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1994 – La serie: produzione, registi e cast incontrano la stampa

Il cast al gran completo, insieme a sceneggiatori, registi (due che si sono alternati nelle puntate, Giuseppe Gagliardi e Claudio Noce) e produttori sono arrivati davanti alla platea di giornalisti per la presentazione di “1994 – La serie”, atto conclusivo e sequel di “1992” e “1993”. L’idea del progetto è di Stefano Accorsi, interprete di Leonardo Notte e la produzione di Sky, una Pay Tv fortemente connessa al tessuto sociale ed umano di questo tempo.

1994 – La serie: un meccanismo di cesura determinante per i giochi di potere

1994 - La serie Accorsi

Stefano Accorsi

Stefano Accorsi ha esordito tenendo a sottolineare la gestione cinica del potere da parte di Leonardo Notte, mentre Miriam Leone è intervenuta per rimarcare il cambiamento del suo personaggio, Veronica Castello, di ruolo e di immagine, evidenziato anche dalla mutazione nei colori e nell’abbigliamento, una donna che da soubrette riesce a ottenere un posto in parlamento, cercando di ritrovare credibilità. Un personaggio che pur mantenendo viva e significativa la sua femminilità, tenta di lavorare in un mondo fortemente maschile che l’ha mortificata e la mortifica in ogni modo.

Si è poi creato un divertente sipario tra Stefano Accorsi e Guido Caprino, che interpreta Pietro Bosco, sui loro “aneddoti” delle elementari e sulla “presunta” paternità della serie, rivendicata scherzosamente anche da Caprino.

A prendere la parola subito dopo è stato Paolo Pierobon, che dà il volto a Berlusconi nella serie, sottolineando come il suo ruolo sia stato un viaggio bellissimo ed emozionante, mentre Giuseppe Gagliardi, uno dei due registi, ha evidenziato come questo lavoro sia stato un grandissimo divertimento fin dalla lettura del copione, messo in scena seguendo lo stile di Billy Wilder ed usando luci vintage anni ’70 anamorfiche.

Un mondo non ordinario che vive in un’altra dimensione

Secondo le parole della sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, con “1994 – La serie” giunge a compimento un percorso iniziato nel 2011, una straordinaria avventura emozionante. La Rampoldi ha spiegato la differenza, rispetto alle edizioni precedenti, della struttura narrativa, focalizzata su un singolo personaggio per ogni singolo episodio; non puntate corali, dunque, ma monografiche, prendendo i fatti storici nel dettaglio e zoomando sull’episodio, come nel confronto a Villa Certosa tra Berlusconi e Bossi o nel summit dell’Onu a Napoli, quando Berlusconi viene raggiunto dall’invito a comparire della Prucura di Milano, sottolineando come anche il fatto stesso di avere due registi abbia dato completezza all’opera.

Alessandro Fabbri, un secondo sceneggiatore, ha rilevato l’importanza di riportare la cultura pop nel linguaggio del racconto, rendendo anche la musica parte integrante dei personaggi.

Dopo di lui è intervenuto Lorenzo Mieli produttore, figlio dell’allora direttore del Corriere della Sera – interpretato da Luca Zingaretti – che pubblicò la notizia dell’inchiesta su Berlusconi.

Mieli ha raccontato la volontà di intrattenere partendo dalla storia italiana di quegli anni con una trilogia nata per entrare nella carne del paese. Una storia con un valore superiore, come nelle parole di Maccanico di Sky, la caduta del muro di Berlino nella politica italiana, con il conseguentemente ribaltamento dei rapporti di potere dello Stato, un momento storico che non è affatto banale. L’impresa ardita di mettere insieme realtà e finzione, che sono poi diventate la stessa cosa, unite nello stesso territorio, ha così portato al piacere di godere semplicemente della storia, focalizzando l’interesse sui personaggi, sia reali che di fantasia, rendendo così la serie una fucina di nuovi talenti.

Un lavoro monumentale, nato dalla conoscenza capillare della storia, necessaria per poterci ricamare sopra, un lavoro nato per raccontare degli uomini nuovi, persone entrate in politica senza averne mai fatto parte, come i leghisti, i berlusconiani e gli anchorman.

Chiaretta Migliani Cavina

24/09/2019

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