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Pasquale Squitieri: il regista muore a 78 anni

Pasquale Squitieri è stato un grande regista, sceneggiatore e politico italiano: laureato in giurisprudenza, Squitieri era però noto soprattutto per i suoi film storico-politici, che gli valsero non poche critiche, come il film Li chiamarono… briganti”. Il regista è scomparso oggi, a Roma, a 78 anni.

Pasquale Squitieri: addio al grande regista

Pasquale.Squitieri.

Il regista e produttore italiano Pasquale Squitieri.

Pasquale Squitieri si è spento all’età di 78 anni, questa mattina a Roma all’Ospedale Villa San Pietro, circondato dall’affetto della sua famiglia. Ad annunciare la terribile notizia sono stati: il fratello Nicola, la seconda moglie Ottavia Fusco e la figlia Claudia.

La seconda moglie Ottavia Fusco racconta all’ANSA : ” un anno fa, Pasquale è stato vittima di un terribile incidente stradale dal quale non si è mai ripreso e  le cui conseguenze, soprattutto negli ultimi periodi, lo avevano visto imbattersi in problemi di deambulazione” e conclude dicendo: “si è spento per complicanze respiratorie dovute a un enfisema. E’ stato sempre un accanito fumatore. Ma il suo amore per il cinema?: Quello è sempre rimasto immutato”.

Affermano, infine, i suoi più stretti familiari che la camera ardente sarà allestita domani, 19 febbraio, dalle 11.00 alle 18.00.

Da “Django sfida Sartana” a “I guappi”

Pasquale Squitieri non è stato solo regista, ma anche sceneggiatore e senatore eletto tra le fila di Alleanza Nazionale, e forse proprio la sua saggezza lo porta a toccare i più delicati temi della vita sociale, come quando in  “Il prefetto di ferro” (1977) e “Corleone” (1978) pone l’attenzione sui contatti tra mafia e politica, e dove in più recita anche Claudia Cardinale, attrice a cui era legato sentimentalmente dagli anni Settanta (si sposa però con Ottavia Fusco nel 2013).

Rappresenta temi come la droga in “Viaggia, ragazza, viaggia, hai la musica nelle vene” (1974) e “Atto di dolore (1990); ma anche capace con “Gli invisibili (1988) di rappresentare il terrorismo; fino ad arrivare con  “Il colore dell’odio” (1990) ad affrontare l’argomento dell’immigrazione.

Entra in scena però con stilemi del tutto differenti: ricordiamo il suo esordio come regista e sceneggiatore nel 1969 con “Io e Dio”. Si dedica al genere spaghetti western con “Django sfida Sartana” (1970) con lo pseudonimo di William Redford così come in  “La vendetta è un piatto che si serve freddo” (1971).

Tra i film stoico politici che hanno alzato molti polveroni critici abbiamo “I guappi “(1973), “Claretta” (1984) e il già citato “Li chiamarono… briganti!”(1999), film sul brigantaggio postunitario e sulla storia di Carmine Crocco, suo maggior rappresentante. Quest’ultima ritirata dalle sale cinematografiche secondo alcuni per l’insuccesso al botteghino.

Il ricordo di Pasquale Squitieri rimarrà sempre vivo, ha lasciato dei segni che non possono essere abbandonati o dimenticati. Così lo ricorda il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini: “Pasquale Squitieri, nato nel teatro e cresciuto nel cinema, ha attraversato autorevolmente con la sua opera quasi mezzo secolo di cinematografia italiana. Oggi la cultura italiana perde uno dei suoi autori più importanti”.

Addio Pasquale!

18/02/2017

Roberta Perillo

 

 

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