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Matteo Garrone al Riviera International Film Festival: un viaggio tra cinema e realtà

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Matteo Garrone, regista di fama internazionale, ha recentemente partecipato a una masterclass al Riviera International Film Festival, dove ha condiviso la sua esperienza e il suo percorso artistico. Durante l’incontro, ha parlato del suo ultimo film, “Io Capitano“, e ha affrontato temi cruciali come la crisi delle sale cinematografiche e l’importanza della narrazione visiva. La sua carriera, iniziata nel 1996, è caratterizzata da una continua esplorazione di generi e stili, rendendolo una figura di riferimento nel panorama cinematografico contemporaneo.

Dalla pittura al cinema: il percorso di Matteo Garrone

Matteo Garrone ha intrapreso la sua carriera artistica in modo poco convenzionale. Prima di diventare regista, si dedicava alla pittura e, in gioventù, al tennis. “Ho iniziato a fare cinema un po’ per gioco”, ha dichiarato Garrone, evidenziando come la sua formazione non fosse tradizionale. Cresciuto in una famiglia con forti legami artistici, con un padre critico teatrale e una madre fotografa, ha trovato nel loro supporto la motivazione per intraprendere il suo cammino.

Il regista ha raccontato di come il suo primo cortometraggio, “Silhouette“, sia nato da un’idea di autoproduzione. “Autoprodurmi mi ha permesso di non sentire la pressione di qualcuno che investe su di me”, ha spiegato. Questo approccio gli ha consentito di esplorare liberamente le storie che desiderava raccontare, senza vincoli esterni. Garrone ha sempre cercato di sorprendere il pubblico, saltando da un genere all’altro e cercando di portare una visione unica in ogni progetto. La sua capacità di immergersi in mondi diversi e di interrogare la realtà attraverso il cinema è ciò che lo distingue come artista.

Il significato di “Io Capitano” e il suo impatto sociale

Io Capitano” è un film che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la candidatura ai Golden Globe e il Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola affronta il tema dell’emigrazione africana verso l’Europa, raccontando la storia di due cugini senegalesi in cerca di una vita migliore. Garrone ha sottolineato l’importanza di narrare storie reali, affermando che dietro ogni fotogramma c’è un vissuto autentico.

Il regista ha fuso due storie vere per dare vita al film, una delle quali riguarda Amara Fofana, un giovane che ha salvato 250 persone durante un viaggio pericoloso. “Ho voluto rappresentare la realtà di un viaggio che spesso porta alla morte”, ha affermato Garrone, riflettendo sul finale del film, che, pur essendo amaro, offre una visione della speranza e della resilienza.

Garrone ha anche parlato dell’importanza di portare il film in Senegal, dove il pubblico può comprendere meglio le esperienze dei migranti. La sua intenzione è quella di offrire una prospettiva diversa su una questione complessa e attuale, contribuendo a una maggiore consapevolezza sociale.

L’appropriazione culturale e le sfide del cinema contemporaneo

Nonostante il successo di “Io Capitano“, Garrone ha affrontato difficoltà nel far accettare il suo film nei festival cinematografici internazionali. “È stato rifiutato da tutti i festival più importanti, ad eccezione di Venezia“, ha rivelato. Questo rifiuto è stato attribuito al tema dell’appropriazione culturale, con l’idea che solo un regista africano possa raccontare storie africane. Garrone ha contestato questa visione, sostenendo che l’arte dovrebbe essere un mezzo per esplorare e comprendere esperienze diverse, indipendentemente dall’origine del regista.

Il regista ha condiviso il lungo processo che ha portato alla realizzazione di “Io Capitano“, sottolineando come la sua coscienza di borghese privilegiato lo avesse inizialmente frenato. Tuttavia, dopo anni di riflessione, ha sentito che il film avesse bisogno di essere realizzato, nonostante le sue preoccupazioni. “Tra 50 anni, nessuno si chiederà se il regista era bianco o nero, ma si ricorderà il film come documento di una pagina buia della nostra storia contemporanea”, ha affermato Garrone, evidenziando l’importanza di raccontare storie significative.

La crisi delle sale cinematografiche e il futuro del cinema

Garrone ha espresso preoccupazione per la situazione attuale dell’industria cinematografica, caratterizzata da produzioni ferme e incassi in calo. Durante i David di Donatello, molti hanno mostrato di non voler affrontare la realtà di un settore in difficoltà. “Il cinema dovrebbe essere insegnato nelle scuole”, ha affermato, sottolineando l’importanza di educare le nuove generazioni all’arte cinematografica.

Il regista ha anche criticato la tendenza a ridurre le dimensioni delle sale cinematografiche, sostenendo che questo approccio non invoglia il pubblico a tornare. “Dobbiamo ritrovare la ritualità del cinema, dove lo schermo è grande e l’esperienza è unica”, ha dichiarato. Garrone ha proposto un modello simile a quello degli alberghi, con sale di diverse categorie, per garantire un’esperienza di visione di qualità.

Infine, ha parlato delle arene estive, suggerendo che dovrebbero essere valorizzate come spazi di socializzazione e cultura. “Il valore di un film non può essere misurato solo in base agli incassi”, ha concluso, evidenziando la necessità di un cambiamento nella percezione del cinema e del suo ruolo nella società.

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Giulia Barone

Giulia Barone

Sono Giulia Barone, un'appassionata di cinema che ama esplorare il mondo del grande schermo. Condivido recensioni, curiosità e riflessioni sui film che mi hanno emozionata, dai classici intramontabili alle ultime novità. Seguo con grande interesse i programmi tv e il gossip.

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