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Sanremo 2026: le case discografiche chiedono rimborsi più alti e libertà di azione

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Il Festival di Sanremo, uno degli eventi musicali più attesi in Italia, si prepara per la sua edizione del 2026, ma già emergono tensioni significative tra le case discografiche e gli organizzatori. Con l’avvicinarsi della kermesse, le richieste economiche da parte delle etichette musicali si fanno sempre più pressanti, sollevando interrogativi sul futuro della manifestazione. Le indiscrezioni lanciate da Andrea Laffranchi e Luca Dondoni mettono in luce un possibile boicottaggio da parte delle case discografiche se non verranno soddisfatte le loro richieste.

Le richieste economiche delle case discografiche

Mentre il direttore artistico Carlo Conti è già al lavoro per selezionare i brani che parteciperanno al Festival, il tema centrale sembra ruotare attorno ai costi di partecipazione. Secondo quanto riportato nel podcast “Pezzi di musica“, le case discografiche hanno chiesto un incremento dei rimborsi per i Big in gara. Nel 2025, il rimborso per ogni artista è stato fissato a 62mila euro, con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, per i gruppi, come i Coma Cose o i The Kolors, la cifra di base rimane invariata, ma si prevede un’aggiunta di 3mila euro per ogni membro extra.

Per quanto riguarda le nuove proposte, il rimborso è fissato a 25mila euro, ma le spese accessorie possono far lievitare i costi. In totale, si stima che un Big possa costare tra i 120 e i 150mila euro, escludendo i costi di produzione della canzone. Queste cifre pongono interrogativi sulla sostenibilità economica del Festival e sulla capacità delle case discografiche di supportare i propri artisti in un contesto così competitivo.

La serata delle cover e le sue complicazioni

Un altro aspetto critico riguarda la serata delle cover, un momento molto atteso dal pubblico ma che comporta una complessità organizzativa notevole. Attualmente, i rimborsi per gli artisti coinvolti sono divisi in due categorie: 4mila euro per gli artisti italiani e 8mila euro per quelli internazionali. Tuttavia, le case discografiche potrebbero decidere di offrire ulteriori somme per incentivare la partecipazione di Big, creando una situazione di incertezza economica.

Questo aspetto è particolarmente delicato, poiché non esiste un ritorno discografico garantito per i brani eseguiti durante la serata delle cover. È raro, infatti, che un pezzo interpretato in coppia o in gruppo possa avere un impatto significativo sulle vendite o sulle classifiche. Le case discografiche si trovano quindi a fronteggiare un dilemma: come garantire la partecipazione dei loro artisti senza compromettere la loro sostenibilità economica?

Rischi di boicottaggio e tensioni con la Rai

Le richieste delle case discografiche non si limitano ai rimborsi. Si solleva anche la questione della libertà di azione durante il Festival. Le restrizioni imposte da Rai Pubblicità, che vietano l’uso di marchi non convenzionati nella “zona rossa” del Festival, sono oggetto di forte critica. Questo divieto limita le possibilità di sponsorizzazione e visibilità per gli artisti, creando un clima di frustrazione tra le etichette.

Luca Dondoni ha evidenziato come le case discografiche stiano considerando un possibile boicottaggio del Festival. Per loro, il Festival rappresenta solo l’1% dell’anno, mentre per gli artisti è un’opportunità cruciale. Se non si raggiungerà un accordo soddisfacente riguardo ai rimborsi e alle libertà di azione, le etichette potrebbero consigliare ai loro artisti di non partecipare, un evento che avrebbe ripercussioni significative sull’immagine e sulla riuscita della manifestazione.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se le richieste delle case discografiche verranno accolte e se il Festival di Sanremo 2026 potrà svolgersi senza intoppi.

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Lori Menea

Lori Menea

Sono Lori Menea, attrice amatoriale e laureata presso l'Accademia di Belle Arti. Amo la musica classica e il mondo dello spettacolo, esplorando gossip, serie TV, film e programmi televisivi con passione e creatività.

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