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Star Trek: Lower Decks – Recensione della prima stagione

Star Trek: Lower Decks: una bevuta tra colleghi dopo il turno alla crepa spazio-temporale

Star Trek: Lower Decks

“Star Trek” è un marchio che pochi faticheranno a riconoscere.
Un universo (è proprio il caso di usare questo termine) cinematografico con pochi paragoni, prolificissimo di produzioni per il piccolo e il grande schermo da più di mezzo secolo, espanso persino da ben fatte realizzazioni fan made che si possono trovare online.

Amazon Prime ha da poco pubblicato una sua ultima incarnazione, stavolta in forma comica animata, prodotta da CBS: “Star Trek: Lower Decks”, i piani bassi, una serie di episodi da venticinque minuti circa, il cui titolo suscita subito una sincera e giustificata curiosità.

L’Enterprise? Dimenticàtela!

Nella storia delle serie e dei film targati “Star Trek”, spesso si è assistito ad una certa fatica per gli spettatori esigenti ad affezionarsi a trame e personaggi proposti, avendo come modelli i primi osannati starfleeters guidati dal capitano Kirk, ma anche Picard in TNG (e la mitica Whoopi Goldberg come Guinan).

Non è il caso della nuova serie.

È davvero automatico identificarsi e tifare per i giovani personaggi di questa deliziosa animated comedy: Beckett Mariner, la marinaia allergica alle regole, tosta ma col cuore tenero, e l’impacciato collega di unità Brad Boimler, studiosissimo e sognatore, quest’ultimo alla sua prima missione su di una grande astronave di esplorazione e supporto diplomatico della Federazione dei Pianeti Uniti (di nome U.S.S. Cerritos), la prima con forse qualche anno di esperienza in più e alcuni segreti…

Beckett è in realtà una starfleeter modello, ma davvero odia rispettare la linea di comando come una teppista, e lo fa nella maniera più divertente possibile, cacciando quasi sempre nei guai il suo dolcemente imbelle e inesperto compare, e facendo volentieri arrabbiare sia specie aliene già non troppo bendisposte, sia la fiera e navigata comandante della missione, il Capitano Freeman.

Diverso è bello

Star Trek: Lower Decks

La nostra coppia è di quelle tipiche delle sitcom, con caratteri e desideri perfettamente complementari ma anche discordanti che determinano piacevoli gag che divertono sia il nerd che il pubblico meno avvezzo a laser, teletrasporti e incontri pacifici e non tra specie aliene. Assieme a loro, si trova quello che forse è il più diversificato equipaggio della storia di Stark Trek: il simpaticone apprendista ingegnere Sam Rutherford che è un cyborg, l’allegra e ingenua infermiera color verdeacqua Tendi, orioniana, il brutale ufficiale della sicurezza bajorano Tenente Shaks, l’ irascibile primaria caitiana dell’unità medica Dott.ssa T’Ana, infine, il fascinoso e biondo primo ufficiale umano Ransom, che sembra proprio una spassosa caricatura di tutti gli ufficiali biondoni apparsi in “Star Trek”.

Il mosaico di personaggi così multi-specie è un sottile modo di confermare un fondamento dell’universo trekker imprescindibile, ovvero che la galassia si deve esplorare e vivere solo con il contatto e la convivenza pacifici tra le diverse specie senzienti, all’insegna del progresso scientifico e della realizzazione personale in armonia con gli altri: solo che stavolta si beve, si fa sesso e si gozzoviglia molto di più!

Star Trek: Lower Decks: divertimento assicurato

Questa serie fa sentire coinvolti e felicemente sbracati con questo realismo comico: viene rivelato che gli holodeck, apparente fredda strumentazione scientifica, sono usati spessissimo per scopi erotici, e che c’è una certa sudditanza psicologica verso quelli dell’Enterprise! Si aggiungano tutti i guai derivanti da buchi dimensionali, temporali, gravitazionali, pianeti, asteroidi, stelle e il quadro da risata assurda è bello e fatto.

Questo essere presi presto da personaggi e trama è un traguardo invidiabile per tutte le produzioni minori post-Star Trek, davvero un ottimo lavoro del bravo creatore Mike McMahan, uno che se ne intende di Trek tanto da aver creato un fantastico account Twitter dove pubblica possibili canovacci per gli episodi dell’ipotetica ottava stagione di “Star Trek: The Next Generation” finita negli anni Novanta alla settima.

Il tono comico non è mai stato estraneo a Star Trek, basti pensare agli scambi ironici tra Bones e Spock, ma riuscire a rinnovarlo e renderlo attraente dopo tutti questi decenni e per di più in forma animata (sebbene sia un’animazione dal formato trendy) è una medaglia di sicura bravura. “Star Trek: Lower Decks” è consigliato sia a coloro che desiderano rigorose sebbene insolite pillole di canone Trek, sia a quelli che vogliono farsi belle risate in compagnia di benfatti personaggi da sitcom un po’ universitari, un po’ astronauti!

Massimo Ricci

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