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Recensione “La legge di Lidia Poët”: la storia di una grande donna, interpretata da una meravigliosa Matilda De Angelis

La legge di Lidia Poët“, la serie con protagonista Matilda De Angelis, dall’attrice magistralmente interpretata, esplora il lato più umano e procedurale della vita della giovane protagonista. Nella Torino di fine ‘800 dove alle donne non era permesso ricoprire alcuni ruoli, specialmente quello di un avvocato.

Indice

“La legge di Lidia Poët” – Tutte le informazioni

Trama

La legge di Lidia Poët - locandina

Lidia Poët è una giovane donna indipendente e alle prese con una sentenza da parte della Corte che le impedisce di esercitare la professione d’avvocato con l’unica motivazione che “una donna non può fare l’avvocato”. Ma tra determinazione e passione, Lidia riesce a distinguersi per le sue capacità, soprattutto quando si affianca al fratello, anche lui avvocato, e per la sua tenacia e fede nella giustizia. Nel tentativo di preparare un ricorso da presentare alla Corte, nonostante tutti coloro che le sono vicini tentino di dissuaderla, Lidia Poët intraprende un percorso di emancipazione femminile, e di scoperta di sentimenti nuovi, di legami che si è sempre trovata costretta a rifiutare e che le daranno la possibilità di ritrovare la forza anche quando lei stessa rischiava di perderla.

Crediti

  • Regia: Matteo Rovere, Letizia Lamartire
  • Cast: Matilda De Angelis, Dario Aita, Eduardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro, Sinéad Thormhill
  • Genere: drammatico, crime
  • Stagioni: 1
  • Puntate: 6
  • Durata: 60 min
  • Produzione: Italia, 2023
  • Distribuzione: Netflix
  • Data d’uscita: 15 febbraio 2023

La recensione

Una sceneggiatura che informa senza emozionare

La legge di Lidia Poët

La serie sfocia più volte nel didascalico, specialmente per quanto riguarda la linea investigativa e la risoluzione dei casi, che risulta frettolosa anche per la scelta, forse non del tutto efficace, di utilizzare la struttura di trama verticale. Ecco che il filo conduttore e il plot orizzontale è da ricercarsi nei rapporti interpersonali, tra fratello e sorella, genitori e figli e nel legame amoroso. Sono infatti le relazioni tra i vari personaggi a rendere “La legge di Lidia Poet” maggiormente coinvolgente, a volte più attinente alla realtà e decisamente più interessante. Anche il tema del maschilismo, opprimente negli anni in cui è ambientato lo show, viene a volte ben rappresentato, soprattutto quando se ne fa uso attraverso sguardi indiscreti e stupiti o importanti scelte che influenzano negativamente la vita delle protagonista. Ma quando invece si tenta di rimarcare la situazione della donna attraverso il dialogo, la sceneggiatura sfiora il ripetitivo diventando eccessiva, come a spiegare un concetto già ampiamente espresso.

La sospensione dell’incredulità viene così messa a dura prova durante l’intera durata della serie: da casi che solo Lidia Poet riesce a risolvere, la scelta di difendere sempre imputati innocenti e la ricerca della giustizia che è una prerogativa che sembra interessare solo Lidia Poet. L’importanza di rendere Lidia Poet un personaggio positivo, una donna coraggiosa e diversa, conferisce all’intero show Netflix un tono e uno stile spesso forzato e che investe ogni elemento della storia. Ben rappresentata l’epoca attraverso un’attenzione ai dettagli: dai costumi alla scenografia fino alla location, una Torino antica, ben riconoscibile nella sua eleganza e architettura ricca di edifici e monumenti d’altri tempi. Anche la regia riesce a creare il giusto equilibrio tra crime e drama, dove è la linea sentimentale e la dimensione più privata e profonda a collocarsi come sottotrama ma a diventare nel corso delle puntate sempre più centrale.

“La legge di Lidia Poët” e il lato sentimentale

La legge di Lidia Poët

“La legge di Lidia Poët” è infatti, oltre che un racconto di emancipazione femminile, anche una vera e propria storia d’amore, di rapporti umani e anche una riflessione sulla concezione della donna che neanche nelle più lampanti delle situazioni, viene riconosciuta per il proprio impegno e lavoro. La figura del personaggio di Lidia non è infatti solo circondata da chi la sostiene o la invidia, ma anche da chi la considera fuori luogo. Il simbolo di un’epoca dove si era abituati a ricoprire un unico ruolo, quello che per anni era stato il proprio: moglie e madre,  nell’idea che solo sposandosi poteva trovare stabilità, tranquillità e soprattutto rispetto. Nel quadro di un mondo lontano ma non poi, purtroppo, così distante da una realtà più moderna ma ancora ancorata a dei modelli che con fatica si è sradicati, “La legge Lidia Poët” aveva delle ottime potenzialità, sia come contenuto che come messa in scena. Se sulla seconda non ci sia nulla da dire, così come vale per la caratterizzazione dei personaggi, lo stesso non si può dire per la trama e la sceneggiatura.

Anche l’interpretazione degli attori, da Matilda De Angelis a Eduardo Scarpetta, con un ottima performance di Pier Luigi Pasino, è da considerarsi ineccepibile, con un cast che vanta alcuni dei migliori e più famosi nomi nel panorama italiano. La serie co-diretta da Matteo Rovere è così un prodotto Netflix da considerarsi innovativo sotto molti punti di vista e che si va a aggiungere a quelle serie tv della piattaforma streaming che danno alla televisione italiano un sapore più moderno, coraggioso e desideroso di novità, ma che forse punta più sulla messa in scena, in alcuni ambiti impeccabile, e poco sulla storia, in particolare sulla matrice crime. I casi verticali, risolti con estrema facilità, e con motivazioni che si limitano alla vendetta o la follia, senza mai approfondire, avvalendosi di villain presentati spesso superficialmente, creano a ogni puntata scene e sequenze d’indagine prevedibili e monotone, attribuendo l’interesse del pubblico unicamente alla sezione sentimentale e relazionale e al suo tormentato percorso di indipendenza e riscatto.

Trailer

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