Mika, il noto cantante e artista, si prepara a condurre la serata dei David di Donatello il 7 maggio su Rai 1. La sua vita è un racconto di sfide e trionfi, che ha avuto inizio quando, all’età di otto anni, ha trovato rifugio nella musica dopo aver affrontato difficoltà scolastiche. La sua esperienza personale e artistica si intrecciano, creando un legame profondo con il mondo dell’arte e del cinema, che oggi celebra con passione.
L’infanzia difficile e la scoperta della musica
A soli otto anni, Mika si trovava in una situazione difficile. Espulso da scuola e afflitto da dislessia, non riusciva a leggere né a scrivere. In questo contesto, la musica è diventata la sua salvezza. «Mi hanno cacciato da scuola, per sette mesi non ho parlato», racconta. La sua voce si è trasformata in un mezzo di espressione e liberazione, permettendogli di esplorare un mondo alternativo. «Ho cominciato a cantare… e mi sono ritrovato in queste scatole magiche dove il mondo diventava un’altra cosa», aggiunge, sottolineando come la musica gli abbia offerto un rifugio e un senso di appartenenza.
Con il tempo, Mika è tornato a scuola, ma la sua vita era cambiata. La sua passione per il canto e la musica lo ha portato a vivere esperienze uniche, anche nei momenti di svago. «E andavo anche tanto al parco, ero ossessionato con il parco e con le anatre; giocavo con le anatre», ricorda. Queste esperienze hanno alimentato la sua immaginazione, permettendogli di mantenere viva la fantasia. La sua interazione con adulti creativi ha arricchito il suo mondo, facendolo sentire parte di un universo vibrante e colorato.
Un evento unico: i David di Donatello 2025
Il 7 maggio, Mika sarà il conduttore della 70ª edizione dei David di Donatello, un evento che celebra il cinema italiano. Insieme a Elena Sofia Ricci, promette di offrire uno spettacolo che va oltre la semplice promozione musicale. «Non sarà la solita ospitata del cantante che viene per fare promozione, sarà uno show poetico, elegante, curato», afferma Mika. La sua visione è chiara: non si tratta solo di mettere in risalto le star, ma di riconoscere il lavoro di tutti coloro che contribuiscono alla magia del cinema, dagli attori agli artigiani.
Mika considera l’artigianato una forma di resistenza, un aspetto fondamentale del suo lavoro. «So che nel mio lavoro c’è una parte commerciale, ma è la parte artigianale, artistica, quella che preferisco», spiega. Questa dimensione artistica è per lui una fonte di stabilità mentale, un antidoto contro le pressioni esterne e le aspettative del pubblico.
La dualità dell’artista
Mika si definisce non un divo, ma una persona normale nella vita quotidiana. Tuttavia, sul palcoscenico si trasforma completamente. «Quando salgo sul palcoscenico invece mi trasformo totalmente, come se fosse un rito spirituale. E in effetti lo è», racconta. Questo contrasto tra la vita privata e quella pubblica è una parte essenziale della sua identità. Davanti a migliaia di persone, la sua energia si amplifica, ma una volta sceso dal palco, si trova a confrontarsi con insicurezze e dubbi creativi. «Solo, davanti al pianoforte o alla scrivania, mi sento una merda: sarò capace di creare qualcosa di nuovo?», confessa, rivelando la vulnerabilità che spesso accompagna gli artisti.
Un legame profondo con l’Italia
Il rapporto di Mika con l’Italia è complesso e affascinante. La sua connessione con il paese è iniziata attraverso il cinema e la musica. «Non parlavo italiano e ho potuto capire profondamente certi artisti come Tenco, De André o Battiato solo imparando la lingua», spiega. La sua esperienza con il cinema italiano è stata altrettanto significativa, dimostrando come l’arte possa superare le barriere linguistiche e culturali.
Mika è un grande sostenitore del potere del cinema, che riesce a esprimere emozioni e messaggi profondi. «Sono un grande fan del potere del cinema, che sa essere leggero, poetico, politico, che sa dialogare con il mondo», afferma. La sua ammirazione per il cinema italiano è evidente, riconoscendo il suo impatto globale e l’eredità che ha lasciato nel panorama cinematografico internazionale.
Un cittadino del mondo
Nato da madre libanese e padre americano, Mika ha trascorso la sua vita tra Parigi e Londra, diventando un autentico cittadino del mondo. «Dagli Stati Uniti ho preso la parte pratica, che non ha paura di parlare di budget o sporcarsi le mani», racconta. Dall’Inghilterra ha appreso disciplina e educazione, mentre dalla Francia ha assorbito l’arte del dibattito e il gioco delle parole. Dal Libano, infine, ha tratto ispirazione per il colore e l’emozione, elementi che arricchiscono la sua musica e la sua arte.
La storia di Mika è un esempio di come la resilienza e la creatività possano trasformare le difficoltà in opportunità, portando a una carriera artistica ricca e significativa. Con il suo approccio unico e la sua visione artistica, si prepara a incantare il pubblico durante i David di Donatello, celebrando non solo il cinema, ma anche il potere della musica e dell’arte.
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