Francesco Di Leva, noto attore napoletano, ha recentemente condiviso il suo pensiero sull’importanza dell’arte e del teatro come mezzi per migliorare se stessi e portare un messaggio di speranza nei luoghi più isolati d’Italia. Con il suo impegno artistico, Di Leva non solo intrattiene, ma cerca anche di ispirare le nuove generazioni, dimostrando che la perseveranza può portare a risultati significativi. Il suo nuovo film, “Nottefonda”, in uscita l’8 maggio, rappresenta un ulteriore passo nella sua carriera e un’opportunità per affrontare temi profondi e personali.
L’importanza del teatro nei luoghi dimenticati
Francesco Di Leva ha affermato che il suo obiettivo principale è portare l’arte nei paesini più sperduti d’Italia, dove spesso la cultura è trascurata. Attraverso spettacoli teatrali come “Premiata pasticceria Bellavista”, l’attore cerca di raggiungere i giovani e far loro capire che, nonostante le difficoltà, è possibile realizzare i propri sogni. La sua missione va oltre il semplice intrattenimento; si tratta di una vera e propria “salvezza dell’anima”, un modo per incoraggiare i ragazzi a credere in se stessi e nelle proprie capacità.
Di Leva sottolinea che, mentre i medici si occupano della salute fisica, gli artisti hanno il compito di prendersi cura della sfera emotiva e spirituale delle persone. La sua esperienza personale lo ha portato a comprendere l’importanza di affrontare il dolore e di utilizzare l’arte come mezzo di espressione e guarigione. Attraverso il teatro, egli spera di offrire ai giovani una via per esplorare le proprie emozioni e trovare conforto in un mondo spesso difficile da comprendere.
Il nuovo film “Nottefonda” e il personaggio di Ciro
Il film “Nottefonda”, diretto da Giuseppe Miale Di Mauro e liberamente tratto dal romanzo “La Strada degli Americani”, segna un’importante tappa nella carriera di Di Leva. Nel film, l’attore interpreta Ciro, un uomo che vive un’esistenza ai margini della realtà, affrontando il dolore per la perdita della moglie. La narrazione si sviluppa in una Napoli che riflette atmosfere nordeuropee, creando un contrasto tra il paesaggio e le emozioni del protagonista.
Di Leva ha rivelato che interpretare Ciro gli ha permesso di confrontarsi con il proprio dolore e di riflettere sull’importanza di prendersi del tempo per elaborare le esperienze negative. Attraverso questo personaggio, ha imparato a dare valore alle cose essenziali della vita, un messaggio che spera di trasmettere anche al pubblico. La sua performance è un invito a non temere le emozioni, ma a viverle pienamente, anche quando sono dolorose.
Un padre e un mentore nel mondo del cinema
Francesco Di Leva non è solo un attore di successo, ma anche un padre che desidera trasmettere ai propri figli l’importanza di affrontare le sfide con coraggio. Suo figlio Mario, nato nel 2010, condivide con lui il set e Di Leva esprime il desiderio che il ragazzo possa affrontare ruoli complessi e imparare dai propri errori. L’attore incoraggia il figlio a non avere paura di mettersi in gioco, sottolineando che è proprio nei momenti di difficoltà che si cresce e si diventa più forti.
Essere un attore, secondo Di Leva, significa interrogarsi continuamente sulla vita e sulle esperienze umane, per poterle trasmettere al pubblico in modo autentico. La sua carriera è caratterizzata da un approccio audace, in cui non teme di “buttarsi da un aereo senza paracadute”. Questa metafora rappresenta la sua volontà di affrontare ogni progetto con passione e determinazione, continuando a cercare nuove sfide e opportunità di crescita.
L’impegno sociale e la lotta contro la violenza di genere
Oltre alla sua carriera cinematografica, Francesco Di Leva è attivamente coinvolto in iniziative sociali. Nel 2010 ha co-fondato il Nest, Napoli Est Teatro, un luogo di aggregazione per i giovani delle periferie. Questo spazio rappresenta un’alternativa per coloro che non hanno ancora trovato il proprio posto nel mondo, offrendo opportunità di crescita e sviluppo personale.
In attesa dell’uscita di “Nottefonda”, Di Leva è anche tra i candidati ai premi David di Donatello come Miglior attore non protagonista per il film “Familia”, che affronta il delicato tema della violenza di genere e il trauma che essa provoca nei figli. L’attore ritiene fondamentale continuare a discutere di questi argomenti, soprattutto con le nuove generazioni, per sensibilizzarle e stimolare un dibattito costruttivo.
Durante un incontro in una scuola di Ponticelli, un ragazzo ha espresso la convinzione che le botte tra amici siano un segno di affetto, mentre una ragazza ha prontamente risposto che un amico che picchia non può volere bene. Questi scambi evidenziano la necessità di affrontare il tema della violenza in modo diretto e aperto, e Di Leva è convinto che il cinema possa svolgere un ruolo cruciale in questo processo educativo.
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