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American Horror Story: Apocalypse (8×07) – Recensione Spoiler

 

Dopo puntate di crescita esponenziale e espansione narrativa progressiva, “AHS: Apocalypse” inciampa in un episodio sbiadito, scialbo, arrestando una corsa che proseguiva ininterrotta da tempo. Dichiarata l’intenzione di “Traitor” di essere ponte, transizione verso svolgimenti futuri, eppure qualcosa irrita intimamente, la narrazione affannata e faticosa da digerire.

AHS: Apocalypse – Indovina chi torna a cena

apocalypse 8x07 scena

Dopo i flashback vertiginosi del sesto episodio, il filo di “Traitor” si dipana sì ancora nel passato, ma in maniera meno precipitosa e faticosa – forse più ingenua. Ciò che meno convince è l’artificiosità con cui alcuni snodi narrativi cercano di essere sciolti da Murphy, non così attento all’incastro meticoloso degli ingranaggi. Così, in maniera sbrigativa, si cerca di offrire spiegazioni sbilenche e di dubbia complessità; il risultato è piuttosto stordimento e disorientamento: in modo spiccio, viene spiegato il ritorno di Myrtle Snow, bruciata sul rogo in Coven (la premonizione da parte di Cordelia dell’arrivo dell’Anticristo-Langdon l’avrebbe spinta a soffiare la vita nella donna, figura materna che potesse guidarla).

Si affastellano improvvisamente sulla scena personaggi scomparsi dal radar: torna John Henry, stregone assassinato da Mrs. Mead, e ora riportato in vita da Mallory (Billie Lourd). Proprio quest’ultima si rivela incredibilmente baricentro, fuoco della narrazione: partita come personaggio nell’ombra, abbozzato in maniera grossolana, affronta una crescita qualitativa non indifferente; destinata a essere la nuova Suprema, accelera il continuo deperimento di Corderlia Foxx. Torna persino Papa Legba, entità nera e luciferina della cultura afroamericana, evocata da Dinah – ormai strega regina del voodoo dalla morte di Marie Laveau; infine Joan Collins, questa volta nelle vesti inedite della strega Bubbles, personalità affabile e stereotipata, donna dai modi svampiti e attrice di B-movie.

Proprio la donna si rivelerà arma nelle mani della congrega femminile: amica di lunga data di Myrtle Snow, si servirà della lectio animo, abilità che permette di indagare le pieghe più nascoste dell’intimità altrui – impossibile mentire o celarsi ai suoi poteri. In maniera pretestuosa e sconclusionata, si verrà a conoscenza delle mire dei capi della Hawthorne School: questi verranno dichiarati eretici e bruciati sul rogo. Tracotante e frettolosa, la narrazione dell’episodio finisce per avvitarsi su sé stessa, rivelando i punti di sutura di un episodio che ha notevoli difficoltà strutturali. Brutta battuta di arresto, che tarpa le ali a un futuro librarsi della serie.

 

AHS: Apocalypse – Il lato rosa

apocalypse scena

Scevro di contenuti che accendessero la scintilla dell’attenzione o lanciassero un appiglio allo spettatore, il settimo episodio registra comunque una nota coloristica degna di nota. La co-regia di Jennifer Lynch, a volte traballante, acquisisce man mano corpo e fisionomia, districandosi tra luci e stilemi ibridi: fotografia con rossi e gialli morbidi, in netta contrapposizione con la luce impietosa di Coven, l’atmosfera stragista del terzo capitolo antologico della serie; si susseguono segmenti miscellanei, tratti patinati anni ’70. Il baricentro è donna, il nucleo è rosa: lo scontro frontale, il cozzare tra poli differenti viene negata – solo le protagoniste calamitano la narrazione, inglobano bulimicamente la scena.

 

Simone Stirpe

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