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Stanley Kubrick, un omaggio all’arte

I film di Stanley Kubrick sono il prodotto di un lavoro congiunto in cui l’arte cinematografica si intreccia a quella figurativa andando a creare un’esperienza poli-semantica che regala una doppia lettura alle pellicole del regista; ricche di segni e dense di significati che rimandano al campo delle arti. EcoDelCinema ha selezionato per voi un gamma di scene dei più celebri successi del regista in cui è possibile rintracciare un richiamo all’arte figurativa:

Lolita, girato nel 1962, vede una giovanissima e maliziosa protagonista che ricorda molto la tipologia di fanciulla ritratta da Balthus già negli anni Trenta del secolo scorso. Spesso tacciato di pedofilia, l’artista dipingeva giovani poco più che bambine esaltandone la sensualità ed un lato enigmatico che solitamente non si addice alle fanciulle in giovane età. Balthus ripropone la ‘ninfa’ di Nobokov, appunto Lolita. Inserendosi in un processo simile a quello condotto dallo scrittore e dall’artista, Kubrick propone una ninfa moderna che rievoca un tema caro all’inizio del Novecento, trattato da molti intellettuali. I frame che vedono Lolita come protagonista assoluta della scena richiamano in maniera evidente la “Nascita di Battista”, quadro del pittore Domenico Ghirlandaio, presente all’interno della cappella Tornabuoni, in cui la fanciulla/ninfa incarna la potenza seduttrice della gioventù contrapposta al contegno delle altre donne presenti all’interno dell’opera, esattamente come Lolita, la cui potenza seduttrice per Nobokov stride con quella della madre e della altre donne che incontra nella sua quotidianità.

Baltus bei giorni - Lolita

2001: Odissea nello spazio, girato nel 1968, è il film in cui il colore debutta nell’opera di Kubrick. In questa pellicola è evidente il richiamo alle “Dune” di Mondrian e ai paesaggi deserti di Friedrich, le cui tonalità basse stridono con la vivacità di Mondrian.  Le sequenze di viaggio che vanno oltre l’infinito, l’esplorazione di dimensioni spazio-temporali differenti da quelle terresti, il richiamo ad un futuro fatto di immagini elettroniche e all’ iper-spazio ricordano Allen Jones ma anche Donald Judd e Sol LeWitt. Per comunicare la dimensione cosmica Kubrick si è avvalso chiaramente della Minimal Art, allestendo scene costituite da una geometria rigorosa e pura che diviene assordante. Il frame in cui è presente il monolito fa riferimento alle “Space columns “di Peter Kolinsnyk, presenti a Toronto e alle opere di William Turnbull.

Arancia meccanica è un film del 1971 in cui Kubrick fa uso ancora una volta della Pop art per mettere a nudo una società priva di valori, attraverso la messa in mostra di comportamenti o di oggetti, che assumono una forma grottesca, quasi caricaturale, di una realtà che non ha niente di unico ma diviene ogni giorno più conforme, più massificatoria e omogenea. Il film stesso è un’opera Pop, il colore è usato in maniera quasi fumettistica, unico modo per evidenziare l’andamento schizofrenico e l’ambiguità del protagonista. Nel film troviamo un chiaro riferimento alle sculture Henry Moore nelle sedie e nei tavoli dalle sembianze di donne nude all’interno del Korowa Milk Bar. L’appartamento della donna dei gatti è arredato in modo tale da evocare elementi di arte contemporanea: il fallo di gesso che ricorda “Princess” di Brancusi e “Great American nude” di Wesselmann. Famosissima è la scena dell’ora d’aria in cui Alex DeLarge si trova in carcere e che rimanda in modo esplicito alla “Ronda dei carcerati” di Van Gogh.

La ronda di Kubrik

Barry Lyndon, uscito nel 1975; è letteralmente un omaggio ai quadri del Settecento , impregnato di riferimenti ad opere di Reynolds, Hogarth, Füssli, oltre agli artisti italiani Longhi e Traversi. Kubrick riprende i colori della campagna irlandese, ma nel riprodurli sullo schermo non trae ispirazione dai paesaggi reali bensì dai dipinti, poiché solo le opere dell’epoca possono trasmettere quello che era il paesaggio del tempo. La vicenda stessa di Raymond Barry richiama il triste destino del gentiluomo protagonista del quadro “Matrimonio alla moda” di Hogarth; la fisionomia delle donne e le atmosfere che pervadono l’opera richiamano “La passeggiata del mattino” di Gainsborough mentre l’ispirazione a Traversi è evidente quando si osservano le scene di gruppo. In tutto la pellicola sono evidenti i richiami alle opere di Visconti.

Barry lindon-Mariage a la mode

Con Shining del 1980, Kubrick ribalta i canoni del cinema horror, il film inizia con le inquadrature in movimento dei paesaggi del Colorado che citano i tentativi di aero-pittura dell’artista italiano Dottori. La struttura claustrofobica dell’Hotel richiama, nelle scene del salotto e del bagno, l’Imperial Hotel di Tokyo progettato da Wright nel 1916.

L’ultimo film del regista è Eyes Wide Shut, uscito nel 1999, si tratta dell’opera più densa di richiami pittorici, grazie alla disposizione accurata dei colori con modalità “finzionali” opposte a quelle “emozionali” dei lavori precedenti, che ricollegano il film al testo al quale è ispirato, “Doppio sogno” di Schnitzler. Oltre ai riferimenti a Bosch nella scena orgiastica, sono presenti atmosfere secessioniste Klimtiane, evidenti dal momento in cui l’oro è spesso l’elemento più utilizzato nello sfondo, si pensi alle sequenze del ballo, in cui cascate luminose creano un clima sensuale che pervade tutta l’opera.

Kubrick mette in mostra nelle sue opere una ricerca maniacale del dettaglio e un desiderio esplicito di inserirvi riferimenti artistici. Tale accuratezza ricorda molto Visconti, anch’esso estremamente meticoloso nella ricostruzione degli ambienti e delle situazioni all’interno del quale si muovono i personaggi dei film; mentre il regista italiano faceva parte di una visione più ampia, quella neorealista, l’elogio che Kubrick fa all’arte è parte integrante del suo modo di concepire il cinema, considerato come un’arte estremamente evocativa che dunque non può essere disgiunta dalla pittura. Interessante il gioco di rimandi tra le due arti che vanno a costituire una doppia lettura delle opere arricchendone il significato e riuscendo nella straordinaria impresa di attribuire a ciascuna inquadratura diverse tipologie semantiche.

Angelica Tranelli

10/03/2016

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