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The Uninvited – Recensione

Una pellicola a cavallo tra l’horror e il thriller, un viaggio nella labirintica psiche di una donna sconvolta dalla morte della madre

Regia: Charles Guard, Thomas Guard – Cast: Elizabeth Banks, Arielle Kebbel, Emily Browning, David Strathairn – Genere: Thriller, colore, 87 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: Universal Picutures – Data di uscita: 29 maggio 2009.

theuninvited“The Uninvited” (2009) è un thriller dai sapori horror, nuova creazione dei fratelli Guard. La giovane Anna, interpretata da Emily Browning (“Lemony Snicket”) è stata appena dimessa dall’istituto psichiatrico dove è stata ricoverata in seguito alla morte prematura della madre ammalata. Tornata a casa da suo padre, Steven, David Strathairn (“The Bourne Ultimatum”) e da sua sorella Alex, Arielle Kebbel (“The Grudge 2”) si rende conto con fastidio che il padre ha intrapreso una relazione con l’ex infermiera della madre, Rachel, Elizabeth Banks (“Spider Man 3”) la quale vive ormai in casa con loro.

Da quando mette piede nella sua vecchia casa, quasi unica location del film, i suoi soliti incubi che nascondono i rimossi della sua mente si uniscono ai ricordi e soprattutto a delle vere e proprie apparizioni che la portano a indagare, affiancata dalla sorella, sulle circostanze della morte della madre e che la inducono a pensare che proprio Rachel nasconda qualcosa e sia la causa di tutto. Come in “The Ring” anche in “The Uninvited” la suspense e le immagini a forte impatto visivo ed emotivo dominano e caricano il pubblico e la protagonista di un’angoscia sottile e pervasiva. L’elemento più interessante è costituito dalle implicazioni psicanalitiche – i sogni, l’ombra della psicosi e le fantasie della protagonista – che, unite alle spaventose apparizioni, in un cerchio stretto tra realtà e immaginazione, arricchiscono la narrazione fino alla risoluzione finale.

Il film scorre lentamente, mentre i dettagli della storia si arricchiscono ed accelerano con forza negli ultimi minuti con chiusura a sorpresa. Una di quelle pellicole che sul finale ti costringono a ricapitolare tutto per trovare quel filo della storia sempre presente, ma reso appositamente sfuggevole, e che ti fanno veramente comprendere ogni tassello solamente nella cornice della risoluzione finale. E così il cerchio si chiude facendoci cadere paurosamente in una realtà che si nutre di immaginazione, racconti e fantasie riuscendo a rendersi più spaventosa di qualsiasi orrorifica apparizione.

Alice Rinaldi

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