale, non riesce a esprimere il suo messaggio in modo efficace.
Dinosauri e visione registica
Gareth Edwards, noto per il suo lavoro su “Godzilla” e “Rogue One“, porta la sua visione a “Jurassic World: La Rinascita“, creando un’atmosfera di survival che si alterna a momenti di azione intensa. La regia si distingue per la capacità di costruire tensione, con dinosauri che emergono minacciosamente dallo sfondo. Tuttavia, la struttura narrativa del film ricorda quella di un videogioco, con missioni ripetitive e boss da affrontare, che possono risultare monotone.
La rappresentazione dei dinosauri è uno degli aspetti più controversi del film. Sebbene gli effetti speciali siano di alta qualità, con un mix di CGI e animatronic, alcuni dei nuovi ibridi, come il Distortus Rex, sembrano allontanarsi dalla rappresentazione canonica dei dinosauri, risultando più simili a mostri aberranti che a creature preistoriche. Questa scelta di design solleva interrogativi sulla direzione futura della saga, suggerendo che la deriva fantascientifica potrebbe prendere il sopravvento nei prossimi capitoli.
Un’opera mastodontica ma imperfetta
Visivamente, “Jurassic World: La Rinascita” si presenta come un’opera mastodontica, con un impegno produttivo notevole. Le creature preistoriche sono rese con grande attenzione ai dettagli, e le interazioni tra dinosauri e umani sono ben realizzate. Tuttavia, nonostante la spettacolarità, il film non riesce a mantenere un equilibrio tra azione e sostanza, lasciando il pubblico con una sensazione di insoddisfazione.
La regia di Edwards, pur avendo momenti di grande impatto, non riesce a salvare una sceneggiatura che si perde in citazioni e richiami al passato, senza mai osare in nuove direzioni. La pellicola si presenta quindi come un tributo al capolavoro di Spielberg, ma rischia di diventare un’eco di un’epoca passata, piuttosto che un passo avanti nella narrazione della saga.
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