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Il carismatico Christoph Waltz alla Festa del Cinema di Roma 2017

Christoph Waltz, attore austriaco e vincitore di due Premi Oscar, ha incontrato il pubblico in Sala Petrassi all’Auditorium Parco della Musica, nel corso della Festa del Cinema di Roma 2017.

Festa del Cinema 2017: Christoph Waltz, un cattivo che ci sa fare

Christoph Waltz attore

Una sala gremita e scroscianti applausi hanno accolto Christoph Waltz, che ha saputo raccontarsi al suo pubblico in modo simpatico e brillante. Vengono mostrati alcuni film della sua lunga carriera: a partire dai lavori con Quentin Tarantino, “Bastardi senza gloria” e “Django Unchained”, che gli sono valsi due Premi Oscar come Miglior Attore Non Protagonista, fino all’ultimissimo “Downsizing”, di Alexander Payne, che ha aperto la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2017; ogni pellicola fornisce lo spunto per nuove domande.

Col savoir-faire che contraddistingue anche le sue performance attoriali (e che ci ha fatto amare persino personaggi detestabili come il Colonnello Hans Landa in “Bastardi senza gloria”), Waltz ha raccontato la sua collezione di ruoli da “antagonista, anche se, assicura,  nei molti film in cui ha recitato, anche nei 35 anni da attore prima di approdare a Hollywood, non è sempre stato il cattivo. Tuttavia, secondo il suo parere, sono proprio loro i personaggi  più interessanti, loro che, al contrario dei protagonisti, e loro avversari, hanno una vasta gamma di possibilità, e sono quindi il motore che fa andare avanti la storia.

Festa del Cinema 2017: tra l’improvvisazione sopravvalutata e l’importanza dell’immaginazione

Christoph Waltz fa emergere il profondo rispetto che nutre nei confronti della sceneggiatura e parla di quanto l’improvvisazione, per lui, sia sopravvalutata, e si riduca semplicemente a una carta da giocare nel caso si abbia un blocco nella recitazione. Nei film di Tarantino, in particolar modo, tutto è scritto, (anche “Bingo!”), il regista e sceneggiatore crea il personaggio nella sua mente e poi lo libera, ricavandone un’immagine sfaccettata che lo ritrae in ogni suo comportamento; ed è proprio questo che Waltz apprezza maggiormente nella figura del regista di “Djando Unchained”: il modo in cui persino l’aspetto visivo delle sue pellicole riporti comunque alla scrittura, il fatto che “tutto è nella scrittura”.

Mancanza di improvvisazione e fedeltà al copione, però, non significano povertà di idee per l’attore austriaco, che giudica sopravvalutata l’immersione completa nel personaggio di cui si devono vestire i panni, poichè è l’immaginazione lo strumento più importante per interpretare un ruolo. E aggiunge inoltre, che recitare ed essere una star sono due cose diverse e, per come la vede lui, non si possono distinguere gli attori in bravi e non bravi: probabilmente esiste la parte perfetta per tutti, anche se forse, a volte, si trova in cielo, tra le stelle.

Vengono poi proiettati in sala i tre film scelti da Christoph Waltz: “Il momento della verità” di Rosi,  “Vivere” di Kurosawa e “I vitelloni” di Fellini; sono opere che, secondo lui, hanno un filo comune, poichè sono storie di eroi non convenzionali, racconti di persone che vogliono trovare un posto nella loro epoca, che vogliono cambiare le cose,  lasciare un segno. Tuttavia, se gli chiedessero di scegliere un film da portare con sè su un’isola deserta, Waltz ammette che non saprebbe rispondere, potrebbe morire di fame e sete prima di nominare un titolo, e probabilmente dopo mezz’ora avrebbe cambiato idea. Ma, ci ricorda, è importante vivere le nostre vite con il cinema.

Alla fine, tra applausi entusiastici, illuminato dai flash, elargisce sorrisi al pubblico che si era accalcato sotto di lui, e non nega nemmeno qualche autografo.

26/10/2017

Giada Aversa

 

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