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15 anni dopo: il finale di Lost e le sue controversie ancora sotto esame

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Il 23 maggio 2010, il mondo della televisione ha assistito alla conclusione di una delle serie più discusse di sempre: Lost. A distanza di 15 anni, il finale continua a suscitare dibattiti e interpretazioni, con molti spettatori che si interrogano sul significato degli eventi. È tempo di fare chiarezza su cosa è realmente accaduto e perché l’idea che “erano tutti morti fin dall’inizio” sia una visione errata.

Il finale di Lost: due linee temporali a confronto

Nell’ultima stagione di Lost, la narrazione si sviluppa su due piani temporali distinti. Da un lato, gli eventi che si svolgono sull’isola, dove Jack Shephard assume il ruolo di protettore dopo la morte di Jacob, custode dei poteri dell’isola. Dall’altro, la cosiddetta realtà dei “flash sideways”, un universo alternativo in cui il volo Oceanic 815 non è mai precipitato. Questo espediente narrativo ha generato confusione tra gli spettatori, contribuendo a fraintendimenti sul significato del finale.

Sull’isola, il conflitto culmina in uno scontro tra Jack e l’Uomo in nero, che si manifesta nel corpo di John Locke e nel misterioso mostro di fumo. Jack riesce a fermare il suo avversario, ma il prezzo da pagare è alto: il sacrificio della propria vita per salvare l’isola. Prima di morire, Jack nomina Hugo “Hurley” Reyes come nuovo custode dell’isola, una scelta sorprendente che include anche Ben Linus, storicamente suo nemico.

La chiesa: un luogo di incontro e rivelazione

Parallelamente, nella realtà alternativa, i personaggi principali si ritrovano in una chiesa. Qui, Jack incontra il padre, il quale rivela che tutti i presenti sono morti in momenti diversi e che quel luogo rappresenta uno spazio al di fuori del tempo, dove le anime si riuniscono prima di “andare oltre”. La scena finale, in cui Jack apre le porte della chiesa e viene avvolto dalla luce, segna la chiusura della serie con un’immagine di pace e riconciliazione.

La confusione sul finale è amplificata dalla rappresentazione visiva dei resti del volo Oceanic sulla spiaggia, che ha portato molti a credere che l’intera serie fosse una sorta di allucinazione post-mortem. Tuttavia, gli autori, Carlton Cuse e Damon Lindelof, hanno chiarito che gli eventi sull’isola sono avvenuti realmente. La sequenza nella chiesa è da interpretare come un momento di limbo spirituale, non come un’indicazione che tutto fosse un’illusione.

Interpretazioni e spiegazioni degli autori

Gli showrunner hanno spiegato che il finale non intendeva risolvere tutti i misteri lasciati in sospeso, ma piuttosto offrire una conclusione emotiva al percorso dei personaggi. Liz Sarnoff, sceneggiatrice della serie, ha sottolineato l’importanza di far ritrovare i protagonisti e permettere loro di trovare pace. L’ispirazione per i flash sideways proviene dal “Libro Tibetano dei Morti”, che descrive una fase di transizione dopo la morte in cui l’anima non è consapevole della propria condizione.

Il messaggio centrale del finale si concentra su temi come amicizia, redenzione e perdono, piuttosto che su una logica razionale. Tuttavia, le buone intenzioni degli autori non sono state comprese da tutti, portando a una percezione di delusione tra molti spettatori. Nonostante ciò, a 15 anni di distanza, Lost continua a essere oggetto di discussione e analisi, dimostrando l’impatto duraturo che ha avuto sulla cultura popolare.

Lost, quindi, rimane una serie che ha segnato un’epoca, e il dibattito sul suo finale è un segno della sua rilevanza nel panorama televisivo. La questione se “erano tutti morti fin dall’inizio” è solo una delle tante interpretazioni che rendono Lost un’opera complessa e affascinante.

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Cesare Onda

Cesare Onda

Sono Cesare Onda, redattore appassionato di gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Amo raccontare curiosità, analisi e dietro le quinte del mondo dello spettacolo, tenendoti sempre aggiornato sulle ultime tendenze e novità

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