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Exodus: Dei e Re – Recensione

Exodus: la Bibbia secondo Ridley Scott

 

(Exodus: Gods and Kings) Regia: Ridley Scott – Cast: Christian Bale, Joel Edgerton, Aaron Paul, Sigourney Weaver, John Turturro – Genere: Drammatico, colore, 150 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: 20th Century Fox Data di uscita: 15 gennaio 2015.

exodus1Sono pochissimi i personaggi che a distanza di secoli riescono ancora a coinvolgere le società e a superare le differenze culturali del tempo che passa. Molti di questi vengono dalla Bibbia e, con gli anni abbiamo capito, che il cinema ama riadattarli. A distanza di un anno circa dall’arrivo sullo schermo del Noè di Darren Aronofsky (Noah), ecco sbarcare anche il Mosè del nuovo millennio.

A prendersi sulle spalle quest’onere e onore è l’acclamato Ridley Scott, che dedica “Exodus – Dei e Re”, al compianto fratello Tony. Quello che realizza è sicuramente il suo lavoro più riuscito da dieci anni a questa parte: puro intrattenimento e spettacolarizzazione. Certo, per uscire dalla sala soddisfatti e compiaciuti, bisogna entrarvi sapendo cosa si sta andando a vedere. O perlomeno, cosa non si sta andando a vedere. Non si sta andando a vedere “I dieci comandamenti”, dunque è inutile aspettare Charleton Heston: non arriverà. Ridley Scott è consapevole del suo cinema e non rinuncia a realizzare un film totalmente nelle sue corde, con un protagonista più vicino a Massimo de “Il Gladiatore” e Baliano de “Le Crociate” che al profeta biblico. Se il testo sacro ad ebrei e cattolici racconta di un uomo ateo, peccatore, spaventato, poco sicuro di sé, addirittura balbuziente; Ridley Scott affida al muscoloso e prestante Christian Bale il compito di vestire i panni di un Mosè integro, consapevole delle sue capacità e talmente sicuro dei suoi valori da confrontarsi con Dio da pari, senza provare dubbi o paure nemmeno di fronte alla rivelazione di dover recarsi in Egitto per salvare gli ebrei dalla schiavitù e guidarli fino alla Terra Promessa. Tutto ciò però non è un limite, bensì la trasposizione coerente della visione che Ridley Scott ha della figura di guida: una roccia, i cui ideali mai vengono meno.

Il regista sceglie di non lasciare che Dio si manifesti a Mosè soltanto attraverso il famoso rovo in fiamme. Egli prende le sembianze di un bambino durante tutto il percorso del film per comunicare con l’uomo che è nato per salvare il suo popolo. E il risultato non è affatto male: il contrasto tra una figura fragile e minuta e un potere inimmaginabile funziona, grazie anche alla scelta di un piccolo attore capace di un cipiglio che sa contrastare perfino un omone come Bale con credibilità.

Quando si tratta invece di portare sullo schermo le terribili piaghe che devastano l’Egitto, Scott riprende in mano la Bibbia e la studia con attenzione: è chiaro che la lunga scena che vede passare una a una tutte le dieci punizioni che Dio infligge al popolo che ha sottomesso gli ebrei sia forse la più riuscita. I punti di forza sono gli effetti speciali straordinari e lo stile realistico su cui si è deciso di puntare (in perfetta antitesi con l’impronta fantasy di “Noah”): non solo infatti ogni piaga è connessa alla precedente, ma vengono anche portate in scena nel modo più credibile possibile. Lo stesso vale, ad esempio, per l’attraversamento del Mar Rosso che avviene per un abbassamento delle maree.

“Exodus – Dei e Re” è certamente un film imperfetto: pesa la scrittura a otto mani che spesso rende la pellicola poco fluida; tanto quanto si avverte come uno spreco avere a disposizione un cast di grandi nomi (Sigourney Weaver, Ben Kignley, John Tururro) e non approfondire nessun personaggio oltre al protagonista. Persino Ramses è una macchietta, un personaggio irritante e sciocco, ben lontano dal faraone che dovrebbe tenere testa a Mosè. In definitiva però Ridley Scott si conferma un buon autore di pop-corn movie e sull’intrattenimento sa il fatto suo. Chi sarà in grado di immergersi e leggere tra le righe scoprirà anche qualche piacevole riflessione sul rapporto tra l’uomo e il divino.

Corinna Spirito

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