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Lontano lontano: presentato il film di Gianni Di Gregorio nel ricordo di Ennio Fantastichini

Presentato in anteprima al Torino Film Festival di Torino a Novembre, dove è stato accolto dagli spettatori con reazioni molto positive, arriva finalmente in sala il 20 febbraio “Lontano lontano“, il nuovo film di Gianni Di Gregorio.

Lontano lontano: pensionati in fuga

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Questo, nonostante sia una coproduzione italo-francese, è una sorta di film a centimetro zero, poiché molte delle location sono i luoghi dell’anima del regista, romano trasteverino, che riesce a trasferire nei suoi lavori quella ‘grazia intelligente’ che lo contraddistingue caratterialmente.

Il regista ha iniziato col raccontare che il tema del film gli è stato suggerito da Matteo Garrone, al quale è legato da una lunga collaborazione artistica. “Matteo mi ha chiamato suggerendomi di fare un film sui pensionati poveri che vogliono andare all’estero. Dicendomi che se non lo facevo io, che oramai sono esperto in tematiche della terza età, e pure della quarta, chi l’avrebbe mai fatto”.

Il film è il frutto di un lungo lavoro: “Ci abbiamo lavorato tanto, prima ho pensato ad un protagonista, poi sono diventati tre, poi la reale contingente, i continui sbarchi di disperati alla ricerca di un futuro migliore ha fatto si che emergesse un personaggio imprevisto, quello di Abu, il vero viaggiatore. Quando lavoro sono interessato a far emergere la parte buona di cui secondo me siamo tutti dotati, si tratta solo di rispolverarla. Quando poi sono entrati Ennio, che mi manca tantissimo, e Giorgio, le cose quasi mi sono sfuggite. Nonostante una sceneggiatura molto forte” loro sono riusciti ad aggiungere qualcosa di straordinario.

Lontano lontano: Giorgio Colangeli parla del clima sul set

Lontano lontano pellicola

Ha preso la parola Giorgio Colangeli, per raccontare di un pranzo fatto dopo una prova costumi, prima di girare, in cui tutti e tre si resero conto di avere un’intesa inusuale: “fare questo film è stato stare insieme ad amici e condividere” con loro ogni cosa. Ha poi aggiunto che riguardo “alla propensione a improvvisare, a integrare, è successo perché non abbiamo avuto restrizioni, e ce lo siamo potuti consentire perché la sceneggiatura era forte. Una scrittura ben circostanziata ci ha resi sicuri”.

L’attore ha ricordato di essere arrivato con la neve al primo dei due provini sostenuti per ottenere il ruolo, in bicicletta, con le mollette ai pantaloni, e di come “fin dal primo provino sono rimasto affascinato da Gianni, capendo poi che questo succede a tutti quelli che lo incontrano. Nel secondo provino c’era Ennio, avevo fatto solo una scena con lui ne “Il mostro di Firenze”, non avevamo mai lavorato assieme. Ricordo un viaggio Roma-Milano con lui e Alessandro Haber, non sono riuscito a dire una parola”.

Lontano lontano: Di Gregorio ha girato il film nei suoi luoghi del cuore

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Di Gregorio ha poi spiegato che, “anche se non sembra, c’erano cento location, avevo anche paura perché io li ci abito, vicino al bar San Callisto, mi conoscono tutti. Mi aspettavo sempre che saltasse fuori qualcuno che dicesse ‘Ma che state a fa’?’. Ero emozionato a girare proprio nella Piazza Santa Maria, dove ho sempre desiderato girare. Quelli sono luoghi di Roma che tutti riconoscono, anche all’estero”.

Il produttore Angelo Barbagallo ci ha tenuto a precisare che nel cinema di Gianni è tutto molto semplice, essenziale, e questo gli permette, per il suo modo di mettere in scena, di dare potenza alle immagini, nonostante non siano mai estetizzanti. Ha poi aggiunto che i film di Gianni sembrano semplici ma in realtà c’è un grande lavoro sulla sceneggiatura, e per lavorare assieme bisogna entrare in sintonia con lui, bisogna stargli vicino senza condizionarlo, le sue opere lo rappresentano completamente. Di Gregorio si è inserito nel discorso per dire che Barbagallo è un produttore vero, di quelli presenti, che ti fanno sentire al sicuro, un’intesa rafforzata dalla loro conoscenza lunga quarant’anni.

In un certo senso il film è un elogio alla lentezza, propria di una certa romanità: “Io sono romano, la elogio, anche se questo non sempre ti aiuta, pensate a che età ho esordito” ha affermato sorridendo. Secondo il regista c’è ancora uno zoccolo duro che conserva la dignità umana, e si muove cercando di fare meno danni possibile, e se può cerca pure di fare un po’ di bene. E poi non s’invecchia mai, se uno vuole fare una cosa può farla, l’importante è provarci.

Nel film il cibo ha un ruolo importante: “Giorgio non beve e non fuma, a differenza di Ennio e me, infatti nell’episodio del pranzo prima citato, ci sono venuti a prendere con la macchina, perché lui non l’aveva e noi non eravamo in grado di guidare. Già in “Pranzo di Ferragosto” tutto ruotava attorno al cibo. Anche qui, nonostante la minestrina povera del professore e i barbecue con due pezzetti di pollo, ha comunque uno spazio determinante.

Lontano Lontano: l’ultima interpretazione di Ennio Fantastichini

Angelo Barbagallo rimase stupito quando lesse la sceneggiatura di “Lontano lontano”, per come la figura di Attilio rappresentasse l’essenza di Ennio Fantastichini , che Di Gregorio non conosceva, così fu lui a proporlo per il ruolo, purtroppo l’ultimo prima della scomparsa.

Per Attilio “già nella prima scrittura avevo pensato ad un personaggio che ha bisogno di un tutor, è un po’ autobiografico, ho la figlia piccola di trent’anni che pur vivendo fuori m’incoraggia, mi ricarica, ed essendo fermamente convinto che la mente femminile abbia uno slancio in più, ho voluto che fosse proprio la figlia di Attilio a fargli capire cosa sia veramente un ‘poraccio’, a fargli capire come stanno le cose”.

Di Gregorio ha concluso dicendo che non riesce a fare più film per la sua difficoltà a essere veloce, per la necessità di vedere e rivedere ogni cosa. Mentre ragionava sul tema del film, prima di scrivere la sceneggiatura ha scritto un racconto sul tema, pubblicato da Sellerio, che in primavera pubblicherà un libro del regista, “cicciotto, con tre racconti”.

Maria Grazia Bosu

12/02/2020

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