Eco Del Cinema

Roma Termini – Recensione

Un ritratto senza filtri degli invisibili di Roma

Regia: Bartolomeo Pampaloni – Genere: Documentario, colore, 79 minuti – Produzione: Italia, 2014.

roma-terminiStazione Termini a Roma è il non luogo per eccellenza. La gente passa di corsa per prendere un treno o ci arriva dopo un lungo viaggio. Ma basta guardare bene per capire che quel posto è abitato da fantasmi che non hanno più una vera vita. Il giovane regista Bartolomeo Pampaloni ha raccontato questi esseri quasi invisibili con la sua videocamera nel suo documentario “Roma Termini”, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma.

Non c’è sceneggiatura, c’è solo, e non è poco, una grande umanità. In oggettiva, con un’abbondanza di primissimi piano sgranati entriamo nella vita di Luca, Stefano, Antonio, Angelo e Gianluca. Ma non contano i loro nomi ma le loro storie. Tutti loro si raccontano al regista nella loro vera anima senza maschere. E se Antonio, abbandonato dalla famiglia, si vuole suicidare, Stefano con due figli e una dipendenza da alcool e metadone ancora crede all’amore. Le loro giornate vanno avanti così, tra un taglio di capelli dal barbiere in mezzo alla strada alla ricerca di un posto per dormire per la notte.

Come ha detto il giovane regista, queste persone sono a Roma ma potrebbero essere in qualsiasi grande metropoli del mondo. Vivono sulla strada per un trauma che ha distrutto la loro esistenza prima normale. Sono come gli “oggetti smarriti”, già raccontati da Bertolucci, e vivono circondati da immagini in grandezza abnorme di modelle in lingerie di H&M.

Nel film, ai racconti in prima persona dei vari soggetti, si alternano belle immagini di gente di corsa, trattate con effetti speciali, che li fanno sembrare dei fantasmi. Mentre nell’ottica della negazione invece, è vero Luca, il ladro sardo che non vuole perdere la sua dignità, al contrario di Stefano, che vive chiedendo soldi a tutti ma che cerca anche di aiutare il suo amico Antonio.

Il documentario di Pampaloni è un ritratto pieno di umanità, di un’umanità che per i più non esiste. Ottimo il montaggio fatto da Eliott Maintigneux, che è il coregista e bella la colonna sonora di Zeno Gabaglio. La crew è formata tutta da giovanissimi, che hanno portato a termine una pellicola assolutamente da non perdere. Un film che meriterebbe un premio al Festival Internazionale del Film di Roma per la sua regia asciutta nella sua semplicità.

Ivana Faranda

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