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Lina Wertmüller ci lascia a 93 anni

La signora alternativa del cinema italiana se n’è andata. A 93 anni si è spenta Lina Wertmüller, nella notte, a Roma, sua città natale.

Il cinema piange Lina[ Wertmüller

Lina Wertmüller morte

Nata nell’agosto del 1928, Lina Wertmüller ha diretto film ormai storici come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”, ‘Pasqualino Settebellezze’, “Mimì metallurgico”, che davvero hanno caratterizzato la storia della commedia all’italiana, con un successo che spesso ha travalicato, almeno negli anni 70, i confini nazionali.

Raccontava di sé aneddoti come quello di esser stata cacciata da undici scuole, a sottolineare il carattere deciso, fin da giovanissima, diceva anche che proprio il suo temperamento la fece diventare aderente al PSI con lo scopo di lottare per i diritti delle donne nel mondo del cinema.

Fu la prima donna ad ottenere una nomination come Migliore Regista ai tempi di “Pasqualino settebellezze” (1976) , col tempo ne totalizzò addirittura quattro, ma riceverà solo l’Oscar alla carriera nel 2020.

Gli esordi fortunati e il successo degli anni Settanta

Il debutto di Lina Wertmüller in un lungometraggio risale al 1963 con “I basilischi“, grazie al quale ottiene la Vela d’oro del Festival di Locarno. L’anno dopo, il sodalizio con Rita Pavone per “Il giornalino di Giamburrasca” ne fa d’un colpo una regista ricercata dai produttori. Nello stesso periodo incontra l’apprezzato scenografo teatrale Enrico Job con cui si sposerà e dividerà tutta la carriera artistica. Insieme adotteranno la figlia Maria Zulima.

Il suo primo grande successo risale al 1972, quando realizza “Mimì metallurgico ferito nell’onore“, in cui per la prima volta fa coppia artistica con il suo protagonista per eccellenza, Giancarlo Giannini. Il film viene presentato al presentato in concorso al 25º Festival di Cannes.

La sua passione per i titoli di lunghezza fluviale diventa in fretta un marchio di fabbrica, così come i vistosi occhiali bianchi, la battuta arguta, la simpatia vera.

Tra i lavori memorabili degli anni 70 ricordiamo “Film d’amore e d’anarchia – Ovvero Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973), “Tutto a posto e niente in ordine” (1974), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974) e “Pasqualino Settebellezze” (1975).

Successivamente vira verso un’accentuazione dei temi storici e politici che percorrono il momento. Meritano menzione: “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” (1978) e “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” (1986).

Gli anni Novanta

Dall’inizio degli anni ’90 conosce un nuovo successo scommettendo su attori che in un certo senso trasforma e reinventa secondo il suo gusto personale: con Sophia Loren per portare in tv un riuscito adattamento di “Sabato, domenica e lunedì” (1990) da Eduardo e con Paolo Villaggio per “Io speriamo che me la cavo” dal romanzo-verità di Marcello D’Orta. Popone un originale affresco storico con “Ferdinando e Carolina”, girando la pellicola nella Reggia di Caserta, e in altri luoghi che rievocano le corti borboniche del Settecento.

Col tempo verrà sempre più attratta dalla cultura napoletana tanto da meritarsi la cittadinanza onoraria di Napoli e da debuttare al Teatro San Carlo con una riuscita regia della “Carmen” di Bizet. Si cimenta anche in veste di doppiatrice per “Mulan” o come esponente del mondo politico imprenditoriale che conta in “Benvenuto Presidente” di Riccardo Milani.

La notizia della scomparsa di Lina Wertmüller è stata data dal sindaco di Roma, la camera ardente sarà allestita in campidoglio. Su twitter Roberto Gualtieri la ricorda come una grande regista che ha realizzato film densi d’ironia e intelligenza, e come la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia.

Davide Calzolari

09/12/2021

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