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Sky Documentaries presenta “PerdutaMente”

“PerdutaMente” è il toccante viaggio di Paolo Ruffini alla scoperta dell’Alzheimer. Il docufilm è disponibile il 25 aprile su Sky Documentaries, on demand e in streaming su Now.

PerdutaMente: un docu-film che affronta la complessità del morbo di Alzheimer

PerdutaMente foto

Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, determinando decadimento fisico e cognitivo, perdita della memoria, della coscienza e della percezione del sé e della realtà.

Nel docu-film “PerdutaMente”, su Sky Documentaries lunedì 25 aprile alle 21.15, disponibile anche on demand e in streaming su NOW, Paolo Ruffini attraversa l’Italia per immergersi nella quotidianità di alcune persone affette da Alzheimer e delle loro famiglie. Famiglie definite ‘seconde vittime, in quanto si trovano ad affrontare un carico fisico ed emotivo enorme accompagnando i propri cari attraverso il doloroso cammino della malattia.

Paolo Ruffini narra l’amore dietro alla malattia

Le interviste di Ruffini raccontano diverse storie d’amore, e soprattutto diverse dimensioni dell’amore.  L’amore tra compagni di vita, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra fratelli e sorelle. Mentre la memoria della realtà viene progressivamente sgretolata dalla malattia, resta la memoria emotiva, che rappresenta l’unico legame che i pazienti conservano con la vita che li circonda.

“PerdutaMente” è diretto e prodotto dallo stesso Ruffini, affiancato da Ivana Di Biase nella regia e da Nicola Nocella, per Vera Film, nella produzione, insieme a WellSee, in collaborazione con la Fondazione Polli Stoppani e con il contributo di Roberto Cavalli. 

In un’intervista di qualche tempo fa a Repubblica Ruffini a spiegato cosa lo ha spinto a fare questo film:

“A muovermi è stata la curiosità. Prima non conoscevo questo mondo. E mi sembra particolarmente significativo che l’ispirazione sia arrivata in questo periodo di pandemia in cui siamo concentrati sulla malattia e non sulla salute; in cui parliamo di morte più che di vita. Manca una parte affettiva. La pandemia di certo non ha aumentato la solidarietà”

Maria Grazia Bosu

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