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Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il Mare dei Mostri – Recensione

Il regista Thor Freudenthal porta sul grande schermo il secondo capitolo della saga di “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo” nel tentativo di insegnare la mitologia greca a suon di modernità

(Percy Jackson & the Olympians: The Sea of Monsters) Regia: Thor Freudenthal – Cast: Logan Lerman, Alexandra Daddario, Kaya Scodelario, Jake Abel, Melina Kanakaredes – Genere: Avventura, colore, 106 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 12 settembre 2013.

percyjackson-ilmaredeimostri Torna in sala il secondo capitolo della saga di “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo”. Questa volta il giovane semidio, figlio di Poseidone, ha a che fare con una nuova avventura epica nel cosiddetto ‘Mare dei Mostri’, che gli umani conoscono come il Triangolo delle Bermuda. Per salvare l’Olimpo e il Campo Mezzosangue, Percy e i suoi compagni devono recuperare il Vello d’Oro, capace di riportare in vita qualsiasi cosa. Per riuscire nell’impresa il gruppo dovrà, però, sconfiggere numerosi nemici, primo fra tutti il malvagio Kronos, padre di Zeus, Poseidone e Ade.

Ancora una volta assistiamo al tentativo di trasporre in chiave moderna la mitologia greca, cercando in questo modo di renderla più accessibile al pubblico giovanile. Si tratta di un tentativo nobile ma, in questo caso, non ben riuscito: più che svecchiare i miti e i valori antichi, infatti, il film sembra cadere in una semplificazione eccessiva di essi

Nonostante la storia sia lineare, è inevitabile notare come i personaggi che ruotano intorno al protagonista manchino di spessore, rimanendo poco più che delle comparse. Anche il nuovo personaggio che affianca Percy e che gioca un ruolo chiave nella sua missione, come nel privato, in realtà finisce per avere, al pari degli altri, una mera funzione di supporto al protagonista.

Tra riferimenti alla mitologia e richiami all’era moderna, il film non manca di affrontare alcune tematiche, di per sé profonde, con l’intenzione di diffondere dei messaggi positivi al pubblico giovanile, cui la pellicola è indubbiamente indirizzata. Pensiamo, ad esempio, al tema della diversità, spesso vista come una minaccia, e che invece, superati i pregiudizi iniziali, si rivela tutt’altro che pericolosa; oppure alla riflessione sull’essere o meno artefici del proprio destino. Nonostante i buoni propositi, però, anche in questo punto la pellicola continua a rimanere superficiale, in quanto si limita a sorvolare i temi appena elencati, senza mai riuscire a toccarli veramente.

Dal punto di vista grafico e visivo, il film gioca prevalentemente sul contrasto dei colori, grazie al quale si enfatizza la contrapposizione tra mondo fantasy-mitologico e mondo reale: mentre nelle scene ‘fantasy’ prevale nettamente il colore, in quelle ambientate nel mondo reale è il grigio a farla da padrone.

Nel complesso la pellicola appare come un miscuglio di avventura, ironia e azione: tutti ingredienti di potenziale successo – soprattutto tra un pubblico giovanile – che, però, in questo caso, non riescono a riscattare il film da una frivolezza generale.

Francesca L. Sanna

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