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Hannibal Serie TV – Recensione

“Hannibal”, altra straordinaria creazione dell’egocentrico e sistemico sceneggiatore televisivo Bryan Fuller, giunta al termine anticipatamente (causa cancellazione da parte della NBC), è una delle TV series più intriganti, allucinanti e crude degli ultimi anni, che hanno visto (e vedono tutt’ora) un’eccezionale proliferazione di progetti televisivi sperimentali di enorme successo e un mercato caratterizzato da un’accanita concorrenza tra i vari networks televisivi e  portali web.

Hannibal: una sfida a spada tratta al mostro sacro di Hopkins

"Hannibal": il dottor Lecter (Mads Mikkelsen) ed il profiler FBI Will Graham (Hugh Dancy)

“Hannibal” è uno psico-thriller trattante le vicende, le perversioni e la follia di uno dei più apprezzati serial killer dell’universo letterario poliziesco dagli anni Settanta ad oggi, ovvero il dottor Hannibal Lecter, creatura del romanziere americano Thomas Harry, al quale il piccolo schermo non ha mai dedicato molta attenzione, al contrario del grande cinema che lo ha immortalato a partire da “Manhunter – Frammenti di un omicidio” (1986), interpretato da Brian Cox, e “Il silenzio degli innocenti” (1991), con la straordinaria interpretazione di Anthony Hopkins e Jodie Foster. L’opera di Fuller rivaleggia ad armi pari con il suo alter ego da red carpet, anche se non riesce a superarne la fama, almeno per poco e a oggi.

Hannibal – Fuller e il difficile rapporto con la TV

Non è mai stato un buon rapporto quello tra il visionario Bryan Fuller e la TV. Nonostante il suo genio abbia regalato  progetti interessanti, a partire dalla passione fantascientifica per l’indimenticabile “Star Trek” (“Deep Space Nine” e “Voyager”) fino a “Wonderfalls”, “Pushing Daisies”, “Dead Like Me”, passando per un’importante presenza nella hero fiction “Heroes”, con un certo apprezzamento da parte della critica,  il grande pubblico non lo ha premiato: poca audience, altri interessi dei produttori e conseguente interruzione delle sue creazioni.

“Hannibal” non fa la differenza. Nonostante l’impegno, la visionarietà, la radicalità espressiva, la profondità psicologica e un buonissimo cast che vede in prima fila Mads Mikkelsen, Hugh Dancy e Lawrence Fishburne, anche questo feuilleton televisivo di Fuller è stato cestinato: la serie si interrompe nel 2015, dopo 3 stagioni e 39 episodi, portandosi in compenso a casa diversi premi del Saturn Award per le serie televisive scientifiche, fantasy e horror. La critica premia, il pubblico meno.

Hannibal – L’eterna lotta tra il bene e il male, la luce e l’oscurità?

Veniamo alla serie TV in sé.

La fiction narra la sanguinaria e folle contrapposizione tra l’affascinante psichiatra Hannibal Lecter, cannibale serial killer pluriomicida con la passione dell’alta cucina (non a caso fino a metà della terza stagione gli episodi prefigurano nomi di portate francesi, giapponesi o italiane) e Will Graham, brillante profiler dell’FBI, in grado di entrare letteralmente nella mente degli assassini.

Due menti affini, follemente simili, ma in contrapposizione morale, al di là del bene e del male.

Hannibal (Mads Mikkelsen) ha da tempo accettato se stesso, la propria perversione, il proprio istinto, la società è un piccolo compromesso per saziare la propria fame. Prova piacere nel giocare a fare dio, nell’increspare con le sue azioni la pelle e l’abisso del mondo, in attesa di contemplare cosa accade."Hannibal": il dottor Lecter in procinto di 'esaminare' il cervello di Will Graham

Una figura solitaria che arde di desiderio amicale nei confronti di Will, di cui diviene psichiatra e che rappresenta l’unico ai suoi occhi che possa definire proprio simile e potenziale amico-amante, che possa essere alla sua altezza.

Tenterà per tutto il loro travagliato rapporto d’attrazione-repulsione di rivelargli la sua presupposta vera identità, di fargliela abbracciare, lasciarla libera di vivere ed esprimersi. Come tenterà di manovrarlo per i suoi obiettivi, il suo piacere, le sue necessità.

L’agente Graham (Hugh Dancy), di contro, è un uomo di legge e di giustizia tutto particolare: sicuramente geniale, predispone di un talento mimetico in grado di sintonizzarsi perfettamente sulla stessa altezza e lunghezza d’onda delle menti criminali, riuscendo a scoprirne i “disegni” (tanto da ‘riviverli’ ad occhi aperti). Perciò è una risorsa fondamentale per l’FBI, soprattutto per Jack Crawford (Lawrence Fishburne), agente dell’FBI e capo della sezione scienze comportamentali, la quale si occupa dei più pericolosi assassini.

Eppure Will Graham mira a un po’ di tranquillità, è molto solitario (si circonda di cani), dato che il suo lavoro gli ha causato una certa instabilità mentale (soffre di allucinazioni). Un uomo in tensione perenne e pervaso da un senso d’abissale incompletezza, inadatto come Hannibal al vivere sociale. Unico obiettivo, almeno all’inizio: rinchiudere le incorruttibili, “scientifiche” e folli menti dei serial killer in una cella e gettarne via la chiave.

Hannibal – Profondità, paradigmi e incertezza: dentro la mente dell’uomo

Ciononostante non si tratta solo delle premesse per l’usuale scontro tra il poliziotto e l’omicida. C’è qualcosa di più. E’ una battaglia epica, una tenzone d’amore quasi morboso dove realtà e finzione, ragione e istinto, coscienza e inconscio sono tirati in ballo in un vortice di omicidi cruenti, inganni, strategie che portano alla perdita di sé, alla totale incertezza, alla decostruzione di tutti i comuni punti di riferimento. Al di là del bene e del male. La cruda realtà di tutte le tenebrose e note/ignote sfaccettature dell’io umano, tra azioni e reazioni, orribili pensieri e terribili dubbi.

Insomma, la mente dell’uomo, manifesta o nascosta, è un vero casino.

Per tre stag"Hannibal": il dottor Lecter e la sua passione per l'alta cucinaioni, Hannibal e Will si studiano, fianco a fianco, si affrontano, si avvicinano, si inseguono, si lasciano e si ritrovano, restando sempre il fulcro della scena, dettando lo svolgimento della trama, le situazioni e le azioni degli altri personaggi, come Alana Bloom (Caroline Dhavemas), professoressa di psicologia, consulente dell’FBI ed ex-allieva di Hannibal o Bedelia du Maurier (Gillian Anderson), psichiatra del serial killer.

Ad unire il ‘mostro’ e il ‘cavaliere’ è un insano ma allo stesso tempo quasi innocente rapporto di amore-odio, stima e denigrazione. C’è fascino negli occhi di Will, curiosità nei gesti di Hannibal. Ossessione in entrambi. C’è di tutto: alienazione, delusione, accettazione di sé, ‘lucida follia’, ipocrisia, passione, paura, tradimento e perdono. Ogni pregiudizio viene straordinariamente scardinato, secondo il volere di Hannibal. In nome del “riconoscimento”.

Soprattutto quando farà il suo ingresso Francis Dolarhyde (Richard Armitage), ossessionato a livello mimetico-poetico dal “Grande Drago Rosso”, serie di acquerelli William Blake (dalla midseason del terzo capitolo, i titoli degli episodi avranno proprio a che fare con le opere figurative del poeta inglese).

A ritmo di cene galanti, scene del crimine artisticamente raccapriccianti, interminabili dialoghi “filosofici” tra i protagonisti e situazioni propriamente oniriche, Fuller inscena perfettamente la profondità insondabile della mente dell’uomo, i suoi incalcolabili paradigmi, l’eterna lotta, sotto la sua pelle, nei meandri dei suoi neuroni, tra il bene e il male in un relativismo disarmante.

Non appena si convince nel superare il confine dell’inaccettabilità, lo spettatore si ritrova denudato di tutte le proprie certezze, giungendo persino al senso di orrore. Nei confronti di se stesso e delle potenzialità dell’io. Eppure si tratta di una sublimazione artistica studiata al più minuto dettaglio.

Si, orrore sublimato.

Hannibal – E adesso?

Nonostante queste generali caratteristiche (sebbene l’opera di Fuller meriterebbe un saggio di minimo cinquanta pagine), il destino del noto Hannibal The Cannibal sul piccolo schermo è ancora incerto. Fuller stesso ha aperto alla probabilità di una quarta stagione, forse ospitata da un altro network. I lavori potrebbero iniziare non prima dell’agosto 2017. Inoltre, a detta del creatore stesso, il nuovo capitolo sarà basato sull’adattamento de “Il silenzio degli innocenti”.

La sfida è aperta.

Non ci resta che attendere, con travertina pazienza.

Un po’ come il dottor Lecter, quando scatena la dinamica e osserva, divinamente curioso, l’evoluzione degli eventi.

Alfonso Canale

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