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Chloé Zhao: ecco chi è la regista di “Nomadland”

Chloé Zhao è un’artista innamorata del cinema in ogni suo aspetto: si dedica infatti con egual passione alla scrittura, al montaggio, alla regia e alla produzione.

Chloé Zhao: gli studi e i primi cortometraggi

Chloé Zhao bio

Chloé Zhao, all’anagrafe Zhao Ting, nasce a Pechino il 31 marzo del 1982, la mamma è un’infermiera e il padre dirige un’acciaieria. Affascinata fin da piccola della cultura occidentale, lascia giovanissima il suo paese per studiare a Londra e Los Angeles, laureandosi poi in Scienze Politiche all’università di Mounth Holyoke, in Massachusetts.

Dopo una parentesi lavorativa nel settore immobiliare, in quello pubblicitario, e un lavoro come barista, frequenta la Tisch School of the Arts di New York, preparandosi per una fiorente carriera cinematografica, che le regalerà nel 2020 il Leone d’Oro alla mostra cinematografica di Venezia per “Nomadland”.

Particolarmente attiva nel cinema americano indipendente, inizia la sua attività in un intervallo di tempo a cavallo tra il 2008 ed il 2011, realizzando diversi cortometraggi che scrive, dirige, monta e produce: “Post”, “The Atlas Mountains”, “Daughters” e “Benachin”, che la portano in vari festival.

La passione per il cinema indipendente e per gli attori non professionisti

Con “Songs My Brothers Taught Me” arriva nel 2015 il primo lungometraggio, anche questo scritto, montato e co-prodotto, presentato in concorso al Sundance Film Festival, e a Cannes nella Quinzaine Des Realisateurs. Il film, che ottiene anche una candidatura agli Indipendent Spirit Awards del 2016 come Miglior Film Esordiente, narra di due fratelli Lakota Sioux, che devono, loro malgrado, affrontare l’inaspettata morte del padre, il tutto ambientato in una riserva indiana del Sud Dakota.

Nel 2017 scrive, dirige e co-produce “The Rider – Il sogno di un cowboy”, la storia di un mandriano che, dopo un grave incidente che stava per porre fine alla sua vita ed ai rodei, riflette su quella che è stata la sua esistenza. La regista prende spunto dall’esperienza vissuta in prima persona da Brady Jandreau, un mandriano conosciuto durante le riprese della pellicola precedente, che ha scelto poi come protagonista del film, per interpretare questo se stesso romanzato.

L’uomo, come quasi tutto il resto del cast, è un attore non professionista, d’altronde anche nel lungometraggio d’esordio la regista aveva preferito avvalersi di molti interpreti alla prima esperienza. Il film, presentato al settantesimo Festival di Cannes, viene accolto con favore dalla critica e si guadagna quattro candidature agli indipendenti Spirit Awards.

“Nomadland”, il Leone d’oro e l’universo Marvel

Col 2020 arriva “Nomadland” e il Leone d’oro alla settantasettesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, che regala alla Zhao fama internazionale.

Il film, interpretato dalla bravissima Frances McDormand, è la trasposizione cinematografica del libro di Jessica Bruder ‘Nomadland – Un racconto d’inchiesta’, e narra della sessantenne Fern che, dopo aver perso lavoro e consorte, lascia il Nevada per attraversare col suo furgone, come una nomade, gli Stati Uniti occidentali. Il viaggio è denso di incontri e di riflessioni sulle convenzioni sociali che ci portiamo dentro. A dividere il set con la McDormand c’è David Strathairn.

Con il successo arriva anche il desiderio di nuove esperienze, così la cineasta abbandona momentaneamente il cinema indi per cimentarsi in un film di tutt’altro tenore, prodotto dalla Marvel, che ha come protagonisti un gruppo di supereroi detti ‘Eterni’. Il lungometraggio è previsto in sala nel 2021.

Maria Grazia Bosu

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