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La bambina che non voleva cantare – Recensione del film di Costanza Quatriglio

“La bambina che non voleva cantare” e la grande artista che è diventata

La bambina che non voleva cantare

Sospeso tra favola e racconto autobiografico, “La bambina che non voleva cantare” fa luce su una tra le più importanti e apprezzate cantautrici degli anni ’70 e ’80. Dallo stile innovativo, rimandando a quello che è stato il rock italiano, con il film, Costanza Quatriglio torna al genere di finzione, dopo un lungo periodo dove ha prediletto il documentario. E lo fa realizzando una pellicola di estrema dolcezza, pura e piena d’amore, proprio com’è la bambina, poi adolescente, protagonista della storia. In uscita su Rai 1 il 10 marzo 2021 il film si compone di un cast di ottimi attori come Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Sergio Albelli, Paola Minaccioni e Tecla Insolia.

Nelle campagne attorno alla Livorno degli anni ’60, la serenità e l’unione di una famiglia è messa a dura prova dalla malattia della madre: Viviana. Imprigionata nella depressione, un male che in quegli anni era fin troppo sconosciuto, ritrova la gioia di vivere solo in alcuni momenti: quando sua figlia più piccola canta. La prima volta che la sua famiglia si rende conto del dono della bambina, ognuno trova in quel canto un’azione salvifica, la consapevolezza di un desiderio e una ragione di vita. Ma la piccola non ha interesse nel canto né si rende conto di quanto sia prezioso ciò che possiede. “La bambina che non voleva cantare” non è altri che Nada Malanima, vincitrice del Festival di Sanremo a 18 anni. Consacrata come una delle più amate cantautrici italiane, durante la sua infanzia e adolescenza, la giovane ha vissuto il suo talento con molti sentimenti contrastanti.

Un approccio umano per un pubblico ampio

La bambina che non voleva cantare

Il film della Quatriglio è una celebrazione delle difficoltà di tutti i bambini e tutti gli adolescenti, non solo della grande artista che diventerà Nada. “La bambina che non voleva cantare” affronta temi universali. La storia di Nada diventa portavoce di un’evoluzione di cui tutti fanno parte, perché non è mai troppo tardi per crescere. Nada diventa il centro dei tormenti, dei problemi e delle gioie di tutti, il collante che fa esprimere ad ognuno il proprio sé. Dal padre, uomo mite e buono, al maestro di canto, innamorato dell’idea di amore che crede irraggiungibile, fino alla madre, provata da un qualcosa che non conosce.

Focalizzandosi su un dolce e commovente equivoco infantile e cioè la convinzione di Nada che il suo cantare possa salvare la madre, la bambina che non voleva cantare diventa l’artista che trova in quel dono la propria espressione. Cambiando registro e sciogliendo ogni dubbio iniziale nella seconda metà del film, dando spessore a ogni personaggio, la pellicola non trascura neanche gli elementi a margine della storia. Il dolore, collegato all’incoscienza, di una malattia curata con metodi brutali, così come quelle passioni dimenticate che per anni definiscono le persone, al compiacere chi si ama, sono tutti temi affrontati nel corso del film.

Una storia di personaggi

La bambina che non voleva cantare

Ogni personaggio, dai fondamentali ai secondari, rappresenta un sentimento, una visione del mondo e un esempio per Nada, tutti quegli esempi che andranno a costruire la propria identità. “La bambina che non voleva cantare” è una continua sorpresa, che fa luce su fatti realmente accaduti e al tempo stesso cerca di trasmettere ciò che realmente conta nella vita. Un film fortemente emotivo che riesce a coinvolgere sia lo spettatore nostalgico dell’epoca che il più giovane ignaro di una storia d’altri tempi. Ma di certo non ignaro di quel processo di crescita con cui chiunque, prima o poi, dovrà fare i conti.

26/02/2021

Giorgia Terranova

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