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Il quinto potere – Recensione

Il quinto potere: un’analisi poco incisiva sulla libera informazione di Assange e del suo WikiLeaks

(The Fifth Estate) Regia: Bill Condon – Cast: Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Laura Linney, Carice van Houten, Dan Steven – Genere: Thriller, colore, 129 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 17 ottobre 2013.

il-quinto-poterePer coloro che ancora si chiedono chi sia Julian Assange e cosa sia WikiLeaks arrivano, finalmente, le risposte. La creatura digitale, nata dal genio cyberpunk di un giovane australiano, ha le fattezze di una piattaforma online che dà la possibilità di trasmettere in forma anonima notizie riservate. Wikileaks , in breve tempo, riesce a svelare una tale quantità di segreti governativi e crimini aziendali da far impallidire i più rinomati mass media, trasformando Assange da oscuro dispensatore di informazioni top secret a uomo da prima pagina.

Insomma il regista de “Il quinto potere”, come spesso capita al protagonista del film, ha per le mani materiale molto scottante e dal potenziale enorme. Bill Condon potrebbe travolgere il pubblico ma non sferza il colpo di grazia. Racconta con un certo distacco una vicenda che invece ancora oggi suscita polemiche e dibattiti.

La fotografia curata, le ricostruzioni meticolose e le ambientazioni anche troppo “cool” conferiscono alla pellicola uno stile patinato che non aiuta ad approfondire il tema. Assange e il suo sito hanno rivoluzionato il modo di fare informazione mettendo sotto gli occhi di tutti le potenzialità di internet e dei suoi utenti.

Condon sceglie la strada super partes inserendo più punti di vista: quello di Daniel Domscheit-berg, prima ammiratore, poi “socio”, ed infine critico di Assange; quello dei diplomatici statunitensi, il cui lavoro e i cui agenti vengono messi in pericolo dalle rilevazioni di WikiLeaks e quello dei giornalisti che riescono a confezionare articoli bomba. Chiaramente si tenta di snocciolare l’Assange pensiero, fondato sulla forte convinzione che l’informazione debba circolare in assoluta libertà, ma le varie posizioni rispetto al fulcro della trama non vengono approfondite, lasciando lo spettatore in balia della sensazione di essere al cospetto di un parto prematuro. Forse era troppo presto per fare un film su WikiLeaks.

“Il quinto potere” è un film interessante perché legato a un argomento attuale, che ha riempito le cronache degli ultimi anni, ma manca il taglio del regista, forse anch’egli ispiratosi ad Assange, che diffondeva informazioni senza alcuna modifica, verità nuda e cruda.

In conclusione Condon non ha la stessa convinzione del profeta del cyberspazio, il suo film poteva essere la ‘notizia’ dell’anno ma rimarrà un file criptato!

Riccardo Muzi

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