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The Young Pope – Recensione

The Young Pope: la prima, interessante, serie tv di Paolo Sorrentino

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“The Young Pope” segna la prima incursione del regista napoletano nel mondo della televisione; una realtà, che negli ultimi anni, si è configurata come uno dei terreni più inclini alla sperimentazione. Sebbene Sorrentino non sia il primo, ne sarà l’ultimo, dei grandi cineasti che si sono prestati al mondo del piccolo schermo, le attese per il suo progetto sono alte; sarà anche per il suo stile splendidamente ampolloso che sembrava difficilmente adattabile ai limiti propri del mezzo televisivo.

The Young Pope: Sorrentino e la televisione

Alla televisione Sorrentino presta tutto il suo stile, in particolare quella perenne ricerca di bellezza, che non si traduce mai in vacuo formalismo, servendosi del mezzo come un’opportunità per creare quello che al cinema non si potrebbe mai realizzare: un film poderoso, lunghissimo. Sembra, infatti, servirsi della televisione come di uno strumento per sperimentare un lungo arco temporale di una storia complessa e sfaccettata. Moltissime le tematiche affrontate, tra quelle più scottante in ambito ecclesiastico. Il giovane Papa si dovrà confrontare con aborto, omosessualità, voto di castità, rapporto con Dio; tematiche che, per mole e complessità, difficilmente sarebbero potute essere condensate in un racconto di due ore.

The Young Pope: Il pontificato del reazionario Pio XIII

La serie, divisa in dieci puntate, segue il pontificato di Pio XIII, che già dal nome scelto si rifà ai papi più reazionari, il primo pontefice americano e il più giovane, a fronte dei suoi quarantasette anni di età, della storia della chiesa.

Un uomo affascinante, la cui elezione sembrerebbe il risultato di scaltri giochi del collegio cardinalizio, che ha rintracciato in lui una figura facilmente manovrabile. Ben presto, tuttavia, il giovane papa si mostra più furbo e spregiudicato del previsto; sarà l’inizio di tutta una serie d’intrighi di potere.

Figlio di hippy, abbandonato alla tenere eta di otto anni, Pio XIII è alla perenne ricerca di quei genitori che non ha mai conosciuto ed è sospeso a metà tra la santità e la malvagità. Nonostante la sua giovane età si fa portavoce d’idee fortemente conservatrici, del tutto scollate dai tempi moderni, ma sempre frutto di razionali  e attenti ragionamenti mentali.

A una veloce lettura la mente potrebbe correre, con una certa facilità, a “House of Card”, la serie cult sulla politica americana, ma se a Washington si ragionava per lo più sulla sete di potere, qui inevitabilmente entra in gioco anche un certo riflessione sulla fede. Tutti i personaggi hanno un rapporto con la fede molto particolare e contraddittorio.

The young Pope: un papa che non intende apparire

L’immagine di questo papa contrasta molto con quella dei potenti cui siamo stati abituati negli ultimi tempi. Pio XIII non intende apparire: per le omelie pubbliche rimane in penombra, si rifiuta di far stampare la propria immagine sui milioni di gadget destinati ai fedeli. Pio XIII propugna l’idea che alimentare il mistero su di sé possa essere una strategia di successo. Un filone della serie è giocato, proprio, su questa scommessa: se il chiudersi ai fedeli susciti l’interesse della gente o il loro rifiuto. Potremmo dire che è l’unico potente che non vuole piacere alla gente, che rimane in ombra, in un mondo caratterizzato dalla perdita totale del mistero; dal fatto che non è più necessario servare un pudore su di sé.

The Young Pope: un cast stellare

A indossare i panni di Lenny Belardo, Papa Pio XIII, è stato chiamato l’attore inglese Jude Law che restituisce tutta la doppiezza e l’enigmaticità propria del difficile personaggio, donando, al giovane Papa, tutta la sua bellezza e bravura attoriale. Un interpretazione magistrale, sicuramente tra le migliori della sua carriera.

Altra menzione speciale va fatta per il sempre sorprendente Silvio Orlando nei panni del cardinale Voiello, il segretario di stato che “più è antipatico e più diventa empatico”, per utilizzare le parole dell’attore stesso.

Anche gli altri attori funzionano bene, solo per citare alcuni nome del nutrito cast internazionale: Diane Keaton nel ruolo di suor Mary, donna dal carattere forte, molto vicina al papa che la considera come una madre, Cecile de France, giovane affascinante responsabile del marketing vaticano, Javier Camara, ben presto tra gli uomini di fiducia del Papa.

Una tra le serie migliori degli ultimi anni, il cui finale lascia sperare a una seconda stagione; stando alle parole di Sorrentino, la sceneggiatura sarebbe già pronta.

Oreste Sacco

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