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Troppo amici – Recensione

Genitori, figli, suoceri, cognati e parenti: una commedia brillante che racconta uno spaccato della realtà di ognuno di noi

(Tellement proches) Regia: Eric Toledano, Olivier Nakache – Cast: Omar Sy, Vincent Elbaz, Isabelle Carré, François-Xavier Demaison, Audrey Dana, Josephine De Meaux, Jean Benguingui – Genere: Commedia, colore, 102 minuti – Produzione: Francia, 2009 – Distribuzione: Moviemax – Data di uscita: 6 dicembre 2012.

troppoamiciUna giornata di shopping da Ikea apre il film di Eric Toledano e Olivier Nakache, e già dalle primissime scene sono chiari i fulcri salienti della storia: un bambino decisamente esagitato, una madre oberata che cerca di stare dietro ai figli, e un marito distratto intento a mangiare di nascosto caramelle.

“Troppo amici” racconta di una famiglia disfunzionale che fa della sua stranezza anche il suo punto di forza.

I registi vogliono mostrare nel modo più vivace possibile le vicende di tre fratelli molto uniti tra loro, due nuclei familiari, e uno che spera ossessivamente di crearsi. Motore di quasi tutte le azione del film è Lucien, un bambino che presenta degli evidenti problemi comportamentali, sintomo delle tensioni crescenti tra i genitori.

Il personaggio attraverso cui si guarda l’intera vicenda è invece Alain, che eternamente disoccupato si crogiola nel ricordo di quando era capo animatore nei villaggi club med, non riesce a prendere nulla sul serio, nonostante le continue esortazioni della moglie, e sembra che non ci sia cosa che odi di più dell’attaccamento di quest’ultima alla sua famiglia, “come le cozze a uno scoglio” ripete sempre. Ma d’altra parte adora suo figlio e per lui farebbe di tutto.

Ogni singolo momento del film, che conquista lo spettatore fin dal principio, è riempito di nuove dinamiche, e situazioni, a volte improbabili, ma che non risultano mai forzate perché trattate sempre con un sottile senso dell’umorismo. I toni sono lievi e anche le scene più strampalate non vengono mai recepite troppo sopra le righe. Oltre al tema della famiglia, di contorno, viene introdotta la questione razziale, vista anche questa in modo affatto pesante, ma anzi con il giusto pizzico di ironia.

L’atmosfera è calda, colorata e il ritmo incalzante non lascia spazio a vuoti.

I registi riescono a far innamorare dei personaggi, persino di quelli secondari, questo grazie a dialoghi brillanti e per niente scontati.

È un film che potrebbe avere in sé una funzione didattica, ma in realtà non ha la presunzione di insegnare niente, ma semplicemente divertire. Per questo risulta estremamente piacevole, oltre che delicato e leggero.

Paola Rulli

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