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The Counselor – Il procuratore – Recensione

Ridley Scott torna sul grande schermo con un film cupo, cinico, solo a tratti affascinante, che si avvale della sceneggiatura di Cormac McCarthy

(The Counselor) Regia: Ridley Scott – Cast: Michael Fassbender, Brad Pitt, Javier Bardem, Penelope Cruz, Cameron Diaz – Genere: Drammatico, colore, 111 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 16 gennaio 2014.

ilprocuratore“The Counselor – Il procuratore” nasce dall’unione di due menti prestigiose, come quella di Ridley Scott, visto per l’ultima volta al cinema con il fantascientifico “Prometheus”, e il Premio Pulitzer Cormac McCarthy, alla sua prima sceneggiatura originale.

L’operazione porta più la cifra stilistica e contenutistica dello scrittore che del regista, in quanto la trama perde di senso di fronte alla simbolicità e complessità dei dialoghi tra i protagonisti, inscritti in un universo cinico e oscuro, che ricorda le atmosfere delle opere dell’autore. Cormac McCarthy d’altronde ha dimostrato da tempo di avere un certo affiatamento con il cinema, dato il successo di adattamenti come “The Road” o “Non è un paese per vecchi”.

“The Counselor – Il procuratore” affronta la storia di un avvocato (Michael Fassbender), mai chiamato per nome, che decide di mettersi in affari con Reiner (Javier Bardem), un losco trafficante soggiogato dalla sua compagna, Malkina (Cameron Diaz). Nonostante l’uomo abbia la felicità a portata di mano, grazie anche alla sua fidanzata (Penelope Cruz), si troverà a dover fare i conti con un colpo legato al traffico di droga, che gli costerà caro.

Nonostante la pellicola affronti un tema che si presta a una messa in scena più adrenalinica e coinvolgente, nessuna scena raggiunge un tasso d’azione sufficiente a incollare lo spettatore allo schermo. Sebbene nella prima parte questo aspetto possa disorientare e anche annoiare, risulta poi subito chiaro che l’intento del film è ben altro. Il regista e lo sceneggiatore sembrano voler far riflettere sulla crudeltà di una certa fetta di umanità che potrebbe prevalere in futuro. I dialoghi, tra il filosofico e il surreale, sembrano costituire un monito: l’uomo ingenuo soccombe di fronte al cinismo e all’avidità di una mente criminale navigata. La realtà è violenza, morte priva di valore e sete di potere; non riconoscere questo assioma o pensare di poterlo far proprio senza convinzione, ma solo con furbizia, non è possibile.

L’affare al quale l’avvocato partecipa rimane sullo sfondo, schiacciato dalle considerazioni paradossali e anche ironiche dei criminali che girano intorno al protagonista, mettendolo in guardia sulle conseguenze di un suo cedimento al lato oscuro. In realtà la vicenda di fondo rimane un po’ confusa e questo appesantisce la pellicola, che avrebbe potuto dosare meglio morale e suspense.

Le atmosfere, tipiche di una certa America di periferia, desolata e violenta, ricordano i grandi lavori di Cormac McCarthy, soprattutto “Non è un paese per vecchi”, cui il richiamo è d’obbligo. Anche le considerazioni di fondo poi sono catastrofiche e angoscianti; un’estremizzazione di questo aspetto della scrittura dell’autore americano si vede in “The Road”, che riprende le sue paure e le proietta in un futuro di distruzione dell’umanità senza speranza. I mali presenti in “The Counselor – Il procuratore” potrebbero acuirsi fino a portare a una situazione simile a quella descritta nel libro che gli valse il Pulitzer, da cui discende il film di John Hillcoat.

La scelta di un cast stellare aiuta un film che altrimenti soccomberebbe sotto il peso di dialoghi al di sopra delle righe o di situazioni paradossali al limite del ridicolo. Molte scene corrono sul filo, ma la maestria di Michael Fassbender, Javier Bardem o Cameron Diaz contribuisce a rendere più credibile l’intento di fondo. Rimane impresso soprattutto il bizzarro personaggio di Javier Bardem, un po’ per la pettinatura, un po’ per il sarcasmo sottile e spaccone, tipico di criminali arricchiti senza arte né parte. L’altra figura vincente, seppur leggermente caricaturale, è quella di Cameron Diaz, spietata e affascinante più che mai, resa simile al ghepardo (suo animale da compagnia nel film) grazie un trucco molto convincente e a movenze felpate. La caratterizzazione forte di Malkina schiaccia la presenza di un’altra grande interprete femminile come Penelope Cruz, relegata al ruolo di fidanzatina ignara dei loschi traffici del compagno. Michael Fassbender sconta la stolida ingenuità del suo personaggio, incapace di compiere scelte sensate, perché privo di una morale, qualunque essa sia.

Se la miscela tra il tocco del regista, più votato al kolossal, e quella dello scrittore fosse stata più omogenea, “The Counselor – Il procuratore” ne avrebbe giovato. L’originalità dell’operazione è comunque innegabile.

Irene Armaro

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