Nukus, capitale della repubblica autonoma del Karakalpakstan, è una città che non si visita per caso. Situata nel cuore dell’Uzbekistan, questa località è circondata da un deserto rovente e da strade che sembrano non portare a nulla. Tuttavia, in questo angolo remoto del mondo si trova un museo straordinario: il Museo Savitsky, che ospita una delle più importanti collezioni di arte d’avanguardia russa, composta da oltre 81.600 opere, molte delle quali furono messe al bando dal regime sovietico.
Il museo savitsky: un tesoro nascosto
Il Museo Savitsky di Nukus è un luogo dove la storia e l’arte si intrecciano in modo unico. Questo museo, spesso definito il “Louvre del Deserto”, è il risultato del coraggio e della determinazione di Igor V. Savitsky, un uomo che ha dedicato la sua vita a salvare opere d’arte dalla censura sovietica. La sua storia è raccontata nel romanzo di Giulio Ravizza, “Anche se proibito: La folle impresa di Igor V. Savitsky”, che esplora la vita di questo straordinario personaggio e il suo impegno per la preservazione dell’arte.
Savitsky, che operò principalmente negli anni ’70, ha recuperato opere da artisti perseguitati dal regime stalinista. La sua missione era quella di proteggere e conservare un patrimonio artistico che altrimenti sarebbe andato perduto. Il museo non è solo un luogo di esposizione, ma un simbolo di resistenza contro la censura e l’oppressione.
La straordinaria impresa di igor savitsky
Igor Savitsky è spesso paragonato a Oskar Schindler per il suo impegno nel salvare opere d’arte. Negli anni ’30, il regime di Stalin impose il realismo socialista come unico stile artistico accettabile, costringendo molti artisti a nascondere le proprie opere o a conformarsi a uno stile che non rappresentava la loro visione. Savitsky, consapevole dell’importanza di queste opere, si recava a Mosca per recuperarle, spesso bussando alle porte delle vedove degli artisti fucilati.
Con un ingegno straordinario, Savitsky riuscì a nascondere oltre 80.000 opere, trasportandole in treno e poi a piedi fino al museo. La sua dedizione e il suo coraggio hanno permesso di conservare una parte fondamentale della storia dell’arte russa, rendendo il Museo Savitsky un luogo di grande rilevanza culturale.
La scoperta del museo e il racconto di giulio ravizza
Giulio Ravizza ha scoperto il Museo Savitsky per caso, durante un viaggio in Uzbekistan. Un imprevisto lo ha portato a Nukus, dove ha trovato un museo che sembrava un’oasi nel deserto. La sua visita, da solo in un luogo così remoto, ha acceso in lui il desiderio di raccontare la storia di Savitsky e delle opere d’arte che aveva salvato. La sua esperienza nel museo, accompagnato da una giovane guida, ha rivelato un mondo di arte d’avanguardia, cubofuturismo e astrattismo, che lo ha profondamente colpito.
Ravizza ha dedicato tredici anni alla ricerca e alla scrittura del suo libro, collaborando con storici e archivisti per ricostruire la storia di Savitsky e del museo. Il suo obiettivo è far conoscere al mondo questa vicenda straordinaria e raccogliere fondi per sostenere la missione di preservazione della collezione.
L’eredità di igor savitsky e il futuro del museo
La figura di Igor Savitsky è fondamentale per comprendere l’importanza del Museo Savitsky. La sua dedizione ha permesso di mantenere intatta la collezione, che continua a essere un simbolo di resistenza contro la censura. La sua successora, Marenika Babazzaranova, ha proseguito il suo lavoro, dedicandosi a ripagare le vedove degli artisti e a garantire che nessuna opera andasse perduta.
Oggi, il museo non è solo un luogo di esposizione, ma un punto di riferimento per la cultura e la storia dell’arte russa. Ravizza spera di diffondere la conoscenza di questa collezione e di far conoscere la figura di Savitsky a un pubblico più ampio, attraverso presentazioni e iniziative digitali. L’obiettivo è dare a queste opere e ai loro creatori il riconoscimento che meritano nella memoria collettiva.
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