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Peter Greenaway

Biografia

Peter Greenaway è un pittore, regista e sceneggiatore gallese, considerato come uno dei più significativi cineasti britannici contemporanei, occupando più che meritatamente un posto centrale nel dibattito sul cinema d’autore e sui più importanti registi sperimentali.

Peter Greenaway, la stella del cinema d’autore britannico

(Newport, 5 aprile 1942)

peter greenaway bioPeter Greenaway è nato a Newport, in Gran Bretagna il 5 aprile 1942, a pochi chilometri da Cardiff, nel cuore del Galles industriale, in una famiglia della piccola borghesia: la madre insegnante, il padre commerciante. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Greenaway decide di lasciare la città, per evitare il rischio dei bombardamenti e si stabilisce in campagna, nell’Essex, dove il piccolo Peter cresce e viene educato. Fin da bambino mostra un grande interesse per l’arte, tanto che decide di fare il pittore.

L’ispirazione alla Nouvelle Vague francese

Nel 1962 si trasferisce a Londra, iscrivendosi al Walthamstow College per studiare belle arti. Intanto scopre il cinema, rimanendo influenzato dai capolavori della Nouvelle Vague francese, specialmente da Godard e Resnais, oltre che da Bergman e Fellini. Quasi per gioco realizza dei cortometraggi e successivamente viene assunto al Central Office of Information, un ufficio statale che produce campagne informative di interesse pubblico. Qui si fa le ossa per parecchi anni lavorando prima come montatore e poi come regista. Nei ritagli di tempo, spesso con i materiali raccolti durante il lavoro, produce corti sperimentali come “Train”(1966), che raffigura l’arrivo dell’ultimo treno a vapore nella Waterloo Station commentato da musica elettronica (chiaro riferimento a “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”).

L’ambizione con i film sperimentali

Negli anni Settanta, ormai padrone del mezzo artistico, realizza film sperimentali sempre più lunghi e ambiziosi. Nel 1978 il British Film Institute gli produce “Un viaggio attraverso H”, il viaggio di un ornitologo attraverso la mappa di un paese fittizio. Il cortometraggio vince diversi premi anche negli USA. Nel 1980 esce “Le cadute – The Falls” un ambizioso mediometraggio che colleziona assurdi materiali associati al volo in relazione a 92 vittime di morte violenta.

Fin da questi film sperimentali è chiara la vocazione estetica di Peter Greenaway, influenzata dalla pittura rinascimentale italiana e fiamminga, dalla teoria matematica e dalle strutture ripetitive e ossessive. I suoi corti, come poi i futuri film, affrontano ripetutamente il contrasto fra corpo nudo e forma astratta, natura e architettura, piacere sessuale e morte violenta. Fin dai primi tentativi sperimentali Greenaway dedica una particolare attenzione alle colonne sonore dei suoi film, collaborando spesso con l’amico e grande compositore Michael Nyman.

La passione per i racconti di storie estreme

Nel 1982 esordisce col suo primo film narrativo, “I misteri del giardino di Compton House”. Ambientato in un Settecento a metà fra Fellini e Kubrick, la pellicola, ispirandosi anche a “Blow Up” di Antonioni, racconta di un disegnatore di paesaggi che finisce per scoprire un delitto tramite gli indizi nascosti nei suoi disegni. Il film diventa subito un cult movie e Greenaway comincia ad avere seguaci in tutta Europa. I successivi “Lo zoo di Venere” (1985) e “Il ventre dell’Architetto” (1987) confermano il gradimento del pubblico per le storie estreme costruite dal regista britannico. Il primo narra di due zoologi ossessionati dal sesso, dalla simmetria e dalla putrefazione, il secondo delle vicende di un architetto che, arrivato a Roma per organizzare una mostra, si ammala di tumore scivolando lentamente nella follia.

“Giochi nell’acqua” (1988) mette in scena un’altra delle ossessioni di Greenaway, quella per l’annegamento, in una storia surreale che vede tre generazioni di donne affogare i rispettivi mariti con la complicità interessata di un eccentrico medico legale. Il lungometraggio è caleidoscopico, scandito da elenchi, numerazioni, elementi simbolici e regolamenti di giochi assurdi. “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” (1989) è forse il film più noto e controverso di Greenaway. Con lo stile di una tragedia elisabettiana modernizzata, si racconta la storia di un violento gangster e della sua donna che si innamora di un mite professore di storia, il tutto condito da simbolismi cromatici, complicati banchetti, estenuanti dialoghi e cannibalismo.

Tecniche digitali e calligrafia per le pellicole anni ’90 di un Peter Greenaway avanguardista

Gli anni ’90 si aprono per Greenaway con lo spettacolare “L’ultima tempesta” (1991), un barocco adattamento cinematografico della “Tempesta” di Shakespeare, magistralmente interpretato dall’erede di Laurence Olivier, sir John Gielgud. Il successivo “Il bambino di Macon” (1993), violenta satira delle menzogne del potere, non riscuote però molto successo. I tempi stanno cambiando e l’intero sistema del cinema d’autore europeo entra in sofferenza. “I racconti del cuscino” (1995), che utilizza tecniche digitali all’avanguardia mescolando immagini e calligrafia per raccontare una storia di erotismo e morte non riesce a recuperare l’attenzione dei fan, come pure un mezzo insuccesso si rivela il felliniano “8 donne e mezzo” (1999).

Dopo il 2000, Greenaway si avvicina sempre più a forme visuali alternative come le installazioni site specific, la scenografia per l’opera o la fotografia. I suoi film diventano degli ibridi fra cinema, documentario e video arte, provocando polemiche a non finire, ma rimanendo visualmente impressionanti. Notevole la trilogia di “Le valigie di Tulse Luper” un complesso e bulimico progetto multimediale poi uscito al cinema in due parti nel 2003, e la serie di film dedicati ai grandi pittori europei, fra cui spicca il magistrale “Nightwatching” (2007) un viaggio intellettuale e critico all’interno del capolavoro di Rembrandt “La ronda di notte”. Del 2008 è invece “Rembrandt’s J’accuse”. Greenaway insegna cinema presso la European Graduate School in Svizzera.

Nel 2016 collabora alla realizzazione del film “Shchukin, Matisse, Dance and Music”.

Isabella Gasparutti

Filmografia

Peter Greenaway Filmografia – Cortometraggi

peter geenaway film

Scena tratta da “Lo zoo di Venere”.

  • Tree (1966, 16 min)
  • Train (1966, 5 min)
  • 5 Postcards From Capital Cities (1967, 35 min)
  • Dear Phone (1976, 17 min)
  • Revolution (1967, 8 min)
  • Love Love Love (1968)
  • Intervals (1969, 7 min)
  • Erosion (1971, 27 min)
  • The Coastline (1976-1983)
  • H is for House (1974, 10 min; riedito nel 1978)
  • Finestre (1975, 4 min)
  • Water (1975, 5 min)
  • Water Wrackets (1975, 12 min 40 sec)
  • Goole by Numbers (1976)
  • Cut Above The Rest (1978)
  • Eddie Kid (1978)
  • Vertical Features (1978, 45 min)
  • A Walk Through H. (1978, 41 min)
  • One to One Hundred (1978, 4 min)
  • Leeds Castle (1979)
  • Women Artists (1979)
  • Act of God (1980, 25 min)
  • Zandra Rhodes (1979, 15 min)
  • Lacock Village (1980)
  • Country Diary (1980)
  • Terence Conran (1981)
  • Four American Composers (1983, 55 min)
  • Making A Splash (1984, 25 min)
  • I nside Rooms – 26 Bathroom (1985, 25 min; il primo di una serie di 6)
  • The Obscene Animals Enclosure (1986)
  • A TV Dante (1987)
  • Dear Boullee (1987)
  • Death in the Seine (1989, 44 min)
  • Hubert Bals Handshake (1989, 5 min)
  • A TV Dante (1989, 8 episodi di 10 min l’uno)
  • The Physical Self (1991)
  • M is for Man, Music, Mozart (1991, 29 min) Una puntata di una serie di sei per la televisione
  • Flying out of this world (1992)
  • 100 Objects to Represent the World (1992)
  • Rosa (1992, 15 min)
  • Darwin (1992)
  • Some Organizing Principles (1993)
  • Watching Water (1993)
  • Stairs Geneva (1994)
  • Rosa, A Horse Drama (1994, 80 min)
  • Stairs Münich (1995)
  • Stairs 1 Geneva (1995)
  • Lumière and Company (1995)
  • Cosmology (1996)
  • Spellbound (1996)
  • 100 Objects To Represent The World (1997)
  • Flying over water (1997)
  • 100 Allegories To Represent The World (1998)
  • Christopher Columbus (1998)
  • Death of a Composer (1999)
  • Writing To Vermeer (1999)

Peter Greenaway Filmografia – Lungometraggi

  • Le cadute (1980)
  • I misteri del giardino di Compton House (1982)
  • Lo zoo di Venere (1985)
  • Il ventre dell’architetto (1987)
  • Giochi nell’acqua (1988)
  • I morti della Senna (1989, 44 min)
  • Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989)
  • L’ultima tempesta (1991)
  • The Baby of Mâcon (1993)
  • Lumiere and Company (Sperimentale, 1995)
  • I racconti del cuscino (1995)
  • 8 donne e ½ (1999)
  • Progetto multimediale Le valigie di Tulse Luper
  • The Tulse Luper Suitcases: Antwerp (2003)
  • Le valigie di Tulse Luper (2003)
  • The Tulse Luper Suitcases, Part 3: From Sark to the Finish (2003)
  • The Tulse Luper Suitcases, Part 2: Vaux to the Sea (2004)
  • Nightwatching (2007)
  • Ripopolare la reggia (2007)
  • Rembrandt’s J’accuse (2008)
  • The Marriage (Documentario, 2009)
  • 4 Storms and 2 Babies (2012)
  • Goltzius and the Pelican Company (2012)
  • 3X3D (2013)
  • Food for Love (2013)
  • Eisenstein in Guanajuato (2014)
  • Shchukin, Matisse, Dance and Music (2016)

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