Eco Del Cinema

Il terzo tempo – Recensione

Nuove possibilità, rinascita, voglia di ricominciare, questi i temi dell’opera prima di Enrico Maria Artale, “Il terzo tempo”, il tutto attraverso il rugby, dentro e fuori dal campo, vero e proprio specchio della vita

Regia: Enrico Maria Artale – Cast: Stefania Rocca, Stefano Cassetti, Margherita Laterza, Lorenzo Richelmy – Genere: Drammatico, colore, 94 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 21 novembre 2013.

terzotempolocandinaSamuel (Lorenzo Richelmy) è un ragazzo difficile, rinchiuso in un carcere minorile, con alle spalle una famiglia disagiata. In regime di semilibertà viene affidato ad un tutor, Vincenzo (Stefano Cassetti), uomo complicato che ha perso la moglie in un tragico incidente, ex campione di rugby che non riesce a staccarsi dalle glorie del passato ed in forte crisi esistenziale.

L’incontro – scontro tra il giovane turbolento e l’allenatore problematico sarà fondamentale per entrambi e la figura della figlia di Vincenzo, Flavia (Margherita Laterza), avrà la sua parte nell’evoluzione del racconto.

Il rugby è il vero motore e collante di tutta la narrazione, con le sue ‘leggi, ma non regole’, per cui ‘se rimani in piedi, i tuoi compagni ti sosterranno’: ultimamente, grazie ai suoi principi, questo sport sta avendo sempre più crescente seguito in Italia, col mito del ‘terzo tempo’ fuori dal campo a far da padrone.

Se l’eccessiva mitizzazione di questo sport può essere letta come un limite dell’intera pellicola, per il resto il lavoro di Enrico Maria Artale si può definire come un vero e proprio ‘film sportivo’, ben scritto, girato con la steadycam, che si ‘tuffa’ nelle mischie e dona veridicità alle vicende sul campo, esatto specchio di quelle della vita.

Richelmy è a suo agio nella parte, così come la giovane Laterza, qualche dubbio invece suscita l’interpretazione di Vincenzo da parte di Stefano Cassetti, non perfettamente calato nella sua parte.

Un cenno infine alla colonna sonora, interamente realizzata dalla formazione Ronin, già sentiti in ‘Vogliamo anche le rose’ di Alina Marrazzi: ben scritta e assolutamente adatta alle scene.

Salvatore Cusimano

scusimano@libero.it

Articoli correlati

Condividi