Il dolore umano e la resilienza sono al centro della nuova installazione artistica di Andrea Mastrovito, svelata di recente nella cripta della Basilica Santuario della Madonna della Guardia di Tortona. Questo progetto straordinario si ispira alla vita di Don Luigi Orione, grande figura del Novecento, e si arricchisce di significati profondi e attuali, grazie alla capacità dell’artista di collegare eventi tragici del passato con le ingiustizie e le sofferenze del presente.
La visione artistica di Andrea Mastrovito
L’artista bergamasco Andrea Mastrovito ha dedicato circa due mesi di lavoro certosino per realizzare l’opera monumentale collocata nell’abside della cripta. Il suo impegno è andato oltre la mera creazione artistica, trasformandosi in un atto di consapevolezza sociale. L’opera si compone di otto nicchie che evocano non solo i terremoti storici, come quello di Messina nel 1908 e di Avezzano nel 1915, ma anche le tragedie contemporanee, tra cui il recente sisma che ha colpito la Turchia nel 2023. Il messaggio che emerge è chiaro: il dolore non conosce tempo, e le vittime delle catastrofi naturali e delle guerre sono più che mai attuali nel nostro immaginario collettivo.
Nei dettagli delle incisioni, si possono riconoscere le immagini di persone comuni, sacerdoti e militari che accompagnano la rappresentazione delle macerie di un mondo devastato. Queste figure si ergono a simbolo di come, di fronte alla sofferenza, l’umanità deve unirsi nel tentativo di portare sollievo a chi è in difficoltà. Il versetto del Vangelo di Matteo, «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», dà il tono all’intera opera, invitando la comunità a riflettere sul significato della carità e della solidarietà in tempi di crisi.
Un processo artistico che richiama il passato
La realizzazione dell’opera è stata preceduta da un’intensa fase preparatoria caratterizzata da schizzi, disegni e un’analisi visiva approfondita di eventi storici. Mastrovito ha raccontato come il processo di creazione sia stato accompagnato da un’azione di sottrazione: la ricerca di impressioni e ricordi da rivelare attraverso le pareti della cripta ha avuto contrasti forti e profondi. La tecnica utilizzata consiste nell’incidere l’intonaco fino a rivelare il mattone sottostante, una metafora di come la verità spesso emerge attraverso la sofferenza. Questo approccio ha dato vita a intagli murali che narrano storie di dolore e speranza, invitando tutti a contemplare le ferite e le cicatrici lasciate dalla storia.
Il 20 novembre scorso, la cerimonia di presentazione dell’opera è stata un momento significativo, soprattutto perché coincideva con la riapertura della cripta al pubblico dopo un restauro importante. Questa cripta, fortemente voluta da Don Luigi Orione, non solo è un luogo di culto ma anche un simbolo della continuità del suo messaggio e della salute di una comunità ancorata a valori di riscoperta e rinascita.
Dettagli monumentali dell’opera
Oltre alla realizzazione degli intagli murali, l’intervento di Mastrovito ha portato alla creazione di un altare, un ambone, una sede e un fonte battesimale che completano l’installazione artistica. Queste opere sono state progettate utilizzando materiali pregiati come il marmo bianco di Carrara e il marmo nero del Belgio, mescolati con elementi di foglia d’oro. Maggiore attenzione è stata dedicata all’altare, la cui crepa dorata ricorda le ferite lasciate dai terremoti, creando un legame visivo e emotivo tra passato e presente.
Mastrovito ha spiegato che la frattura sull’altare è sostenuta simbolicamente da tre chiavi di volta scure, le quali richiamano l’iconografia della croce e il gesto umano di speranza e collaborazione divina. L’obiettivo è rendere il messaggio evangelico accessibile e comprensibile a un pubblico contemporaneo, dimostrando come l’arte possa servire come potente mezzo di riflessione e di connessione con le esperienze umane più profonde.
L’installazione di Andrea Mastrovito è una testimonianza artistica che non solo celebra la figura di Don Orione, ma invita anche a una riflessione continua sulle sofferenze passate e presenti, promuovendo un dialogo tra generazioni e creando un ponte tra il sacro e il profano.