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Recensione “Il pianeta preistorico 2”: alla scoperta della Terra 66 milioni di anni fa

Tra iperrealismo e minuzia biologica e storica la seconda stagione de “Il pianeta preistorico” spalanca una porta sul Cretaceo, lasciando trapelare in tutta la sua magnificenza la Terra ai propri albori. Cinque episodi alla scoperta delle creature che per prime hanno calcato il suolo, narrati in maniera accurata ed avvincente.

Indice

“Il pianeta preistorico 2”: tutte le informazioni

Il pianeta preistorico 2

Trama

Su una Terra giovane ed ancora lontana dall’Era degli uomini gli unici esseri a popolare cieli, terre emerse ed acque sono ben lontani da quelli che conosciamo oggi. Migliaia di specie di dinosauri sono in grado di adattarsi persino alle condizioni più inospitali, in perfetta armonia con l’ambiente che li circonda, nel tentativo di persistere alle sfide di un pianeta atavico e brutale.

Recensione “Il pianeta preistorico 2”: alla scoperta della Terra 66 milioni di anni fa

L’alba della storia appare chiara e mansueta sulle isole lontane, laddove pochi soggetti pionieri danno origine a nuove specie diverse da quelle esistenti negli ambienti continentali. Ma le possibilità di sopravvivenza degli esemplari che popolano radure e foreste vengono rapidamente compromesse dall’arrivo di grandi predatori del cielo: gli Pterosauri.

Ben più ridotto è il margine di successo in zone più ostili, nei quali la pressione predatoria fa da secondo alle asperità dell’ambiente. I Calanchi sono aree vulcaniche dalla terra nera e bollente, vette aguzze ammantate dai ghiacci ed atmosfera pregna di gas tossici… Eppure anche nel grembo più arido trova terreno fertile il seme della vita.

Diverse sono le strategie adottate dalle creature in grado di abitarvi, da un piumaggio protettivo fitto sino alla capacità di far schiudere le uova interrandole nella sabbia bollente. Anchilosauri, Titanosauri e Velociraptor sono solo alcuni tra gli attori su questo palcoscenico tanto aspro.

Surreale e mistico è l’ambiente paludoso, laddove iniziano ad essere visibili specie filogeneticamente e morfologicamente più vicine a quelle moderne: i primi rettili a serpeggiare fra terra ed acqua, i primi anfibi a balzarne fuori. Gli Pterosauri, sebbene padroni del cielo, trovano in esse l’ambiente ideale per le loro nidiate; Austroraptor e Sauropodi padroneggiano tali ambienti plumbei e spesso pericolosi; in taluni casi fanno capolino persino specie più note, come ad esempio i T-Rex.

Il mondo più vasto ed oscuro tuttavia sembra essere l’immensità dell’Oceano: giganti predatori in grado di dominare gli abissi, come i Mosasauri, si contrappongono alle bizzarre Ammoniti, per le quali non è la possenza bensì l’unione a fare la forza.

L’ultimo ambiente esplorato è l’archetipo del continente nord americano, nel quale si assiste alla disfatta dei Tirannosauri vinti dagli Pterosauri, alle spettacolari lotte tra i giovani maschi di Triceratopo, ed al tentativo di una curiosa famiglia di Pectinodonti a caccia di insetti.

Cinque episodi per cinque habitat, di un unico caleidoscopico mondo preistorico.

Crediti

  • Regia: Andrew R. Jones, Adam Valdez
  • Genere: documentario
  • Paese di produzione: Regno Unito
  • Distribuzione: Apple TV+
  • Episodi: 10
  • Durata episodi: 40-50 minuti
  • Stagioni: 2
  • Anno: 2022- 2023
  • Narratore: David Attenborough
  • Musica: Hans Zimmer

Critica

Il punto di forza di tale prodotto è certamente la capacità di coniugare la qualità degli effetti grafici alla perizia narrativa e musicale. La voce che fa da colonna portante al progetto è il naturalista David Attenborough: il tono pacato ma avvincente accompagna la comparsa sullo schermo di creature estremamente realistiche, frutto di un eccellente lavoro in termini di CGI. La produzione di Jon Favreau e Mike Gunton è affiancata, oltre che da Attenbrough, da altri studiosi tra cui il paleozoologo Mark Witton ed il paleontologo Darren Naish. Ciò contribuisce ad un fattore a dir poco fondamentale: l’attendibilità delle ricostruzioni, analitiche e scientifiche. Menzione d’obbligo è quella da rivolgere alla colonna sonora, composta da Hans Zimmer, imponente al punto da avanzare allo stesso piano del successo grafico. Il connubio di tali qualità ha fatto sì che la prima stagione guadagnasse un punteggio di 8,5 in termini di gradimento, ed il livello dei nuovi episodi si conferma decisamente tale.

La recensione

Il fascino che l’uomo ha da sempre provato per la storia arcaica ha reso diverse specie di dinosauri centrali nella cinematografia, in modo piuttosto slegato dal genere. Il primo esempio eppure certamente non l’unico, risulta la celeberrima saga diretta da Steven Spielberg, Jurassic Park. Nel corso di otto prodotti tra film, serie tv e cortometraggi, i personaggi si addentrano in un mondo a cavallo tra presente e passato, al limite tra l’avventura e la fantascienza.

La realizzazione di soggetti animatronici rende le pellicole estremamente all’avanguardia sin dalle prime uscite, e le nuove tecnologie ad oggi impiegate non fanno che elevarne il livello.

Nell’ambito dell’animazione invece non si può non citare il capolavoro che vede all’opera ancora una volta Spielberg, affiancato da George Lucas, che prende il nome “Alla ricerca della Valle Incantata“. Il film animato apre anche in questo caso la scena ad un vero e proprio marchio, che vede come protagonisti Piedino e la sua stramba combriccola di cuccioli di dinosauro. Nonostante il pubblico d’indirizzo sia principalmente costituito da bambini, si tratta di un prodotto eccellente, godibile anche per gli adulti, dal sapore d’infanzia e ricordi.

Non dimentichiamo inoltre la comparsa di queste creature in altri titoli, seppure non partecipino in quanto protagonisti. Il terzo episodio della saga “L’Era Glaciale” è appunto denominato “L’alba dei dinosauri“, e segue le avventure dei personaggi ormai noti alla scoperta di un nuovo mondo cristallizzato nel tempo, dove ad essere padroni della Terra sono ancora questi rettili dalle morfologie più variegate.

Il pianeta preistorico ha un intento totalmente differente rispetto alle produzioni in elenco. Difatti, seppure buona parte degli episodi consista in parentesi narrative in alcuni aspetti rese più accessibili, l’assetto predominante è quello di un viaggio all’insegna della divulgazione storico-scientifica, sulla base di dati attendibili e in tale forma particolarmente fruibili.

Giudizio e conclusioni

Riuscire nell’impresa di rendere avvincente, mai banale e coinvolgente non è certo semplice, eppure nella visione dei cinque episodi de “Il pianeta preistorico 2” tale obiettivo sembra essere totalmente raggiunto, preservando inoltre il rigore scientifico.

Ogni episodio è strutturato in maniera tale da presentare un ventaglio variegato di specie, mostrandone attitudini, singolarità e relazioni. La scelta di rendere questa porzione particolarmente narrativa e di semplice intuizione fa sì che lo spettatore possa calarsi senza sforzo nell’epoca, e sviluppare crescente curiosità per le specie descritte. In nessun caso tuttavia vi è il rischio di non comprendere cosa accada sulla scena: la voce di Attenborough resta sempre chiara, limpida e ammaliante.

La seconda parte degli episodi invece evolve da un “Domanda e Risposta” relativo ad una delle specie protagoniste dei minuti precedenti. Da qui un’insieme di fonti biologiche, etologiche, zoologiche e paleontologiche vengono presentate ed utilizzate per ricostruire la vita dei dinosauri in questione, coinvolgendo studiosi specializzati a seconda dei casi.

L’estremo realismo, dato sia dall’accuratezza scientifica che dall’immane lavoro di grafica, non solo cattura l’interesse ma tiene viva l’attenzione durante l’intero episodio. Fregio dunque, nonché punto di forza dell’intera serie: basti pensare alla cura minuziosa nel dettaglio delle sezioni di corno di Triceratopo, al piumaggio dei rettili che lo presentano, alla definizione di ogni singola squama della pelle coriacea delle altre specie, fino alla resa estremamente efficace delle ali membranose degli Pterosauri.

In ultimo a rendere godibile il prodotto è il grande impegno di Hans Zimmer, in grado di comporre un accompagnamento musicale con la capacità di definire ogni scena, essere parte integrante della narrazione e conquistare nel racconto un ruolo di primo piano, seppure senza prevalere sulla voce esplicativa.

Nel complesso dunque si può dichiarare estremamente riuscito l’intento di distribuire delle informazioni di agevole accesso, facilmente comprensibili, innovative ed interessanti, in un viaggio del tutto unico alla scoperta della vita dei dinosauri.

Il trailer

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