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Words and Pictures – Recensione

Parole e immagini al centro dell’ultimo lavoro di Fred Schepisi, una sfida virtuale tra i diversi modi di rivelare noi stessi

Regia: Fred Schepisi – Cast: Clive Owen,  Juliette Binoche, Keegan Connor Tracy, Bruce Davison, Adam DiMarco, Valerie Tian, Navid Negahban, Janet Kidder – Genere: Commedia sentimentale, colore, 116 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Adler Entertainment – Data di uscita: 13 novembre 2014.

words-and-picturesLe parole stanno alle immagini come le immagini stanno alle parole: è una proporzione che si chiude su se stessa quella con cui potremmo riassumere il film di Fred Schepisi, “Words and Pictures”.

Se dimostrare l’equivalenza tra i due termini risulta il fine dell’intera struttura narrativa, è su un asse dicotomico che il rapporto tra parole e immagini si sviluppa, un asse che pende continuamente da una parte e dall’altra lungo una significativo scontro frontale tra arte retorica e arti figurative.

Interpreti e guide degli schieramenti in “guerra”, due insegnanti di un college del New England: un professore di letteratura inglese, Jack Marcus (Clive Owen), e un’insegnante di pittura, Dina Delsanto (Juliette Binoche). Entrambi esibiscono un notevole talento nei rispettivi campi, che in passato è valso loro una certa notorietà, ormai in declino, per motivi differenti.

La sfida nasce da una provocazione reciproca, se l’uno giudica le parole come menzogne, l’altro relega le immagini ad una modalità espressiva limitata, insufficiente a trasmettere pienamente un messaggio.

Il gioco diventa competizione, che si trasforma, a sua volta, in una tenzone a tutto tondo, finendo per coinvolgere i protagonisti nelle loro vite private e riversandosi nelle frustrazioni che li riguardano da vicino.

A questo punto il film incontra l’intreccio: le vicende interpersonali dei due insegnanti si trasformano quasi in metafora di questa opposizione centrale della storia, trasponendola su un piano sentimentale e romantico. Non possiamo infatti che definire la pellicola una commedia romantica, che comunica continuamente lo sforzo (ben ripagato) di commuovere lo spettatore senza mai tenere il sorriso troppo distante.

Ma questo film è molte altre cose: è metaletteratura, e arte che parla di arte, cliché che trattano cliché. Cosa c’è in fondo di più scontato di un professore appassionato di letteratura, che dopo aver perso tutta la sua vena creativa, si da all’alcol; se non una donna, che affetta da una grave malattia degenerativa, si chiude in un guscio ruvido e impenetrabile, per poi sciogliersi come neve al sole?

Resta comunque lodevole l’intento, interno ed esterno al film, di promuovere con sollecitudine un ritorno alla riflessione, provando a erodere gli stereotipi che affollano la società dei nostri giorni. Dall’accusa diretta ai giovani, che troppo presi dai nuovi mezzi di comunicazione, sono come atrofizzati e restii all’immaginazione, fino ad un esplicito invito a superare i propri limiti, varcando le limitazioni che vengono da noi stessi e dagli altri.

Bisogna, insomma, rivelare noi stessi, qualunque sia il veicolo comunicativo che riteniamo migliore.

“Words and Pictures” presentato al Festival di Toronto 2014 e ben accolto da critica e pubblico, è una prova importante per il regista di “6 gradi di separazione” e “Vizio di famiglia”, Fred Schepisi, che ha diretto con maestria il soggetto dello scrittore Gerald DiPego.

I lunghi dialoghi e gli sproloqui, per così dire, del Professor Jack Marcus, sono integrati lungo tutto il film senza mai portare a noia lo spettatore, piuttosto divertito dai giochi di parole e le battute carismatiche di entrambi i protagonisti, in definitiva nota di merito e demerito dell’opera: applica un velo di artificiosità i botta e risposta che si avvicendano prontamente mostrando così visibilmente il copione dietro la voce.

Francesca Spasiano

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