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Recensione “Black Knight”: la disuguaglianza sociale in stile Netflix è solo in apparenza distopica

Dopo il successo mondiale di Squid Game, di cui è in preparazione un secondo capitolo, Netflix torna a firmare una serie coreana che non si risparmia in quanto ad azione e crudezza visiva.

Black Knight è una serie tv distopica ispirata all’omonimo fumetto di Lee Yun-kyun, che si rifugia nella compattezza tecnica e nella ferocia balistica delle sequenze d’azione per nascondere più di qualche mancanza sul piano narrativo e strutturale. Il gioco probabilmente vale la candela, ma non è appassionante come quello del prodotto sopra citato che la precede.

Indice

Black Knight: tutte le informazioni

Trama

Ci troviamo in un futuro distopico, in cui il mondo è stato distrutto a causa della caduta di un meteorite sulla Terra e solo l’un per cento della popolazione è riuscito a sopravvivere.

Mentre una classe agiata di cittadini abita in una landa tecnologicamente avanzata dove sono state ricreate condizioni di vita estremamente favorevoli, le persone povere sono costrette a sigillarsi in casa, uscendo raramente con maschere filtranti per proteggersi dall’aria irrespirabile, nella costante attesa dei cosiddetti “corrieri”, incaricati di viaggiare per rifornire la popolazione dei beni primari.

I cittadini non selezionati vengono addirittura abbandonati in mezzo alla strada ed etichettati come “rifugiati”. Alcuni di loro, stanchi della discriminazione, della fame e della mancanza di ossigeno, diventano spietati cacciatori che saccheggiano e lottano contro i corrieri per impossessarsi delle provviste di cibo e acqua.

Crediti

  • Data di uscita: 12 maggio 2023
  • Regia: Cho Ui-seok
  • Sceneggiatura: Cho Ui-seok
  • Genere: Distopico, Azione
  • Numero episodi: 6
  • Durata: 30 minuti
  • Musiche: Primary
  • Produzione: Project 318
  • Distribuzione: Netflix
  • Attori: Kim Woo-bin, Song Seung-heon, Kang Yoo-seok, Lee So-young (Esom), Jin Kyung, Roh Yoon-seo, Lee Joo-seung

Recensione

Basta leggere la trama oppure assistere ai primissimi minuti dell’episodio pilota per rendersi conto di quanto la distopia futuristica di Black Knight, nonostante le premesse, sia abbastanza vicina all’attuale quadro storico e sociale, quindi paradossalmente realistica e profondamente radicata nel presente.

La disuguaglianza su cui la serie punta i riflettori è già alla base della nostra società, dei rapporti verticali tra Stato e cittadini e di quelli orizzontali e interni che riguardano la popolazione. L’emergenza (climatica, sanitaria o quale che sia) è un argomento sempre più attuale e concreto, tanto da essere stata strumentalizzata diventando essa stessa un efficace metodo di governo per chi è al potere.

La parabola narrativa di Black Knight non si limita a raccontare le condizioni di un mondo in crisi che rischia l’estinzione, ma ci mostra anche come gli enti governativi, trovandosi a gestire una situazione di tale portata, possano creare una irreversibile spaccatura sociale dagli effetti disastrosi e imprevedibili.

La rabbia dei cittadini più sfortunati è cieca e ambivalente, poiché trova certamente sfogo nei riguardi delle istituzioni, ma si riversa soprattutto ai danni di quella parte del popolo che invece per questioni economiche o di semplice gerarchia può godere, nonostante tutto, di illegittimi privilegi.

La confezione tecnica della serie è impeccabile: le sequenze di azione in cui si alternano corse sfrenate e combattimenti rappresentano il punto di forza dell’operazione, la fotografia cruda e sporca è l’imponente veicolo attraverso il quale Cho Ui-seok – che da solo scrive e dirige – riesce a fornire una prova registica di grande ritmo che avrebbe poco da invidiare persino ad un prodotto pensato per il grande schermo; anche la scenografia contribuisce a rendere il credibile il contesto, le ambientazioni e gli effetti speciali ci trascinano senza sbavature in un futuro post apocalittico impietoso, cinico e (quasi) disumanizzato.

Il vero problema è rintracciabile semmai nell’aspetto narrativo e strutturale, che risulta bulimico e confusionario: la trama è eccessivamente intricata e fatica ad ingranare, complice la scelta di dare spazio a troppi personaggi che non aiutano lo spettatore ad empatizzare con la storia.

Interessante la scelta di mostrare le diverse classi sociali e i diversi obiettivi che dividono e talvolta uniscono gli esseri umani che ne fanno parte, ma forse concentrarsi maggiormente sulla rivoluzione dal basso dei rifugiati (che in solo negli ultimi episodi assume la dovuta importanza) avrebbe giovato ad una narrazione che stenta a trovare un perno solido e convincente.

Gli esseri umani sono davvero magnifici: fanno figli e continuano a vivere in questo ambiente.

La resistenza dei rifugiati, i quali non si arrendono alla propria condizione e addirittura non smettono di amarsi e di procreare, è uno degli elementi più emozionanti ma allo stesso tempo troppo poco sfruttati dalla sceneggiatura, ennesima ragione per cui la serie, invece di arricchirsi tramite le carte in tavola vincenti a sua disposizione, si disperde tra gli inconcludenti percorsi che tenta parallelamente di mandare avanti.

Conclusioni

Black Knight è una serie che riesce sicuramente ad intrattenere, grazie al lavoro di un comparto tecnico che non delude ed anzi spicca per inventiva e originalità, ma delude per ciò che riguarda la scrittura, l’impianto narrativo e la forza empatica dei personaggi. Peccato, perché la distopia post apocalittica che racconta è strettamente collegata con la nostra attualità politica e sociale, pone giustamente l’accento su come l’emergenza sia diventata un metodo di governo e su quanto la disuguaglianza sociale stia generando nel popolo rabbia e spaccature interne orizzontali.

Trailer

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Corrado Monina

Corrado Monina

Mi chiamo Corrado, mi occupo di sceneggiatura, regia e critica e lavoro per il Filmstudio di Roma come responsabile creativo. Amo il cinema, la musica e tutto ciò che ruota intorno alle arti visive e alla letteratura.

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