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Sembra mio figlio (2018)

Recensione

Sembra mio figlio – Recensione: un film lento e drammatico per raccontare la storia del popolo degli Hazara

iMMAGINI SEMBRA MIO FIGLIO“Sembra mio figlio” è una storia drammatica girata tra l’Europa e il Medio Oriente, che racconta, attraverso il viaggio disperato di un profugo afgano appartenente all’etnia Hazara, il dramma del genocidio vissuto da questa popolazione negli anni ’90 e l’eterna guerra per la sopravvivenza combattuta nella zona tra Iran, Afghanistan e Pakistan.

Ismail è solo un bambino quando è costretto a trasferirsi in Europa con il fratello Hassan per scappare alle persecuzioni razziali verso la sua minoranza etnica. Cresciuto con i valori occidentali, Ismail ha perso totalmente i rapporti con la sua famiglia e con il suo paese, finché un giorno incominciano ad arrivare inquietanti telefonate da membri della sua comunità di origine. In queste telefonate l’uomo si mette in contatto con la madre che non vede da anni e di cui non si ricorda neanche il volto. Lo stesso vale per la donna che nonostante non abbia mai perso la speranza di incontrare nuovamente i suoi figli, si è completamente dimenticata della loro immagine. Ismail decide così di partire per l’Afghanistan in cerca della sua presunta madre.

La pellicola è lunga, sono pochi i dialoghi fra i protagonisti della storia e questi sono stati volutamente lasciati in lingua originale. “Sembra mio figlio” è un lungometraggio in cui sono i silenzi la vera forza drammaturgica del racconto.

Il film inizia lentamente per poi scoppiare da metà in poi, attraverso le commuoventi scene di morte e desolazione girate al confine tra Afghanistan e Iran, nel quale emerge con forza il dramma della guerra.

Il popolo degli Hazara è il tema centrale di “Sembra mio figlio”. Si tratta di una minoranza etnica che negli anni ’90 ha subito un persecuzione razziale da gruppi terroristici Sunniti. Durante quegli anni gli uomini e le donne appartenenti a questa etnia hanno cercato rifugio in molti paesi, prevalentemente in Pakistan e Iran, dove tutt’oggi vivono relegati in zone circoscritte.

I più fortunati, come racconta la pellicola, sono riusciti ad arrivare in Europa ed a rifarsi una vita. “Sembra mio figlio” ha chiaramente insito in sé un intento morale e di denuncia di eventi storici, di cui se ne sa tutt’oggi troppo poco.

Attraverso i volti dei protagonisti di questo lungometraggio la regista italiana Costanza Quattriglio, mette in scena una pellicola a tratti documentaristica in cui emerge tutta la fragilità e la cattiveria di cui è capace la civiltà umana.

Sembra mio figlio: tutte le madri possibili

Immagini del film "Sembra mio figlio"Immaginate di essere stati sottratti dalla vostra famiglia da piccoli, è un pensiero che nessuna persona occidentale odierna si sognerebbe mai di fare. Eppure è questo quello che hanno realmente vissuto il protagonista del film e suo fratello.

“Sembra mio figlio” è anche un racconto sulla ricerca delle proprie origini. Ismail (Basir Ahng) è un uomo che nonostante sia riuscito a lasciarsi alle spalle il suo tragico passato, decide di andare incontro al destino della sua famiglia facendo i conti con l’inesattezza della guerra e con la storia del suo popolo.

Alla ricerca di una madre senza volto, l’uomo di origine Hazara ripercorre i luoghi in cui ha avuto luogo il dramma e nel suo percorso sono i volti degli sconosciuti che incontra sul suo cammino a far riemergere in lui la voglia di non arrendersi e di lottare.

Un particolare merito va agli attori di questo film che sono quasi tutti non professionisti e lontani dal mondo del cinema e dello spettacolo, per l’intensa interpretazione.

“Sembra mio figlio” è un film di difficile interpretazione e alcune scene sono volutamente pesanti e lunghe; ma lascia, una volta riaccese le luci della sala, un senso di appagamento generale e soprattutto una voglia di conoscere maggiormente una parte di storia che non si studia certo sui libri di scuola.

“Sembra mio figlio” proprio per il suo grande impatto emotivo e il suo dichiarato intento di denuncia storica, ha ricevuto il sostegno e l’approvazione di importanti associazioni umanitarie e ONG, tra cui Amnesty international e l’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR).

Chiara Broglietti

Trama

  • Regia: Costanza Quatriglio
  • Cast:  Tihana Lazovic, Basir Ahnang, Dawood Yousefi
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 103 minuti
  • Produzione: Italia, Belgio, Croazia, Iran, 2018
  • Distribuzione: Ascent Film
  • Data di uscita: 20 Settembre 2018

Sembra mio figlio poster“Sembra mio Figlio” è una pellicola drammatica diretta da Costanza Quatriglio, presentato Fuori Concorso al Festival di Locarno 2018, che mette in scena la storia di una madre e i suoi figli in un continuo viaggio tra Oriente e Occidente, per perdersi e poi ritrovarsi.

Sembra mio figlio: il destino di una famiglia

Costanza Quatriglio con “Sembra mio figlio” porta sul grande schermo la storia di Ismail che, fuggito dalle persecuzioni in Afghanistan quando era solo un bambino, vive in Italia insieme al fratello Hassan.

L’esistenza del protagonista cambia quando scopre che sua madre, che non ha mai smesso di aspettare notizie dei suoi figli, è ancora viva. Oggi, dopo molti anni, lei non lo riconosce.

Ismail, dopo varie telefonate inquiete, viene catapultato nel destino della sua famiglia e del suo paese, trovandosi a fare i conti con l’assurdità della guerra e con la storia del suo popolo, il popolo Hazara.

Costanza Quatriglio è una regista italiana, che ha esordito con “L’isola” nel 2003, presentato al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e che ha vinto il Nastro d’Argento per la Miglior Colonna Sonora Originale del trombettista jazz Paolo Fresu.

Ha diretto anche diversi documentari. Nel 2006 ha presentato “Il mondo addosso” alla prima edizione della Festa del Cinema di Roma. Nel 2009 il suo “Il mio cuore in mano”, sulla cantante italiana Nada Malanima, è stato proiettato al Festival di Locarno come Evento Speciale.

Nel 2012 si è aggiudicata il Premio Civitas Vitae alla Mostra di Venezia con il documentario “Terramatta”, che ha anche ottenuto il Premio come Miglior Film Documentario al Festival del Cinema Italiano di Madrid.

 

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