Eco Del Cinema

Ecodelcinema intervista Janet De Nardis

Abbiamo incontrato Janet De Nardis, fondatrice e direttrice del Digital Media Fest. L’edizione 2021, che si terrà presso la Casa del cinema dal 10 al 12 dicembre,  sarà all’insegna dell’innovazione, di proposte versatili e di confronti mirati sul nuovo mercato audiovisivo nel ciclone della pandemia. La De Nardis ci ne parla con entusiasmo, nonostante le limitazioni imposte dalla crisi pandemica ancora in atto.

Cosa ti ha spinto a dedicarti con così tanta passione al Digital Media Fest?

Digital Media Fest immagine

Bella domanda! In realtà tanti motivi, primo fra tutti la passione per il mondo creativo e artistico, combinato ad una sostanziale consapevolezza che il cinema, e l’audiovisivo in particolare modo, sono in evoluzione e bisogna assolutamente sfruttare i mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione per cavalcare l’onda del cambiamento. E anche per poter contribuire in qualche modo nel mantenere prodotti di qualità. E come farlo al meglio se non facendo una selezione e mettendo in evidenza quelle che sono le opere più interessanti che circolano ad esempio libere sul web, e vengono realizzate da creativi che inizialmente non hanno un gancio col vero mercato. E noi facciamo proprio questo, creiamo il contatto tra i creativi, le produzioni, le distribuzioni e le istituzioni. Questo fa si che acceleriamo il processo di industrializzazione di certi prodotti, come abbiamo fatto con le web serie a partire dal 2012, quando neanche erano conosciute. In realtà non erano neppure contemplate nella legge, quindi, ad esempio, non potevano essere finanziate. Non potevano esserci bandi per le web serie perché non erano definite, c’erano cortometraggi, lungometraggi, mediometraggi, ma non esisteva il termine web serie. Noi abbiamo lavorato con le istituzioni anche finché ci fosse questo riconoscimento. Nel tempo ovviamente c’è bisogno anche di modernizzare il sistema legislativo e di conseguenza  il mercato. Negli anni abbiamo visto grandissimi cambiamenti, da che parlavamo di web serie oggi parliamo di virtual reality, di realtà aumentata, tutti prodotti che noi promuoviamo attraverso il festival.

Pensi che questo tipo di contenuti possa essere rivolto solo ad una certa fascia di età, o meglio che un utente più ‘adulto’ abbia difficoltà a recepire questo tipo di prodotto?

Io credo in assoluto che è solo una questione di tempi e di modalità. L’abbiamo dimostrato con questo momento, ahimè, di pandemia, che ha mille aspetti negativi ma sicuramente ha accelerato il processo di digitalizzazione in Italia. Abbiamo visto persone che non erano abituate a interagire attraverso internet farlo ora tranquillamente, attraverso le smart tv o anche gli stessi computer. Si è accelerato anche il processo che ha portato a un interesse verso prodotti diversi, anche più brevi come le web serie, oppure un interesse, ad esempio per chi ama la moda, per i fashion film. Secondo me a seconda delle esigenze del momento ci possono essere situazioni che portano molto più rapidamente verso la comprensione di linguaggi diversi. Credo che questo momento lo abbia dimostrato, senza giudizio di merito. Io sono un grande amante e fruitrice di prodotti cinematografici, adoro la sala e credo che il web in questo momento sia stato di supporto al prodotto audiovisivo perché purtroppo siamo stati costretti a non frequentare  le sale. Senza il web, senza la fruizione di nessun prodotto audiovisivo, sarebbe stata una catastrofe.

A volte le persone hanno problemi nel reperire un prodotto di qualità, il web è talmente ampio che per molti è difficile scegliere.

Digital Media Fest foto

Proprio per questo nove anni fa abbiamo creato questo festival. I festival selezionano nel mare magnum dei prodotti. E’ questo il grande lavoro che si fa, noi dei festival facciamo questo, passiamo tutto l’anno a intercettare opere, per fare poi una grande selezione. Ad esempio quello che è cambiato moltissimo dall’inizio ad oggi è che mentre prima i prodotti non erano tanti, soprattutto quelli interessanti, che quindi emergevano, era facile intercettare The Pills o The Jackal, oggi è complicatissimo. Questo per vari motivi: primo perché chiaramente ci sono molti più prodotti, e la maggior parte non è che siano prodotti di grande qualità, poi perché è diventato un mercato che fa gola alle Major. Si è quindi aggiunta la competizione con le grandi aziende, che stanno cavalcando l’onda. E chiaramente si confrontano con dei prodotti che non hanno la stessa forza produttiva, per cui valutare soltanto le idee diventa sempre più complicato.

Digital Media Fest: la crisi pandemica detta le regole del Festival

Io chiamerei questa un’edizione di transizione e di riflessione. Si denota una stanchezza creativa, io l’ho vista nei tantissimi prodotti che sono arrivati quest’anno, da ben venti paesi. Un po’ per il momento, un po’ perché era difficile fare tante cose in quest’ultimo anno e mezzo. Stiamo vivendo ancora in pandemia, la nostra stessa edizione di quest’anno non è full in presenza, è un ibrido. Io l’ho sempre detto noi facciamo un festival in presenza pur essendo un festival dedicato ai prodotti digitali proprio perché essendo prodotti digitali ne fruiscono già tutti in rete. Ma quello che conta per un festival è l’incontro, l’utente che incontra il suo beniamino, il creatore che incontra il produttore, i distributori che sono lì e vedono come nascono le opere, le istituzioni che sono presenti e vedono come questo mercato diventa sempre più grande, e quindi gli lasciano più spazio. Purtroppo in un’edizione come questa siamo stati limitati, è chiaro che tutta la parte internazionale viene esclusa. Tutto ciò che si può fare a distanza cerchiamo di farlo a distanza, facciamo in presenza tutto quello che non comporta grossi viaggi alle persone. E sicuramente questo è limitante, essendo noi siamo un festival internazionale, che lavora anche per creare incontri tra culture diverse, un aspetto questo che ha dato i suoi frutti un questi anni.  Sicuramente rispetto allo scorso anno che siamo andati on line essere ibridi è un grande passo avanti, ma bisogna essere consapevoli che occorre ancora cautela.

Digital Media Fest: un’edizione di riflessione

Parlo di un’edizione di riflessione perché è importante riflettere assieme per cercare i punti positivi dai quali ripartire. Ad esempio, con il MiC e con Roma Lazio film Commission e altre realtà istituzionali, faremo un incontro in cui parleremo di quelli che sono i numeri positivi: questo è stato l’anno in cui ci sono stati più produzioni cinematografiche di sempre in Italia. Un dato incredibile, positivissimo, dato però da una serie di motivi che andremo ad analizzare, da cui dovremmo prendere spunto per il futuro, quando si ritornerà alla normalità. Dall’altra parte occorre capire anche, con tutte queste opere nel cassetto, come risolviamo il problema della distribuzione, perché non essendo tornati alla normalità non si va in sala. Quindi il mondo digitale torna un’altra volta utile, ma come? Quindi capiamo, e definiamo in questo senso un momento di riflessione.

La De Nardis conclude la nostra chiacchierata con una curiosità relativa all’edizione alle porte:

Nei prodotti che sono arrivati quest’anno abbiamo notato che c’è stata quasi una netta distinzione di genere. Nelle web serie abbiamo visto che la maggior parte dei prodotti è di commedia, mentre i cortometraggi sono sostanzialmente dei drama. Come se avessero scelto un diverso mezzo espressivo a seconda dell’idea che avevano, un’interessante divisione, che a noi risulta da una quantità importante di prodotti che ci sono arrivati.

Maria Grazia Bosu

25/11/2021

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