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Robert Duvall, uno dei grandi di Hollywood

Nonostante abbia spesso interpretato ruoli da comprimario, Robert Duvall è uno di quegli attori difficili da dimenticare, la cui presenza lascia il segno in ogni pellicola interpretata.

Robert Duvall, il famoso colonnello di “Apocalipse Now”

Robert Duvall actorNato a San Diego il 5 gennaio del 1931 da un ammiraglio, Robert Duvall partecipa alla Guerra di Corea, prende un diploma in storia e politica, ma ben presto capisce che la sua strada è la recitazione. Oltre a frequentare i corsi di recitazione al Principia College di Elsah, nell’Illinois, studia alla Neighborhood Playhouse School del Theatre di New York City, in cui vive dal 1955. Divide così i primi entusiasmi di Broadway con i compagni d’appartamento Gene Hackman e Dustin Hoffman e inizia a prendere parte ad alcuni telefilm come “Playhouse 90” (1960) e “Alfred Hitchcock presenta” (1962).

Nel 1962 esordisce sul grande schermo con “Il buio oltre la siepe”, dove accanto a Gregory Peck, interpreta un minorato mentale. L’anno seguente è di nuovo con Gregory Peck e Tony Curtis in “Capitan Newman”, oltre a continuare a lavorare per la tv in telefilm come “Il virginiano” (1963) e “Ai confini della realtà” (1963). Al 1964 risale il suo primo matrimonio con Barbara Benjamin alla quale sarà legato fino al 1975. Nel 1966 lo troviamo con Robert Redford nel film di Arthur Penn “La caccia”, mentre nel 1968 viene diretto per la prima volta da Robert Altman in “Conto alla rovescia”.

Robert Duvall, grande interprete diretto da grandi registi

Sarà proprio sotto la guida di Altman e di Francis Ford Coppola che Duvall raggiungerà l’apice del successo.Per il primo reciterà infatti in “M.A.S.H.” (1970), “Nashville” (1975) e “Conflitto d’interessi” (1998); mentre per il secondo in “Non torno a casa stasera” (1969), “Il Padrino” (1972), dove viene nominato all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista, al suo seguito “Il Padrino – Parte II” (1974), dove veste nuovamente i panni di Tom, figlio adottivo e consigliere del boss mafioso Vito Corleone, “La conversazione” (1974) e “Apocalipse Now” (1979), dove è indimenticabile nel ruolo del tenente colonnello Kilgore, amante del surf, che attacca il nemico al suono della “Cavalcata delle Valchirie”, grazie al quale ottiene un BAFTA e un Golden Globe come Miglior Attore non Protagonista. Anche altri grandi registi si accorgono del suo stile e dell’impronta che dà ad ogni personaggio da lui interpretato: nel 1969 Henry Hathaway lo inserisce ne “Il Grinta”; George Lucas lo vuole in “L’uomo che fuggì dal futuro” (1971); Philip Kaufman ne “La banda di Jesse James” (1971); Sam Peckinpah in “Killer Élite” (1975); Sidney Lumet in “Quinto potere” (1976).

La prima regia e il meritato Oscar

Nel 1977 esordisce dietro la macchina da presa con il documentario “We’re Not the Jet Set”; è con Ernest Borgnine in “Io sono il più grande”, oltre a partecipare a “La notte dell’aquila”. Non passa inosservato ne “L’assoluzione” (1981) dove duetta con De Niro, e finalmente vince l’Oscar come Miglior Attore Protagonista con “Un tenero ringraziamento” (1983), dove interpreta un cantante country alcolizzato e canta le canzoni da lui composte per il suo personaggio. Ancora nel 1983 dirige e sceneggia “Angelo, amore mio”, proseguendo la sua carriera durante gli anni Ottanta in pellicole come: “Il migliore” (1984) di Barry Levinson e “Colors – Colori di guerra” (1988) di Dennis Hopper, dove è poliziotto accanto a un crudele Sean Penn. Sentimentalmente questo decennio lo vede sposato a Gail Young dal 1982 al 1986.

Nuova unione per gli anni Novanta con Sharon Brophy che diventa sua moglie nel 1991 fino al 1996. L’attore si darà finalmente pace nel 1997 quando inizierà una relazione con Luciana Pedraza, di ben 41 anni più giovane di lui, con cui convola a nozze il 6 ottobre del 2004. Intanto nel 1990 è nel cast di “Giorni di tuono” di Tony Scott con Tom Cruise e Nicole Kidman; nel 1993 è in “Geronimo” di Walter Hill e “Un giorno di ordinaria follia” di Joel Schumacher; nel 1994 è diretto da Ron Howard in “Cronisti d’assalto”; nel 1995 da Roland Joffé ne “La lettere scarlatta” e da Lasse Hallström in “Qualcosa di cui… sparlare” dove è il padre di Julia Roberts. Nel 1997 torna dietro la macchina da presa con “L’Apostolo”, mentre nel 1998 è con John Travolta in “A Civil Action”.

Il nuovo millennio per Robert Duvall

Non perde lo smalto con il nuovo millennio che lo vede nel cast di “Fuori in 60 secondi” (2000) di Dominic Sena; in quello di “John Q.” (2001) di Nick Cassavetes; in “Assassination Tango” (2002) di cui è anche regista; nel western “Open Range – Terra di confine” (2003); nella dissacrante commedia di Jason Reitman “Thank You For Smoking” (2005); nel poliziesco “I padroni della notte” (2007), nel drammatico “Le regole del gioco” (2007) e nella commedia “Tutti insieme inevitabilmente” (2008). Riuscitissima la piccola parte in “The Road” (2009) con Viggo Mortensen; seguito da “Crazy Heart” (2009) in cui figura anche come produttore. È ancora vincente in un ruolo da protagonista di “Get Low” (2009).

Salvatore Buellis

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