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Rivalità tra Milano e Roma: il duello artistico tra Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli

La storia dell’arte italiana è intrisa di passioni, rivalità e battaglie artistiche che vanno oltre il semplice confronto esteriore. Questo è il caso di Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli, due figure emblematiche che hanno segnato il panorama artistico del ventesimo secolo. Entrambe pionieri nel loro campo, hanno lottato per il protagonismo delle loro città, Milano e Roma, e per mettere in evidenza opere monumentali come quelle di Pablo Picasso, artista che ha rappresentato un simbolo di cambiamento e innovazione. La cronaca di questa contesa artistica, raccontata nel saggio di Rachele Ferrario “La contesa su Picasso”, offre uno spaccato affascinante della cultura italiana post-bellica.

Fernanda e Palma: due visioni dell’arte

Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli, pur provenendo da percorsi diversi, presentano molte affinità. Entrambe lungimiranti e audaci, si sono imposte in un contesto dominato da uomini, sfidando le convenzioni culturali del tempo. Rachele Ferrario le descrive come donne di carattere forte: Bucarelli, con un’eleganza che ricordava le icone di Hollywood, e Wittgens, austera, vestita di nero, radiava una potenza silenziosa. Queste differenze esteriori nascondevano però una pulsione comune: un amore appassionato per l’arte. Donne che vivevano il femminismo a modo loro e chi si batteva contro il regime fascista, ognuna a modo suo, dando vita a un capitolo straordinario della storia dell’arte italiana.

Entrambe si sono distinte non solo per il loro impegno contro il regime, ma anche per le modalità con cui hanno salvaguardato il patrimonio artistico in periodo di guerra. Bucarelli si opponeva ai nazisti, viaggiando segretamente tra Roma e Caprarola per mettere in salvo 762 opere, mentre Wittgens, soprannominata “la valchiria”, ha protetto il Cenacolo vinciano dai bombardamenti e ha aiutato gli ebrei a fuggire dai rastrellamenti. La sua determinazione e il suo coraggio la portarono persino in prigione, rifiutando di chiedere grazia a Mussolini durante la sua detenzione. Questi episodi raccontano non solo del loro impegno artistico, ma anche della loro forza morale in tempi di crisi.

La rivalità sull’eredità di Picasso

Il vero cuore della contesa tra le due direttrici si concentra sul desiderio di ospitare una mostra di Picasso, artista che simboleggiava la modernità e il rinnovamento culturale. Rachele Ferrario spiega che il clima politico dell’epoca era carico di tensioni, con artisti e intellettuali divisi tra le loro diverse fazioni. La rivalità tra comunisti astratti e figurativi si rifletteva anche nel dibattito sull’opera e sul ruolo di Picasso nella società italiana. Mentre Palma Bucarelli desiderava organizzare la prima e unica mostra dedicata all’artista, Fernanda Wittgens non rimase a guardare, portando avanti un progetto simile.

Il primo round della competizione andò a Bucarelli, che nel maggio del 1953 portò a Roma un’impressionante collezione di opere di Picasso, tra cui “La Guerra” e “La Pace”. Nonostante le pressioni politiche, il suo evento attirò migliaia di visitatori. Nel frattempo, Wittgens si batteva per ospitare l’esposizione alla Pinacoteca di Brera, affrontando le difficoltà burocratiche e il contesto storico complesso. La battaglia non si limitava a chi avesse Picasso, ma si estendeva al significato più ampio di quale città, tra Milano e Roma, fosse il vero centro dell’arte e della cultura italiana.

Milano conquista Picasso: la marcia finale

Mentre Roma si vantava del successo della prima mostra, a Milano iniziava un movimento che prometteva di riportare l’attenzione su un nuovo evento, potenzialmente ancora più significativo. Questa volta, Wittgens non si limitò a replicare il lavoro di Bucarelli, ma si imbarcò in un’impresa che mirava a mostrare non solo le opere più celebri, ma anche quelle inedite e giovanili di Picasso, ricercando pezzi storici come quelli della fase blu e cubista. Il 23 settembre 1953 segna l’apertura della sua mostra a Palazzo Reale, un’inaugurazione che prometteva di essere memorabile.

Il piano di Wittgens era audace, non solo per la selezione delle opere, ma anche per il modo in cui intendeva attrarre l’attenzione del pubblico. Nonostante Picasso non fosse presente all’evento, l’incontro tra l’arte e la cultura popolare si fece palese quando gli artisti si mobilitarono per accogliere un sosia del maestro all’arrivo in stazione. Questo evento fu un gioco di furbizie che si trasformò in un clamoroso colpo di scena, rendendo la mostra di Milano un evento di risonanza nazionale.

Il colpo di fortuna: Guernica a Milano

Il culmine della rivalità si raggiunse quando Fernanda Wittgens riuscì a ottenere in prestito l’iconica opera “Guernica”, un capolavoro che rappresentava la devastazione della guerra e venne esposta a Milano per un breve periodo, poco dopo la chiusura della mostra. La conquista di quest’opera fu il frutto di una strategia audace, nel quale Attilio Rossi, un grafico che aveva legami con Picasso, riuscì a convincere il maestro a permettere l’esposizione a Milano. Questa opportunità non fu solo un trionfo personale per Wittgens, ma rappresentò anche un momento significativo nella storia dell’arte italiana.

La presenza di “Guernica” a Milano attirò un pubblico numeroso ed eterogeneo, e il suo impatto fu tale che la città si guadagnò il titolo di capitano delle arti visive in Italia. In una lotta lunga e agguerrita tra le due città e le loro protagoniste, sia Fernanda che Palma hanno lasciato un’eredità indelebile nell’arte contemporanea. Wittgens, prematuramente scomparsa nel 1957, ha rappresentato l’abilità di integrarsi in un contesto culturale in evoluzione, mentre Bucarelli ha continuato a promuovere artisti emergenti fino alla sua morte nel 1998.

La lotta tra queste due titaniche figure dell’arte non è solo una cronaca di rivalità ma un racconto di resilienza, innovazione e la continua ricerca di un’identità culturale in un’Italia in rapido cambiamento.

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