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The Kill Team: le ombre del soldato Adam Winfield

Ciò che comunemente si interpreta come guerra viene sintetizzato in larga parte in un concetto essenziale e conciso: il conflitto armato, uccidere o essere uccisi. Le ombre e le nervature che si celano tra i ranghi degli eserciti, quel mare torbido che inghiotte la mente umana riesumandone la natura primitiva, tutto ciò alla maggior parte delle persone è ignoto e oscuro. Dan Krauss grazie a “The Kill Team” ricostruisce con l’arte della macchina da presa una di queste ombre, nello specifico il caso del giovane soldato Adam Winfield, che accusò il suo plotone e il suo comandante di essere gli artefici di omicidi ai danni di innocenti civili afgani.

The Kill Team: il conflitto interiore e il dramma della guerra

The Kill Team scena film

Nel 2014 Krauss aveva già raccontato la storia con il fortunatissimo documentario “The Kill Team”, ma col tempo ha percepito la necessità di donare al pubblico qualcosa in più, qualcosa che trasmettesse concretamente il conflitto interiore che un giovane militare ha dovuto sopportare. Un dramma in cui i principi morali collidono meschinamente con la realtà della guerra. Il risultato di tale bisogno è questo lungometraggio che vedrà la luce in sala a partire dal 17 ottobre.

Il soldato Andrew Briggman (Nat Wolff) si occupa, come i suoi commilitoni, di setacciare i villaggi di un’area rurale nel deserto afgano, alla ricerca di eventuali cellule terroristiche. Il plotone viene affidato alla guida del sergente Deeks (Alexander Skarsgård), uomo di poche parole che forgerà la squadra a sua immagine e somiglianza; vale a dire un gruppo di spietati assassini intento a giustiziare civili innocenti per puro gusto, con l’unica scusa che dietro ognuno di loro possa celarsi un collaborazionista.

Briggman sarà costretto a scegliere da che parte schierarsi, se con i suoi compagni e macchiarsi a sua volta di crimini contro l’umanità, o mantenere integra la sua moralità e subire le vessazioni del comandante Deeks.

Un film autentico e viscerale

The Kill Team film still

Il risultato del tentativo di Krauss di passare dal documentario al lungometraggio è un film viscerale, autentico e terribilmente psicologico. Il pubblico si immedesima con la paranoia di un giovane militare, partito da casa con entusiasmo e tante buone intenzioni, ma che col tempo si ritroverà a doversi guardare le spalle dai suoi stessi compagni, in un crescendo di drammaticità palpabile e ansiogena. Si ripresenta tumultuoso il dilemma amletico dell’Essere o non essere? Restare umani o piegarsi al fanatismo?

La sceneggiatura si mescola perfettamente con la verità che si annida nei conflitti armati; giovani reclute americane vengono ingolosite dalla passione nazionalista e rese poi ancor più fanatiche da un comandante malato e senza alcun rispetto per la vita umana. Krauss è un maestro documentarista e il suo bisogno del “vero” lo si nota non solo dietro la macchina da presa, ma anche nella scelta metodica delle comparse e delle figurazioni speciali, per poter ricostruire uno specchio impeccabile dell’Afghanistan occupato dalle truppe.

I primi piani indugiano su volti duri e vissuti, a tratti drammaticamente inespressivi. Altrettanta cura è stata riservata nell’individuare i soldati; attori che fossero in grado di comunicare, a partire dai lineamenti del viso, l’impeto spesso acerbo e sconsiderato della giovane età, in cui la mente è facilmente malleabile ed è troppo semplice confonderla con un’etica distorta e lontana dalla realtà.

The Kill Team: un vero film di guerra

“The Kill Team” è un vero film di guerra, perché ne interpreta gli aspetti più ambigui e nascosti, disegnando la macabra metamorfosi dei suoi personaggi. Stéphane Fontaine ritaglia una fotografia impeccabile, calda e dalle interessanti geometrie, a testimonianza di come Krauss per il suo film abbia ricercato professionisti esemplari, come esemplare è stato il lavoro di Skarsgård nei panni del sergente Deeks: freddo, calcolatore e dal viso diabolicamente innocente.

L’interpretazione del membro di una delle più prolifiche famiglie artistiche in circolazione dona al regista e al pubblico un militare dalla psiche corrotta, un alchimista capace di trasformare giovani uomini in macchine assassine e autocompiacenti.

“The Kill Team” instaura un ponte importante tra la facilità con cui in molti casi si parte per la guerra e tematiche sociali estremamente attuali, quali il bullismo, l’intimidazione e l’abuso di potere. Un film che porta il regista Dan Krauss verso un nuovo livello di consapevolezza artistica e lo distacca definitivamente dal genere documentaristico nudo e crudo, grazie a un film che si farà apprezzare e catturerà il cuore di chi sceglierà di sedersi in sala per ammirarlo.

Salvatore Cuomo

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