Il film “Criature”, diretto da Cécile Allegra e interpretato da Marco D’Amore, affronta il tema della dispersione scolastica a Napoli, raccontando la storia di un educatore di strada che cerca di riportare adolescenti verso un percorso di vita migliore. Allontanando completamente il focus dalla criminalità di “Gomorra”, la pellicola si propone come un’opera edificante, dedicata a coloro che vivono nell’ombra delle difficoltà quotidiane.
Educazione e speranza nel contesto napoletano
Nel cuore della periferia di Napoli, Marco D’Amore interpreta un ex insegnante diventato educatore di strada, il quale si impegna a riavvicinare i giovani alla cultura e all’istruzione. L’ambientazione del film è significativa: i protagonisti sono adolescenti che hanno abbandonato la scuola, spinti dalla necessità di lavorare per contribuire al sostentamento delle loro famiglie, spesso segnate dalla presenza della malavita. La regista Cécile Allegra, già attiva nel campo umanitario con la sua Onlus Limbo, ha voluto rappresentare la realtà di tanti giovani costretti a crescere troppo in fretta, per far fronte a esperienze di vita traumatiche.
Il film, che uscirà giovedì e sarà rivolto soprattutto agli studenti, intende fungere da veicolo di consapevolezza sull’importanza dell’istruzione come strumento di emancipazione sociale. Una delle particolarità del progetto è il sito , attivato per promuovere la visione del film nelle scuole, fungendo da ponte tra il cinema e i più giovani. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità per sensibilizzare le nuove generazioni riguardo ai pericoli dell’abbandono scolastico.
L’arte come strumento di riscatto sociale
Marco D’Amore utilizza l’arte circense come tessuto connettivo della sua missione educativa all’interno del film, aiutando i ragazzi a riscoprire il senso del gioco e della creatività. In un contesto in cui i genitori, spesso sopraffatti dalla precarietà, incitano i figli a lavorare fin da giovani, l’educatore cerca di riportare la bellezza e l’importanza del sogno e del divertimento. Con i suoi metodi non convenzionali, D’Amore diventa un faro di speranza in un ambiente altrimenti segnato dalla disperazione.
La regista Allegra sottolinea l’assente presenza della malavita, un “rumore di fondo” che permea le vite dei personaggi, che si confrontano quotidianamente con le insidie della malavita. Giovanni Savino, l’educatore che ha ispirato il personaggio di Marco D’Amore, incarna il concetto di pedagogia circense, utilizzando l’ironia e la creatività per combattere l’ingiustizia e dare voce a chi è spesso muto.
La figura del clown, simbolo di leggerezza e ironia, si trasforma così in un potente mezzo di denuncia sociale. Attraverso il naso rosso e l’abito colorato, i personaggi si presentano come guerrieri che affrontano la dura realtà del mondo circostante con il sorriso sul volto, mentre cercano di smascherare la criminalità e i soprusi che gravano sulle loro vite.
Criature: un titolo evocativo e simbolico
La scelta del titolo “Criature” racchiude in sé diversi significati. Tradotto in napoletano, il termine si riferisce ai bambini, evocando l’innocenza e la purezza tipica dell’infanzia. Tuttavia, la parola porta con sé anche un’aura di mistero e di difficoltà, suggerendo che i protagonisti sono creature che provengono da ambienti ostili e alienanti. D’Amore stesso riflette sulla trasformazione dei ruoli, in cui il suo personaggio adulto si ritrova a dialogare e a confrontarsi con la saggezza e le esperienze di vita di adolescenti costretti a maturare troppo in fretta.
In un’epoca in cui il mondo giovanile è frequentemente rappresentato dalle difficoltà e dalle ingiustizie, la pellicola di Allegra si propone di mettere in luce l’importanza di ascoltare i ragazzi e di offrire loro uno spazio dove poter esprimere le proprie potenzialità. Marco D’Amore afferma con forza che non sono solo lui e gli educatori a insegnare, ma che c’è un reciproco scambio di insegnamenti tra generazioni diverse.
L’ombra di Gomorra e il futuro del cinema napoletano
Nonostante la distanza tematica, Marco D’Amore non riesce a sottrarsi completamente all’ombra di “Gomorra”, la celebre serie che lo ha reso famoso. Il regista ammette che l’influenza di quella produzione aleggia su “Criature”, evidenziando come sia impossibile scindere la narrazione della realtà napoletana dal contesto di una criminalità organizzata ingombrante. Tuttavia, D’Amore sottolinea l’intenzione di raccontare una storia di speranza e di riscatto nei confronti delle nuove generazioni, piuttosto che una mera esposizione della violenza.
In un futuro prossimo, D’Amore sarà impegnato nella realizzazione di un prequel di “Gomorra”, ambientato negli anni ’70. Nonostante le sfide, il suo desiderio rimane quello di portare alla ribalta storie per i giovani, con l’obiettivo di rafforzare la consapevolezza culturale e sociale. “Criature” è molto più di un film; è un invito a riflettere sulla potenza dell’istruzione e dell’arte come veicoli di cambiamento, e rappresenta la speranza di un’intera generazione che merita di essere ascoltata e supportata.