Eco Del Cinema

Scandar Copti: il regista palestinese che racconta l’oppressione attraverso il cinema

CONDIVIDI COI TUOI AMICI!

Il regista palestinese Scandar Copti offre una visione profonda e lucida della sua professione e del contesto socio-politico in cui vive. Con il suo film “Happy Holidays“, premiato al Festival di Venezia, Copti affronta temi complessi legati all’identità, all’oppressione e alla lotta per la libertà. Il film, che sarà nelle sale dal 3 luglio, è stato presentato in anteprima al Nuovo Sacher Arena il 27 giugno, in un evento che ha visto la partecipazione di Nanni Moretti. Il ricavato della proiezione è stato devoluto a Emergency, un gesto che sottolinea l’impegno sociale del regista.

La trama di Happy Holidays

Happy Holidays” si sviluppa attorno alle vite di quattro personaggi le cui storie si intrecciano, rivelando le complessità dei rapporti tra culture e generazioni. Rami, un giovane palestinese di Haifa, si trova a dover affrontare una crisi personale quando la sua ragazza ebrea decide di interrompere una gravidanza programmata. Rami cerca di convincerla a riconsiderare la sua scelta, mentre la sorella di lei, Miri, si confronta con la depressione della figlia. Nel frattempo, Hanan, la madre di Rami, si trova a dover gestire una crisi finanziaria e le complicazioni legate a un risarcimento per un incidente che ha coinvolto la figlia Fifi. Quest’ultima vive con il peso di un segreto che minaccia la reputazione della sua famiglia e la sua relazione con il dottor Walid.

Liberarsi dalle oppressioni

L’ispirazione per “Happy Holidays” nasce da una frase ascoltata da Scandar Copti durante la sua infanzia: “Non permettere mai a una donna di dirti cosa fare”. Questo concetto si riflette nel film, che presenta quattro donne protagoniste, ognuna delle quali affronta atti di potere e oppressione. Copti sottolinea che il film collega diverse forme di oppressione, evidenziando come la liberazione non possa avvenire solo da una singola fonte di oppressione, ma debba includere un approccio globale. “Noi palestinesi non possiamo liberarci solo dal sionismo o dall’occupazione. Dobbiamo liberarci da tutte le forze che ci opprimono”, afferma il regista. La liberazione, secondo Copti, è un processo bidirezionale che richiede di affrontare anche le oppressioni autoimposte.

L’onore e il suo significato

Un tema centrale di “Happy Holidays” è l’onore, rappresentato attraverso la figura di Miri e la sua relazione con il dottor Walid. Il passato di Miri, considerato vergognoso, diventa un ostacolo per il loro amore. Copti riflette su come l’onore sia una limitazione imposta dalla società e dalla religione. “Lottiamo per i nostri valori, ma sono soggettivi e spesso ereditati”, spiega. L’onore, per Copti, è legato all’ego umano, che ci porta a proteggere valori che possono essere dannosi. Questa riflessione invita a considerare come le pressioni sociali influenzino le nostre scelte e relazioni.

La moralità e il futuro

Una delle scene più toccanti del film si svolge in una scuola dell’infanzia, dove i bambini scrivono lettere ai soldati israeliani. Questa sequenza provoca una profonda riflessione sul futuro e sulla realtà in cui vivono. Copti racconta come ha lavorato con attori non professionisti, catturando momenti di vita reale. La sua osservazione sulla storia della schiavitù e sull’indottrinamento mette in luce come le convinzioni possano giustificare azioni violente. “Quando sei convinto delle tue azioni, è facile ignorare il dolore che infliggi agli altri”, afferma il regista, evidenziando la necessità di educare le persone contro razzismo e superiorità.

Il ruolo del cinema nel cambiamento sociale

Scandar Copti, pur vivendo ad Abu Dhabi, mantiene un forte legame con la sua famiglia in Palestina. La situazione attuale, segnata da conflitti e oppressioni, influisce profondamente sul suo lavoro. “Faccio film per il cambiamento sociale, non per l’estetica”, dichiara. La sua intenzione è quella di stimolare una riflessione critica nel pubblico, evitando di schierarsi contro qualcuno. “Tutti soffrono”, afferma, sottolineando come le persone siano intrappolate in una realtà costruita per loro. La sua metodologia di lavoro, priva di dialoghi predefiniti, permette agli attori di interpretare i loro ruoli in modo autentico, riflettendo le complessità delle loro esperienze.

Immaginare un futuro migliore

Nonostante le difficoltà, Copti mantiene una certa speranza per il futuro. “A volte penso che la rabbia possa portare a qualcosa di positivo”, afferma. La sua visione si estende anche agli israeliani che si oppongono al sionismo, sottolineando che il cambiamento può avvenire attraverso la consapevolezza e l’impegno. “Le persone che pagano un prezzo per ciò in cui credono sono quelle che possono portare a un cambiamento reale”, conclude. La sua riflessione finale invita a considerare come la storia possa insegnarci a costruire un futuro migliore, nonostante le sfide attuali.

CONDIVIDI COI TUOI AMICI!

Articoli correlati

Giulia Barone

Giulia Barone

Sono Giulia Barone, un'appassionata di cinema che ama esplorare il mondo del grande schermo. Condivido recensioni, curiosità e riflessioni sui film che mi hanno emozionata, dai classici intramontabili alle ultime novità. Seguo con grande interesse i programmi tv e il gossip.

Condividi