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St. Vincent – Recensione

Bill Murray santo subito!

Regia: Theodore Melfi – Cast: Melissa McCarthy, Naomi Watts, Bill Murray, Chris O’Dowd, Terrence Howard, Nate Corddry, Scott Adsit, Kimberly Quinn, Katharina Damm, Alyssa Ruland, Alexandra Fong, Greta Lee, Dario Barosso, Jaeden Lieberher, Parker Fong, James Andrew O’Connor, Jaime Tirelli, Joseph Basile, Ray Iannicelli, Melissa Greenspan, Casey Roberts, Gabe Hernandez, David Iacono – Genere: Commedia, colore – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 18 dicembre 2014.

st-vincentSe sei una mamma divorziata che lavora a tempo pieno e ti sei appena trasferita in un’altra città, non hai altra scelta che lasciare tuo figlio dodicenne dal vicino di casa. Così Maggie si vedrà costretta ad assumere come babysitter uno scorbutico pensionato che si barcamena tra debiti, scommesse e passione per l’alcol. Tra l’imberbe Oliver e l’attempato Vincent nasce un’insolita amicizia che gioverà ad entrambi. Solo la mente, poderosa e incondizionata, di un ragazzino potrà scorgere in uomo così negativo il germe della santità.

La storia del burbero buono è un orecchiabilissimo refrain che dopo innumerevoli ascolti corre il rischio di diventare insopportabile. Theodore Melfi, al suo esordio come regista cinematografico, sceglie come scenario del suo racconto un canovaccio non particolarmente innovativo ma riesce a smarcarsi, quasi sempre, dalle pastoie del luogo comune.

“St. Vincent” è una commedia piacevole le cui fondamenta poggiano sui rapporti umani. Sono  presenti evidentemente anche i buoni sentimenti e forse anche del buonismo, ma gli scoppiettanti duetti tra i protagonisti prendono il sopravvento quando il rischio di scadere nel retorico è altissimo.

Bill Murray e il giovanissimo Jaeden Lieberher si rubano la scena a vicenda in un crescendo di pezzi di bravura. L’evoluzione del loro rapporto non è ordinaria: grazie a Vincent, Oliver conoscerà situazioni e luoghi non proprio alla portata di un bambino e avrà la possibilità di scoprire cosa di cela nell’animo del suo improbabile babysitter.

Non si riuscirà a capire fino in fondo chi dei due trae più beneficio da questo atipica relazione. Il bambino diventerà più adulto o sarà l’anziano che, malgrado l’incancrenirsi dei suoi difetti migliorerà se stesso? E’ un quesito che rimbomba fortemente e dal quale sgorga la vis comica della pellicola e la credibilità della narrazione. Il riverbero di questo enorme punto interrogativo colpisce anche i personaggi di contorno rendendoli in alcuni momenti necessari ed amabili.

Divertimento, risate e commozione è la triade emozionale che contraddistingue “St. Vincent” che non colpisce per originalità ma per la sua piacevole esposizione delle umane contraddizioni.

Riccardo Muzi

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