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Ritratto della giovane in fiamme: Sciamma e Golino presentano il film

Oggi la regista francese Céline Sciamma e Valeria Golino hanno presieduto la conferenza stampa in occasione della proiezione di “Ritratto della giovane in fiamme” a Roma.

Ritratto della giovane in fiamme: un film basato sull’uguaglianza

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Ritratto della giovane in fiamme: Sciamma e Golino presentano il film

La moderatrice dell’incontro ha esordito ricordando i premi vinti dall’opera, tra i quali figura la Miglior Sceneggiatura al Festival di Cannes 2019, e chiedendo a Sciamma la sua impressione sui riconoscimenti ottenuti. La regista ha risposto che per lei i premi rappresentano non tanto l’onore, ma la gratitudine, che nel caso di questo film è legata anche al tempo. Secondo Sciamma, infatti, “Ritratto della giovane in fiamme” è andato a colmare un vuoto che il grande pubblico attendeva da molto, essendo capace di dare finalmente sollievo a queste persone e, allo stesso tempo, di aprire nuovi orizzonti a un’audience più giovane, che magari non sapeva di star aspettando qualcosa.

Alla richiesta di esprimersi più nel dettaglio riguardo a questi nuovi orizzonti, la regista ha affermato che i giovani potranno scoprire tante cose, come un immaginario femminile e femminista. Inoltre la pellicola pone questioni sul lato cinematografico, cercando di creare un racconto attraverso il ritmo e attraverso le dinamiche che si creano di volta in volta tra i personaggi.

La storia infatti è stata scritta per uscire dalle convenzioni riguardanti i rapporti tra le persone e, in linea con questa filosofia, l’amore tra le due protagoniste non è basato sul dominio, ma sulla parità totale. Questa decisione, presa sin dalle fasi embrionali, va contro quegli insegnamenti canonici secondo i quali una buona scena contiene un conflitto, una trattativa in cui prevale qualcuno. La cineasta voleva uscire da queste costrizioni e sorprendere gli spettatori con dei rapporti che non fossero basati sulle differenze di classe, sociali, o di potere, come nel caso di un pittore e una sua modella.

A questo proposito è intervenuta Golino, che nel film veste i panni della fredda Contessa, affermando di aver sperimentato sulla sua stessa pelle la teoria che Sciamma sta portando avanti. Durante il loro primo incontro, infatti, Golino (che aveva già letto la sceneggiatura) aveva chiesto alla cineasta che cosa rappresentasse il suo ruolo di madre all’interno della trama. Secondo l’attrice sarebbe stato meglio sfruttare la sua presenza per creare pericolo e tensione, ma Sciamma le disse semplicemente di no, affermando di voler preservare la storia d’amore tra Marianne e Héloïse come qualcosa di positivo e armonico.

Una tale presa di posizione ha fatto riflettere Golino su quanto sia complicato raccontare la felicità rispetto alla facilità con cui si raccontano il dramma e la tragedia. L’approccio di Sciamma in questo senso appare antinarrativo, ma lei ne ha sperimentato e compreso la forza sul set.

Ritratto della giovane in fiamme: amore e solitudine

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Un giornalista ha chiesto quale sia la differenza tra il modo di un uomo di amare una donna e il modo di una donna di amare un’altra donna, a cui Sciamma ha risposto che in realtà il film non vuole essere uno studio, ma bensì una rappresentazione di un amore universale, accogliente, in cui possano riflettersi tutti. Durante la realizzazione dei suoi film, la regista non vuole trattare oggetti, ma soggetti attivi, e una storia come quella di “Ritratto della giovane in fiamme” avrebbe automaticamente reso un personaggio maschile un “cattivo”, un oggetto. Per questo motivo non ci sono uomini prominenti nel cast.

Per quel che riguarda opere ispiratrici, Sciamma ha confermato la presenza di “Lezioni di piano” di Jane Campion e di “La marchesa von…” di Éric Rohmer, rifiutando però il rapporto di ispirazione e parlando invece di un rapporto di amicizia esistente tra le varie pellicole. In particolare, la regista si sente vicina a Rohmer per la loro scelta condivisa di ricostruire il passato senza indugiare nella mondanità, evitando gli eccessi e l’esteriore. Questa scelta per lei è stata di cinema, ma anche di contenuto, in quanto voleva concentrarsi sulla storia di due ragazze e condividere la loro intimità, la loro solitudine. Per Sciamma il cinema è uno strumento unico per il modo in cui permette di condividere la solitudine altrui.

Alla domanda su come abbia approcciato questo ruolo di madre, Golino ha risposto che la cineasta l’ha fatta recitare con grande rigore e che per questo motivo ha dovuto abbandonare tutti i suoi orpelli, che di solito la aiutano nel suo lavoro. Il ruolo le ha messo molta malinconia, perché si tratta di una madre che ha vissuto all’interno di determinate convenzioni, ha perso una figlia e sente una “vibrazione pericolosa” nell’altra.

Sciamma ha detto di aver scelto Golino perché sente di condividere molte idee con lei e in questo film si trattava meno di scegliere un’attrice per un personaggio e più di rappresentare delle idee. Ha poi risposto a una domanda su come superare i pregiudizi odierni con un commento sull’educazione e sulle opportunità, affermando che la soluzione è fornire alle cineaste più fondi per realizzare le loro pellicole.

Una giornalista ha isolato le scene del falò e dell’aborto come molto potenti e Sciamma ha spiegato come per la scena del falò abbia commissionato una melodia che avesse qualcosa di ipnotico, aggiungendo che l’idea di girare un film senza musiche è stata una scelta volta a far sentire l’audience più vicina alle protagoniste, che all’epoca non avrebbero avuto facile accesso alla musica. Per quel che riguarda l’aborto, la regista ne ha viste pochissime scene al cinema e per questo voleva rappresentarlo sul grande schermo. Per fare questo ha dovuto inventare un immaginario nuovo, aggiungendo la figura del neonato sul letto.

Sciamma ha concluso la conferenza affermando che tutte le utopie si basano su qualcosa di concreto, di cui si ha esperienza, e che proprio per questo motivo lei è convinta che questo amore così utopico possa esistere anche nella realtà.

Gaia Sicolo

13/12/2019

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