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Red Shoes: un film sulla ricerca della redenzione e del perdono

Red Shoes” è un film drammatico diretto dal messicano Carlos Kaiser Eichelmann, presentato in concorso al Festival di Venezia 2022 nella sezione Orizzonti Extra.

Red Shoes: una chicca del Festival di Venezia per Orizzonti Extra

Red Shoes recensione

Nell’immaginario comune le scarpe rosse sono diventate un simbolo di quel fenomeno che la stampa chiama “femminicidio”, ed è così dal lontano 2009 quando Elina Chauvet ne espose tante in luoghi pubblici. Le scarpe rosse erano presenti anche a Venezia 79, in occasione della presentazione di “Red Shoes” di Carlos Eichelmann Kaiser, co-produzione italo messicana e opera prima del regista che è anche giornalista.

L’attacco alla realtà sulla violenza alle donne è affrontato in chiave molto poetica. Le scarpe rosse sono di Rosa (Rosa Irine Herrera), che appare in una macchina che viaggia nella notte. La donna è figlia di Artemio per tutti Tacho (Eustacio Ascacio) che vive in un piccolo villaggio in Messico in estrema povertà.

Il film parte lentamente tra campi desolati e persone orribili che sfruttano i campesinos. Questo è il prologo della storia che poi si dipana nella grande metropoli, dove le persone vivono nella notte come fantasmi. É lì che il vecchio taciturno trova un’insperata ancora di salvezza in Damiana (Natalia Solian) una prostituta dal cuore tenero. La ragazza lo traghetta nell’inferno della violenza cittadina per aiutarlo a portare a casa i resti della figlia morta in un incidente di macchina in estrema solitudine.

Un film intenso dal tema forte

La regia di Carlos Eichelmann Kaiser è rigorosa e i suoi protagonisti parlano poco o nulla come Tacho, che compra delle scarpe rosse per poter seppellire degnamente Rosa. La solitudine della giovane e quella di Damiana si scopre figlia della violenza dell’uomo sulla donna, in cui uno è carnefice e l’altra vittima.

La fotografia riesce a portare lo spettatore prima nello squallido villaggio di Huayuthla e poi nella città illuminata da luci al neon dalle finestre di miseri alberghi fatiscenti.

Il regista ha affermato: “Il mio obiettivo non era dire le cose apertamente, perché l’intenzione principale è sempre stata quella di fare un dramma sottile e un film affermativo, dove il punto di vista non è quello della vittima ma quello del padre, che soffre per l’assenza della figlia, ma anche per la propria colpa, per i propri rimpianti”. Non sappiamo se ”Red Shoes” uscirà nelle sale italiane, ma è sicuramente un lavoro che merita una visione sul Grande Schermo per il tocco delicato usato nel raccontare la violenza sulle donne.

Ivana Faranda

21/09/2022

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