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Vergine giurata – Recensione

Un protagonista ambiguo attraverso il quale vivere tanto la differenza tra maschile e femminile quanto lo scontro tra tradizione e modernità

Regia: Laura Bispuri – Cast: Alba Rohrwacher, Flonja Kodheli, Lars Eidinger, Luan Jaha, Bruno Shllaku – Genere: drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, Albania, Svizzera, Albania, Germania, Kosovo, 2015. – Distribuzione: Cinecittà Luce – Data di uscita: 19 marzo 2015.

vergine-giurataIn Albania una vergine giurata è una donna che, appellandosi alla legge arcaica del Kanun, giura di mantenere la sua verginità acquisendo gli stessi diritti di un uomo, che altrimenti le sarebbero preclusi. Per poter parlare, scegliere, bere, fumare, imbracciare un fucile e in generale agire liberamente come un uomo, una donna albanese deve rinunciare alla sua identità.

Questo è esattamente ciò che capita a Hana – la protagonista di questo film ispirato all’omonimo romanzo di Elvira Dones – che già da ragazzina si dimostra insofferente di fronte a tutte le restrizioni alle quali nel suo paese è soggetto il suo genere, portando suo zio a convincersi che l’unica strada possibile per lei sia quella del suddetto giuramento. Rinunciando alla sua identità femminile Hana diventerà dunque Mark.

Incontrariamo Hana/Mark in un momento della sua vita in cui, fatta ormai da tempo la sua scelta radicale, il peso delle conseguenze di quest’ultima comincia ad essere insostenibile: essere una vergine giurata significa infatti vivere in un isolamento assoluto, per la micro-società del suo paesino albanese non essere un uomo, una donna o un animale significa essere press’a poco nulla. La protagonista deciderà dunque di partire verso l’Italia, forse con la speranza di tornare ad essere qualcosa.

Il percorso individuale che la regista Laura Bispuri vuole raccontare, insinuandosi tra i diversi livelli di ambiguità che abitano la protagonista, oltre a essere, come lei stessa dichiara, ‘una metafora del rapporto tra libertà femminile e mondo’, può costituirsi come un ponte tra diverse culture, diversi paesi e, soprattutto, diverse epoche: mentre si sentiranno stridere la fretta e i rumori della moderna metropoli contro la quiete e il silenzio dell’antico paesino montano, emergerà anche una certa fiducia nei tempi moderni, nella loro natura caotica che proprio mentre esaspera si compone di un ampio spettro di sfumature di grigio, concedendo anche a chi non è né bianco né nero di essere qualcosa.

Claudio Di Paola

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