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Zero (2021) – Recensione serie tv Netflix

Zero: invisibile agli occhi degli altri

Zero

Il tema dell’invisibilità attraversa, a più livelli, la storia del protagonista, Zero. Si tratta di un ragazzo di origini senegalesi che in Senegal, però, non c’è mai stato. Infatti, Zero è nato in Italia e vive a Milano con suo padre e sua sorella Awa.

Zero sente di vivere in una società che non lo riconosce nella sua individualità, di non essere considerato come persona, ma solo in base al lavoro che fa per poter sopravvivere. Si tratta della drammatica sensazione di esistere, agli occhi degli altri, considerato solo in base ai pregiudizi che descrivono il “tipico” ragazzo di colore. Ma chi è Zero agli occhi degli altri? E chi è Zero quando, nello specchio, vede riflesso se stesso? Quanto costa per un adolescente senegal-milanese sentire di avere una propria identità che non sia preda di quei pregiudizi figli della cultura ignorante e che gli altri hanno o potrebbero avere ?

Siamo immersi, tutti, in un mare di pregiudizi, ogni giorno. Eppure c’è chi finisce per modellare se stesso sulla base di quei pregiudizi. È il deprimente epilogo di chi “sceglie” di essere proprio quello che gli altri si aspettano, o potrebbero credere, che sia. 

Ce la farà Zero ad affermarsi, viaggiando su un onda che lo porti lontano dal riduzionismo pregiudicante che intrappola, definisce e condanna?

Il sentimento di esistere, che abbraccia la globalità della vita di ognuno, si fonda sull’essere riconosciuti dall’altro. In particolare ci sono quelle persone significative che hanno il potere di dare senso e significato ad ogni gesto, emozione, esperienza che, dagli albori della vita, configurano la trama esistenziale.

Ma che succede se quello sguardo che riconosce e definisce viene a mancare?

Diverse sono le vie che si possono percorrere. Il personaggio in questione, Zero, da cui prende il nome la serie, sviluppa la sensazione di essere invisibile. Questo vissuto, particolarmente attivo nei contesti di socialità, diventa un superpotere che gli offrirà diverse opportunità.

Trasformare una difficoltà in una risorsa

Zero scena

Zero è un ragazzo molto sensibile, inibito e solo: non ha amici, non ha mai avuto una relazione amorosa ed è stato drammaticamente separato da sua madre quand’era molto piccolo.

Nella vita del protagonista alberga l’avvilente sentimento di “essere nessuno”, incompreso e… invisibile. Zero scopre di avere un superpotere: l’invisibilità. Il potere di scomparire è messo in moto da emozioni molto, troppo, forti che il giovane non riesce a gestire. Paura, gioia intensa o eros divengono soverchianti e fuori controllo producendo uno strabiliante effetto speciale: Zero può essere invisibile pur restando dove si trova e interagendo con le persone che gli sono accanto.

Se da un lato, scomparire ostacola la relazionalità, dall’altro è una dote speciale che può essere messa a servizio di una buona causa. L’invisibilità è, dunque, una buona metafora cinematografica che narri un alienante sentimento di esclusione e incomunicabilità che può trasformarsi in una preziosa risorsa.

Giulia Cirenei

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