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Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore – Recensione

Marco Spagnoli firma un documentario imperfetto ma originale in cui racconta il forte legame che ha sempre unito Walt Disney e l’Italia

Regia: Marco Spagnoli – Cast: Serena Autieri, Vincenzo Mollica, Edoardo Bennato, Bruno Bozzetto, Fausto Brizzi, Massimo Caviglia, Oscar Cosulich, Enzo D’Alò, Roy De Leonardis, Fabio De Luigi, Elio Fiorucci, Fabiana Giacomotti, Marco Giallini, Fabio Licari, Lillo & Greg, Vincenzo Mollica, Giovanni Muciaccia, Micaela Ramazzotti, Riccardo Scamarcio, Giacomo Scarpelli, Luca Ward, Silvia Ziche, Enrico Brignano – Genere: Documentario, colore, 62 minuti – Produzione: Italia, 2013, The Walt Disney Company, Kobalt Enterteinment – Data di uscita: 10 febbraio 2014.

waltdisneyelitaliaIn occasione dell’uscita nelle sale italiane, il 20 febbraio 2014, di “Saving Mr. Banks”, la storia sulla realizzazione dell’ultimo film di Walt Disney, “Mary Poppins”, il circuito The Space Cinema porta sul grande schermo per tre giorni il primo documentario europeo sul padre dell’animazione, “Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore”.

Come chiarisce già il titolo, quella di Marco Spagnoli non è affatto una pellicola volta a far conoscere biografia e opere di Walt Disney nel senso storico stretto, al contrario vuole ripercorrere le tappe di un percorso che hanno portato la cultura italiana a inglobare completamente i personaggi nati dalla matita del grande animatore fino a cessare di considerarli un prodotto estero.

D’altronde si sa che fin dai primordi l’Italia ha manifestato una vera e propria passione per paperi e topi tanto da diventarne essa stessa produttrice. Il fumetto “Topolino” non nasce negli USA, bensì nel Bel Paese nel 1932, e da allora, benché il magazine prenda piede in tutto il mondo, la nostra patria ne resterà per sempre la culla. Siamo noi a sfornare i più grandi disegnatori della storia di “Topolino”: Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano, Luciano Bottaro non sono soltanto tra i più prolifici artisti che il magazine Disney abbia mai avuto nel mondo, ma hanno soprattutto il merito di aver dato vita a personaggi indimenticabili come Brigitta e Paperinik.

Non c’è dunque da stupirsi se la Disney sia ormai parte della cultura nostrana tanto quanto la pizza o la vespa. Generazioni di bambini hanno imparato a leggere dai baloon dei personaggi di “Topolino” o hanno scoperto la sala cinematografica grazie a un cartoon Disney.

Quello che fa Marco Spagnoli è dunque raccogliere testimonianze di questa storia d’amore tra Walt Disney e l’Italia, sia grazie a filmati dell’epoca in cui il cineasta visita il nostro Paese o si relaziona con importanti personalità italiane del secolo scorso, come Federico Fellini; sia tramite interviste a famosi personaggi dello spettacolo e della cultura nostrana.

E in questo secondo elemento sta la debolezza del documentario. Fatta eccezione per la disegnatrice Silvia Ziche, il regista di film d’animazione Enzo D’Alò e il grande fumettista e animatore Bruno Bozzetto, tutti gli altri interventi appartengono a personaggi che conoscono superficialmente la Disney e il mondo dell’animazione e che parlano del loro rapporto, di bambini prima e di adulti poi, con i prodotti del mitico Walt come ne potrebbe parlare qualsiasi italiano medio.

Ci chiediamo allora se non sarebbe stato più efficace fare le stesse domande alla gente comune, permettendo al pubblico di immedesimarsi meglio negli interventi ed evitando il rischio che lo spettatore possa erroneamente considerare parole di esperti i commenti di volti noti del nostro spettacolo.

“Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore” ha il merito di partire da un soggetto molto interessante e originale, che viene però sviluppato con mediocrità. Marco Spagnoli decide di indirizzare il suo documentario agli appassionati, a chi di Disney e dei suoi prodotti sa già tutto e prova un tale affetto nei confronti del mitico Walt da commuoversi anche soltanto sentendolo nominare. Il suo film è difatti una dichiarazione d’amore a un mito del cinema e a un uomo che ha speso la sua vita cercando di trasmettere uno dei messaggi più autentici e più coraggiosi di sempre: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”.

Prima di diventare uno degli artisti più famosi del mondo, Walt Disney non era altro che un ragazzino che vendeva giornali e che fece di tutto per realizzare ciò che riusciva concretamente a vedere nella sua testa. Gli stessi che l’avevano deriso e chiamato “pazzo” quando ipotecò la sua casa per terminare la produzione di “Biancaneve e i sette nani” furono costretti a ricredersi e lo definirono “genio” quando il primo lungometraggio animato della storia del cinema occidentale uscì nelle sale.

Sì, non c’è dubbio che gli interventi di Edoardo Bennato, Fausto Brizzi, Marco Giallini, Lillo & Greg, Micaela Ramazzotti, Riccardo Scamarcio, Luca Ward ed Enrico Brignano siano a tratti molti divertenti e riescano a farci rivivere per un’ora gli anni dell’infanzia, ma troppo spesso si ha l’impressione che nessuno di loro provi veramente quell’affetto sincero proprio dei fan di Walt Disney. E in una storia d’amore come quella che Marco Spagnoli si era ripromesso di fare la scintilla ci vuole.

Corinna Spirito

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