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Colony – Stagione 1 – Recensione e Spoiler

Disponibile su Netflix dal 14 gennaio 2019 e andata in onda dal 14 gennaio 2016 al 25 luglio 2018 sul canale USA Network, “Colony” è una serie TV realizzata dagli stessi creatori di “Lost”, con Josh Holloway, il Sawyer di “Lost”, che qui figura anche come produttore esecutivo, e Sarah Anne Wayne Callies, conosciuta per aver interpretato la dottoressa Sara Tancredi in “Preason Break” o, più recentemente, per aver vestito i panni di Lori in “The Walking Dead”.

Colony: il potere di ciò che non si vede

Colony serie tv review

In un futuro non tanto lontano, gli esseri umani vivono una situazione non molto dissimile da quella subita nel 2020 dagli abitanti della terra a causa del Covd-19. Non girano auto, ma solo biciclette e la gente si muove timorosa per le strade. In “Colony” il nemico da combattere non è un virus, bensì un’entità aliena invisibile, la cui presenza è percepibile nei comportamenti di una Los Angeles trasformata, come molte altre città, in un “Blocco“, il cui status precipiterà nel corso dei primi episodi della prima stagione.

Al centro della storia c’è la famiglia Bowman, che cerca di trovare un modo per andare avanti in seguito a quello che viene definito “L’Arrivo”. Il capofamiglia, Will, grazie alla sua esperienza nell’FBI, viene ingaggiato dai collaborazionisti per lavorare nella Homeland Security. Il suo compito è quello di indagare su La Resistenza – nella quale a sua insaputa è entrata la moglie – con la promessa di poter riabbracciare uno dei tre figli, Charlie, rimasto, al momento dell’invasione, nel blocco di Santa Monica. I blocchi sono divisi tra loro da mura difficili da superare, erette nel momento dell’Arrivo.

Una buona sceneggiatura per interpreti tutti in parte

La realtà vissuta dai personaggi di “Colony” si svela a poco a poco, lasciando spazio a un’analisi sociologica e psicologica di una situazione estrema in cui le diverse classi sociali reagiscono in base alle loro possibilità, sfruttando conoscenze e privilegi come da copione. L’altissimo muro separa i diversi blocchi e isola una zona di maggior conforto rispetto alla città in cui vivono abitanti senza alcun diritto. Quello che viene rappresentato è un regime totalitario dove ogni individuo, che sia privilegiato o meno, viene punito non appena esce dai ranghi, spedendolo alla Fabbrica, un luogo nello spazio, dal quale appare improbabile il ritorno.

A partire da una buona sceneggiatura che non cade mai nel banale gli interpreti sono tutti assolutamente in parte. Il carismatico Josh Holloway rende perfettamente l’immagine di un padre disposto ad andare contro le proprie convinzioni pur di trovare il modo di proteggere la famiglia, così come Sarah Wayne Callies riesce a calarsi perfettamente nei panni della doppiogiochista, capace di ingannare perfino il marito, spiandolo, e trascurare le esigenze quotidiane dei figli per obbedire ai suoi ideali rivoluzionari. I due rappresentano all’interno di una società totalitaria due diverse modalità di rispondere di fronte a una vicenda estrema: attraverso la collaborazione, con la speranza che qualcosa si possa salvare del genere umano, o con la ribellione rivoluzionaria.

Una loro valenza hanno anche le personalità dei figli: il maggiore, Bram, ha una propria identità e reagisce attivamente alla situazione cercando di capire a proprio modo ciò che gli accade; la più piccola, alla quale i collaborazionisti hanno imposto un’educatrice volta a far leggere l’invasione da un punto di vista religioso, sembra del tutto plagiata dalle convinzioni inculcatele.

Infine altri due personaggi meritano menzione: Alan Snyder (cui presta il volto un capace Peter Jacobson), astuto leader dell’Autorità di Transizione, che ingaggia Will e usa qualsiasi espediente per raggiungere i suoi obiettivi, e la sorella di Katie, Maddie, che riesce con la sua bellezza e intelligenza a entrare nei luoghi del potere, sebbene alla fine paghi la sua parentela con una terrorista.

Una serie in cui non ci si annoia mai

Colony serie tv

La narrazione  di “Colony” ha un ritmo sostenuto che funziona bene nella prima stagione per la capacità di supportare i momenti di azione pura con una rete di intrighi in cui il microcosmo della famiglia è speculare a un macrocosmo dove i diversi personaggi cercano di trovare una propria forma di sopravvivenza, che oltrepassa la moralità ordinaria per svilupparne un’altra partorita in uno stato di emergenza, in cui si è disposti a tutto pur di mettere al riparo se stessi e la propria famiglia.

La prima stagione si conclude con nuovi scenari per i diversi protagonisti: Will si mette in viaggio per andare a recuperare il figlio Charlie nel blocco di Santa Monica; Bram, dopo essere stato arrestato per aver oltrepassato il muro, viene portato in un campo di lavoro gestito da Snyder; Gracie, Maddie e il figlio di quest’ultima sembrano al sicuro nella Green Zone, in cui vivono i ricchi, mentre Katie rimane fedele ai ribelli. Insomma uno scenario che divide la famiglia Bowman per la quale ci saranno nuove possibili vie da percorrere in una seconda stagione altrettanto entusiasmante.

Stefano Mazzola

1505/2020

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