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The Last Song – Recensione

Un drammone mal interpretato e poco convincente

Regia: Julia Anne Robinson – Cast: Miley Cyrus, Liam Hemsworth, Greg Kinnear, Bobby Coleman, Kelly Preston, Nick Searcy – Genere: Drammatico, colore, 107 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia – Data di uscita: 30 aprile 2010.

the-last-song“The Last Song”, tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks, già aduso alla trasposizione cinematografica delle sue opere come “I passi dell’amore” e “Le pagine della nostra vita”, non regge la sfida dei suoi predecessori, ovvero quella di perpetuare visivamente i sentimenti trascritti sulla carta e racchiusi nell’inchiostro dei libri dello scrittore americano. La colpa non è imputabile alla regista, Julie Anne Robinson, che intervalla sapientemente primi piani degli attori, visioni in prospettiva dei particolari fino a lunghi campi dell’Oceano che lambisce la piccola città in cui la storia ha luogo.

La tensione emotiva risulta inevitabilmente nulla, nonostante la trama dalle tinte drammatiche, a causa della deprimente, e poco coinvolgente, recitazione di Miley Cyrus, che nel film veste i panni di Ronnie Miller, costretta a passare insieme al fratello più piccolo (uno straordinario Bobby Coleman), l’estate nella casa in riva al mare dove il padre, Steve Miller (Greg Kinnear), si è trasferito in seguito al divorzio. Ronnie imparerà a conoscere Steve, con il quale ricostruirà un rapporto andato ormai perduto, e incontrerà l’amore, quello di Will Blakelee (Liam Hemsworth, fidanzato anche nella vita reale con la Cyrus).

Il film, prodotto dalla Disney, ruota intorno alla giovane attrice, in grado con le sue doti mediatiche di attirare al cinema grandi folle di fan di “Hannah Montana”, ma decisamente incapace di abbandonare i panni del personaggio che l’ha resa famosa di cui conserva gelosamente, e stupidamente, ogni singola espressione facciale, poco consona al ruolo drammatico che dovrebbe ricoprire nel film.

Il resto del cast è un contorno atto ad insaporire l’insipida performance della protagonista. Degna di nota non solo è la recitazione nel ruolo di Steve Miller del candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista in “As Good as It Gets” (1997) Greg Kinnear, in grado di trasmettere vere emozioni anche solo con lo sguardo, ma anche del dodicenne Bobby Coleman, che nel film interpreta il fratello minore di Ronnie Miller, qualitativamente più espressivo e comunicativo dell’apatica e stereotipata Cyrus, che riesce a riprendersi lievemente solo nel finale.

Nel complesso un film romantico e realistico che spinge a riflettere sui rapporti umani della vita di ogni giorno, ma che stenta a decollare a causa dell’inespressività e della fastidiosa interpretazione della sua protagonista.

Eva Carducci

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