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Unsane (2018)

Recensione

Unsane – Recensione: un thriller di Steven Soderbergh, girato tutto con le nuove tecnologie

Unsane scena film

Sawyer Valentini/Claire Foy è una giovane donna in fuga da Boston dopo esser stata stalkerata da un uomo. Si è rifatta una vita ma soffre ancora di sindrome post traumatica. Il suo chiedere aiuto a una psicologa in una clinica diventerà l’inizio di un viaggio infernale verso la follia.

Unsane: un film drammatico che gioca magistralmente sulla dicotomia sogno/realtà

Soderbergh aveva dichiarato di aver chiuso con il cinema un paio di anni fa e invece stupisce piacevolmente tutti i suoi fan con un nuovo film. In “Unsane” riprende alcuni dei suoi attori feticcio tra cui Matt Demon, anche se solo in un in piccolo ruolo. Il regista aggiunge a questo mix la talentuosa Claire Foy, già Elisabetta II nella serie Netflix “The Crown” e gira il tutto con le tecnologie innovative dell’Apple.

Con l’aiuto di queste tecnologie lo spettatore riesce letteralmente a entrare nella vita non facile di Sawyer, vista attraverso le immagini deformate ad arte, girate con un iPhone 7 plus. La protagonista resta chiusa in una specie di ospedale psichiatrico per lucrare sulla sua assicurazione e ci trova il suo persecutore David Strine/Joshua Leonard sotto falsa identità.

Il regista è bravissimo nel confondere la realtà con la fantasia malata della donna. La verità è svelata in una scena chiave dell’opera che vede i due chiusi in una stanza blue tutta imbottita.

Unsane: il film permeato da una dimensione claustrofobica in cui si resta invischiati

Al centro del film c’è la sindrome del Gaslithing, che induce qualcuno a credersi pazzo, nata sull’onda di un’opera teatrale americana del 1938, ripresa nel 1940 in “Angoscia” di Cukor.

Bisogna dire che, la prima parte della narrazione vola alto e culmina nel confronto angoscioso tra la vittima e il suo carnefice. Meno riuscito, forse, il finale, che ricorda “Mysery non deve morire” di Rob Reiner. Le immagini della clinica, prese dall’alto con un drone, fanno pensare alla situazione claustrofobica di “Shutter Island” di Scorsese.

Del resto, il regista s’ispira a diversi film, compreso “Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams con la Taylor. Tutti i personaggi, compresi quelli apparentemente minori hanno il loro posto. Sono perfettamente inseriti nel plot anche i compagni di sventura Violet (Juno Temple) e Nate Hoffman (Jay Pharoah), oltre alla madre Angela (Amy Irving). Ottimi i due interpreti principali, che recitano all’unisono.

Con “Unsane”, in conclusione, non si può che dire “Bentornato Mr. Soderbergh”!

Ivana Faranda

Trama

  • Titolo originale: Unsane
  • Regia: Steven Soderbergh
  • Cast: Claire Foy, Juno Temple, Joshua Leonard, Aimee Mullins, Amy Irving, Jay Pharoah
  • Genere: Thriller, colore
  • Durata: 98 minuti
  • Produzione: USA, 2018
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 5 luglio

Unsane loc

Steven Soderbergh (“Magic Mike“, “Logan Lucky“) torna con un thriller psicologico interamente girato con un iPhone. “Unsane” è stato presentato in anteprima mondiale fuori concorso al Festival di Berlino 2018.

Claire Foy è Sawyer Valentini, una giovane donna che decide di abbandonare la sua città natale, Boston, perché vittima di stalking. La protagonista va in Pennsylvania dove tenta di rifarsi una nuova vita. Il nuovo lavoro non si rivela essere la grande opportunità che credeva e i suoi fantasmi continuano a perseguitarla, non facendola sentire al sicuro. Decide così di rivolgersi a uno psichiatra ma viene costretta ad una permanenza forzata presso l’Highland Creek Behavioral Center. Qui, si trova a dover affrontare la sua più grande paura: quello che accade è reale o è frutto della sua mente?

Unsane è un thriller che si sofferma sulla percezione della realtà da parte dell’essere umano, l’istinto di sopravvivenza e il sistema che dovrebbe prendersi cura di ogni malato.

“Unsane”: thriller psicologico

Steven Soderbergh dopo “Ocean’s Thirteen” (2007) e “Magic Mike” (2012),  torna con un thriller psicologico incentrato sulla figura femminile e sull’insanità mentale. Il regista ci spiega: “Il semplice fatto di avere una donna protagonista rende qualsiasi storia più drammatica, loro hanno ostacoli da superare che non hanno gli uomini”. La pellicola è estremamente attuale, racconta ciò che accade a molte donne vittime di stalking.

La vincitrice di un Golden Globe per la sua interpretazione di Queen Elizabeth II nella serie televisiva targata Netflix “The Crown” ci fa penetrare nella psicologia di Sawyer Valentini, che appare traumatizzata in modo irreversibile. L’utilizzo di uno smartphone per le riprese contribuisce in maniera distintiva a inquadrature piccole e stette provocando un senso di claustrofobia.

Trailer

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